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Superbollo: che fine ha fatto la riforma del governo?

Che sull’abolizione del superbollo la partita sarebbe stata lunga e dura si è sempre saputo. Se n’è avuta la prova la scorsa estate, durante l’esame parlamentare del disegno di legge delega fiscale, in cui il riferimento all’addizionale erariale sulle cosiddette auto potenti, ossia quelle con più di 185 kW – assente dal testo presentato dal governo e firmato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – fu introdotto alla Camera con un emendamento molto più sfumato rispetto a quello che avrebbero voluto i deputati della Lega, determinati a prevederne esplicitamente la soppressione.

Un problema politico e finanziario. Se ne ha la riprova in queste settimane, in cui il governo è alle prese con l’attuazione di quella delega, ossia con la stesura dei decreti legislativi che daranno corpo alle indicazioni arrivate dal parlamento, e su cui non pare ancora esserci una quadratura, come si dice in questi casi. Sul superbollo il problema è soprattutto finanziario (bisogna trovare i soldi per compensare gli oltre cento milioni di euro all’anno di mancato gettito della tassa), ma anche politico. Come dimostra la legge di bilancio, in questo momento i soldi sono pochi e le priorità del governo sono altre. Oltretutto, nel programma del centrodestra – presentato ai cittadini nelle settimane antecedenti le elezioni del 25 settembre 2022 – si parlava, genericamente, di “abolizione dei micro tributi che comportano eccessivi oneri di gestione per lo Stato”, non di abolizione del superbollo, che non è tecnicamente definibile “microtributo”.

La riforma non è scontata. Insomma, la soppressione non è scontata e, comunque, potrebbe non essere rapida. Vediamo perché partendo proprio dal testo della legge con cui lo scorso agosto il parlamento ha delegato il governo a riordinare le “tasse automobilistiche … valutando l’eventuale e progressivo superamento dell’addizionale erariale sulla tassa automobilistica per le autovetture … aventi potenza superiore a 185 kW, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. In questa formulazione i passaggi chiave sono due, “eventuale e progressivo superamento” e “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Tradotto dal linguaggio legislativo, queste due espressioni fissano alcuni punti fermi:- In nessun punto della legge si parla di abolizione;- Il “superamento” a cui la legge fa riferimento – che potrebbe implicare la trasformazione della tassa in qualcos’altro – è comunque “eventuale”, ossia non è scontato. Il governo potrebbe anche decidere di lasciar perdere;- Nel caso in cui il governo decida di procedere al “superamento”, questo potrebbe comunque essere “progressivo”, ossia potrebbe avvenire per gradi in un arco di tempo più o meno lungo;
– Infine (e questo è apparentemente è il nodo più complicato da sciogliere), il “superamento” dovrà avvenire “senza … oneri”: insomma, il ministero dell’Economia dovrà trovare un modo per compensare il “buco” che si determinerà nelle casse dello Stato.

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Ma lo spiraglio c’è. Messa così, la speranza di un’abolizione sembrerebbe davvero ridotta al lumicino, lasciando intravedere più una trasformazione del superbollo in qualcos’altro che una soppressione tout court. In realtà, le cose non stanno proprio così. La stessa legge delega, all’ultimo articolo, lascia aperto uno spiraglio a riforme che comportano “maggiori oneri” prevedendo la possibilità di compensare eventuali ammanchi con eventuali maggiori gettiti determinati da altre riforme, sempre nell’ambito della più ampia riforma fiscale, oppure ricorrendo a un apposito fondo già istituito nel 2021 presso il ministero dell’Economia proprio a questo scopo.

Dossier aperto al ministero dell’Economia. Insomma, la possibilità di un’abolizione non è remota. Spetterà al ministro dell’Economia e poi al Consiglio dei ministri decidere. A Quattroruote risulta che il dossier sia all’attenzione dei tecnici del ministero insieme a quello sulla riforma della tassa automobilistica, su cui una specifica commissione, peraltro, ha già iniziato a lavorare e attorno alla quale sono già state raggiunte alcune prime intese di natura applicativa, come abbiamo scritto sul numero in edicola. Il dossier superbollo, però, non è tra quelli urgenti. D’altra parte, ci sono due anni di tempo, a partire dal 29 agosto 2023, per adottare i cosiddetti decreti delegati, ossia i provvedimenti attuativi. Insomma, se tutto va bene se ne riparlerà nel 2024.

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