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MotoGP | Taramasso: "Dura di Pecco? Azzardo, ma non scelta sbagliata"

E’ innegabile che quando la carovana della MotoGP è partita alla volta dell’India c’erano tanti dubbi che aleggiavano intorno al Buddh International Circuit. E la querelle legata ai ritardi legati al mancato ottenimento dei visti non aveva certamente disteso il clima. Una volta arrivati in pista, però, la sorpresa è stata grande per tutti.

Il tracciato ha sorpreso gli addetti ai lavori per il suo layout, ritenuto piuttosto tecnico ed impegnativo dai piloti. E anche l’asfalto offriva un buon livello di grip. L’unico neo è stato il caldo infernale che ha caratterizzato tutto il weekend, ma di questo non si può fare di certo una colpa agli organizzatori dell’evento, anche se ha messo decisamente alla prova le moto ed i piloti, che comunque hanno regalato spettacolo, con i successi di Jorge Martin nella Sprint e di Marco Bezzecchi nella gara lunga.

Pur avendo dovuto preparare la trasferta solamente al simulatore, preparandosi a tutte le evenienze anche con delle soluzioni di back-up, anche la Michelin ha ottenuto delle buone indicazioni in India, come ci ha confermato il responsabile Piero Taramasso.

“Era un circuito nuovo, sul quale non avevamo mai fatto un test, quindi era una situazione piuttosto insidiosa. Le gomme che abbiamo scelto però si sono comportate bene. In gara sono state utilizzate tre delle quattro anteriori che avevamo portato, così come entrambe le posteriori. Questo vuol dire che abbiamo lavorato bene con le simulazioni e che avevamo centrato bene le mescole. La pista poi si è rivelata meglio di quello che ci saremmo aspettati. Venerdì era un po’ sporca, ma poi sabato mattina abbiamo avuto le condizioni migliori di tutti il weekend, perché c’era un po’ più di gomma sull’asfalto e la temperatura si era abbassata, infatti i tempi sono migliorati in qualifica”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.

“Nella Sprint tutti hanno scelto la media davanti e la soft dietro ed hanno potuto spingere dall’inizio alla fine, nonostante la pista non fosse in condizioni ottimali, perché c’erano ancora delle chiazze d’umido. Basandosi sui dati della Sprint, quasi tutti hanno rimesso le stesse gomme anche per la gara lunga. Solo Martin ha messo la media al posteriore, mentre all’anteriore Bagnaia ha messo la extra-hard e Morbidelli la hard. Tutti erano abbastanza contenti della scelta e ora abbiamo anche parecchi dati in vista di un eventuale ritorno anche l’anno prossimo”, ha aggiunto.

C’è un aspetto particolare su cui hanno dovuto lavorare squadre e piloti in questa prima uscita in India?

“Il tema per tutto il weekend è stato il cercare di limitare lo spinning della gomma posteriore. Non tanto per la temperatura, quanto per l’usura, perché c’era una sorta di effetto raspa che toglieva via del battistrada. Devo dire che i team però hanno lavorato bene da questo punto di vista con l’elettronica, ma anche i piloti sono stati molto bravi a gestire la situazione con l’acceleratore. Credo che questa sia stata la chiave per cui non abbiamo visto un eccessivo innalzamento dei tempi, cosa che ha reso positivo il bilancio del weekend”.

Avete avuto un minimo di apprensione quando quasi tutti hanno scelto la soft al posteriore anche per la gara lunga?

“Noi eravamo un po’ nervosi, ma alla fine della gara erano tutti molto contenti, specialmente Bezzecchi. Marco ci ha detto tantissime volte che le gomme erano state davvero perfette”.

Martin secondo te ha sbagliato a montare la media?

“Direi di no. Lui è sempre andato bene quando l’aveva provata ed aveva un buon feeling, oltre ad un buon ritmo. L’ha scelta perché pensava che la soft accusasse un calo prima di quando lo ha patito. Effettivamente c’è stato un drop, ma solo quando mancavano 6-7 giri alla fine. Per far funzionare la strategia di Jorge invece sarebbe dovuto arrivare prima di metà gara, per dargli più tempo per provare a recuperare. Ma prevedere queste cose non è facile”.

Jorge Martin, Pramac Racing

Photo by: Gold and Goose / Motorsport Images

Dopo la sua caduta, Bagnaia ha detto che era una scelta piuttosto al limite quella della dura all’anteriore. Era effettivamente così?

“E’ stata un po’ un azzardo, perché è stato l’unico pilota ad averla scelta. In India avevamo due tipi di gomme dure: Morbidelli ha montato quella standard, mentre Pecco ha scelto la soluzione di back-up, che possiamo chiamare extra-hard. Diciamo che era un po’ un azzardo, ma lui si è sempre trovato bene con questa gomma. L’aveva provata anche a Mandalika l’anno scorso e gli era piaciuta. Il rischio magari è stato provarla in gara su una pista nuova, sapendo che la media poteva fare tranquillamente la corsa. Per me è un azzardo in quel senso lì, perché non c’era il bisogno di andare su quel tipo di soluzione, non era obbligato essendoci una media che funzionava bene”.

Lui ha detto di averla scelta perché stava cercando più stabilità in frenata…

“Quello è vero, è una gomma che sicuramente offre più stabilità in frenata rispetto alla media. Non è stata una scelta sbagliata, perché dai dati si vedeva che andava bene e lui aveva un buon feeling. Viste le temperature, è una soluzione che poteva funzionare, ma poi in gara può sempre succedere qualcosa”.

Ha un po’ stupito il fatto che, nonostante le temperature molto alte, nessuno si sia lamentato dell’innalzamento della pressione della gomma anteriore…

“E’ vero, ma c’è un motivo. Sappiamo che il Buddh è un circuito che sollecita più il posteriore che l’anteriore, quindi il valore minimo della pressione da rispettare era più basso rispetto agli altri circuiti. In calendario ci sono sette circuiti su cui autorizziamo a girare un pelino più bassi, perché c’è meno energia sull’anteriore, e quello indiano fa parte di questo elenco”.

Sabato c’è stato anche un turno extra di 15 per prendere le misure con la pista bagnata, anche se ormai era solo un po’ umida. A voi ha dato qualche indicazione?

“Hanno iniziato sull’umido con le gomme da bagnato, ma non credo che i piloti abbiano spinto, perché la pista stava asciugando velocemente. Infatti, prima della fine del turno, hanno montato delle slick già rodate, che sono entrate subito nella finestra corretta, anche perché faceva molto caldo. Diciamo che il bagnato è l’unica incognita che ci rimane su questo circuito, perché non abbiamo dati chiari”.

Guardando avanti, questo fine settimana si torna in pista in Giappone: che tipo di scelte avete fatto per Motegi?

“E’ un circuito diverso da quello dell’India. E’ molto stop & go, con delle staccate molto forti. In Giappone torniamo ad avere un’allocazione normale, con tre anteriori e due posteriori, oltre alla carcassa standard. Le anteriori sono simmetriche, con la soft e la dura che sono le stesse del 2022, mentre come media portiamo quella che è stata introdotta quest’anno, pensata per offrire un po’ più di sostegno alle moto. Le posteriori invece sono asimmetriche, con la mescola più dura sul lato destro, e corrispondono alla soft e alla dura dell’anno scorso, perché sono le due specifiche che erano state scelte per la corsa. La dura era stata utilizzata da tanti piloti perché offre più stabilità e questa è una caratteristica molto utile a Motegi”.

In Giappone è sempre una bella incognita anche il meteo…

“Si possono avere degli sbalzi di temperatura molto elevati tra la mattina ed il pomeriggio. Inoltre capita abbastanza di frequente di dover girare sul bagnato, quindi non sarei stupito se dovesse accadere anche questo fine settimana. Anche l’allocazione delle gomme da bagnato è quella standard, ma abbiamo a disposizione tanti dati sia noi che i team, quindi non sarà un problema nel caso. Anzi, io ricordo sempre la gara del 2017, quella del duello tra Dovizioso e Marquez, che è stata sul bagnato è probabilmente è stata la più bella a Motegi da quando siamo tornati come fornitore ufficiale. C’era veramente tantissima acqua in pista, ma la gara è stata velocissima e non c’è stato alcun problema”.

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