Le parole misurate di Enzo Ferrari racchiudono l'essenza del suo stile di vita: ecco alcuni documenti che lo testimoniano
Ripercorriamo alcune frasi pronunciate dal fondatore della Ferrari, l’uomo che ha plasmato la vita industriale e non solo di Maranello. Enzo Ferrari ci lasciò il 14 agosto del 1988, a rotative spente. Ma sui quotidiani e sulle riviste, nonché sui libri, questo imprenditore simbolo della Motor Valley emiliana ha vissuto più di quanto potesse apparire. Lo ricordiamo dunque così, con ricordi sparsi, grazie all’archiviazione online.
«Qual ГЁ per lei la soddisfazione che piГ№ conta? Aver creato un’azienda, un nome che ha un enorme prestigio, o sentirsi Enzo Ferrari?В». В«Quello che ho fatto, non ГЁ stato altro che la realizzazione di una fantasia dell’adolescenza, che mi ha permesso di soddisfare il mio feroce egoismo. Quello che conta ГЁ non dare fastidio agli altri: ma chi ci riesce?В». […] В«Come vorrebbe essere ricordato?В». В«Preferirei il silenzio, se potessi direi: dimenticatemi. Quello che ho fatto, l’ho fatto solo per me, e se qualcuno ne ha ricavato beneficio, bene, ma non si ГЁ trattato che di una conseguenza imprevista. Il punto di partenza era una faccenda del tutto personaleВ».
Enzo Biagi, Dicono di lei: Enzo Ferrari, La Stampa, 17 febbraio 1973
Le Ferrari più amate dal grande Enzo
“Gentile Marincovich, alla Ferrari vi è un solo colpevole scoperto dal 1929 e sono io che scelgo tutti i collaboratori. Non ho intenzione di autolicenziarmi e di nuovo la prego di portare pazienza. Grazie e saluti”. Così Enzo Ferrari ha voluto elegantemente commentare, con un telex inviato al nostro giornale, l’articolo di ieri sulla Ferrari a firma di Carlo Marincovich. Nel servizio, intitolato “Ferrari, scoperto il “colpevole”: l’ingegnere dei miracoli fa la fine di Forghieri?” si indicava l’ing. Postlethwaite quale maggior responsabile degli attuali disagi tecnici delle vetture di Maranello.
Carlo Marincovich, Ferrari e una vita da colpevole, La Repubblica, 28 agosto 1985
“Un personaggio di fortissima tempra eppure esposto ai più labili umori; ricco di fascino eppure avaro di amicizie; aggressivo ma chiuso nell’incolmabile vuoto del figlio perduto; incapace di pentimenti ma succubo di strane preclusioni o civetterie. Eppure, dolori, contrarietà e polemiche non hanno intaccato la sua fede nelle cose in cui crede. Il valore e il significato tecnico e umano delle corse automobilistiche sono, forse, il suo unico dogma, il convincimento per il quale si è battuto per mezzo secolo”.
Ferruccio Bernabò, Enzo Ferrari un personaggio, La Stampa, 23 giugno 1969
«Le vetture non si fanno solo con i soldi, le fabbriche nascono con gli uomini, le macchine, i muri. L’uomo ГЁ insostituibileВ». Ferrari spiega cosГ¬ certi alti e bassi della Scuderia nelle corse. Non ГЁ possibile vincere sempre, molti elementi debbono fondersi insieme. Ma aggiunge orgoglioso: В«dal 1950 a oggi la Ferrari ha totalizzato 23 titoli mondiali e 5000 successiВ».
Michele Fenu, Enzo Ferrari parla della Ferrari, La Stampa, 20 ottobre 1979
Sergio Cuti, Ferrari e la sua gente, L’Unità, 12 settembre 1984
«Lei ha avuto nella sua vita e nella sua carriera momenti tristi e momenti esaltanti, ha visto periodi lieti ed altri nerissimi: come giudica l’attuale momento e cosa vorrebbe dal 1975 per la Ferrari e l’automobile italiana?В». В«Di momenti come questo ne ho giГ vissuti; l’attuale mi indurrebbe a chiedere: a chi debbo credere e in cosa posso sperare? Ma sarebbe semplicistico e rinunciatario. Fra le tante difficoltГ esistenti, e quelle improvvise che si evidenziano con crescente frequenza, ripeto invece la mia fede nell’automobile, non solo per la Ferrari ma per tutta l’industria italiana. PerchГ©, al di sopra e al di fuori di qualsiasi esercitazione politica, io credo nella religione del lavoroВ».
Michele Fenu, Enzo Ferrari, ecco cosa dice, La Stampa, 9 gennaio 1975
“Molti ed a torto han creduto che la Scuderia Ferrari non sia mai stata altro che una creazione ad latere dell’Alfa Romeo, dalla quale ricevesse sovvenzioni, macchine e piloti. Errore. Tanto che siamo costretti a precisare che la Scuderia assunse i corridori alla Casa quando questa lo richiedeva e che per forniture di macchine da corsa e loro parti di ricambio, la nostra organizzazione ha pagato. La Scuderia è la maggior cliente dell’Alfa Romeo e che fu ed è forse la Scuderia la organizzazione che ha consentito a una Casa come l’Alfa Romeo di non abbandonare, come sarebbe stato fatale, il problema tecnico della vettura da corsa. […] Attualmente la Scuderia Ferrari occupa 50 operai che si alternano in due turni per i lavori di modifica e preparazione delle vecchie macchine e di nuove unità in vista della prossima stagione sportiva. Si può dire che dalla vita della Scuderia dipendono quelle di 60 famiglie italiane esclusi i corridori. Nel quadro dell’economia e del lavoro sono cifre modeste, d’accordo, ma sono attività e contributi concreti nel quadro dei doveri Sociali”.
Enzo Ferrari, bollettino pubblicato da Auto italiana industria automobili, aviazione e motori, 1935
La Stampa e TG2, 8 giugno 1983
Perché L’Emilia è la culla riconosciuta dell’automobilismo sportivo? Risponde Enzo Ferrari: «L’operaio di questa terra, il lavoratore sia del braccio sia dell’intelletto, è un lavoratore estremamente intelligente e attivo. E questo, per di più, in una terra di rivoltosi, di gente non tranquilla. Sangue e cervello, insomma, sono qui ben uniti, per fare i tipi d’uomini ostinati, capaci e ardimentosi, le qualità che ci vogliono per fare i bolidi». Escono da Maranello circa duemila macchine all’anno, L’80 per cento sono esportate. I clienti scrivono lettere di riconoscenza. Chi acquista una Ferrari? Risponde il costruttore: «C’è il cliente sportivo, il cliente esibizionista, il cliente cinquantenne». Il primo è di solito un gentleman di buon patrimonio, guida abbastanza bene ed è convinto di saper guidare «quasi da corridore», e partecipa a gare. C’è l’esibizionista, «che posa con compiacimento accanto alla sua vettura, quello che mostra con orgoglio di possederne più di una o addirittura di esserne collezionista. Altri esibiscono premi e trofei guadagnati dalla loro “bellezza” nei concorsi di eleganza che fioriscono in ogni angolo del mondo». Dicono che il Ferrarista puro è «un mistico della 12 cilindri», e si esalta nel suono del motore.
Luciano Curino, Ogni auto ha un’anima, La Stampa, 14 maggio 1975