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Lordstown Motors – Istanza di bancarotta per una delle tante “anti-Tesla”

lordstown motors – istanza di bancarotta per una delle tante “anti-tesla”

Lordstown Motors – Istanza di bancarotta per una delle tante “anti-Tesla”

Produrre automobili, anche se sono elettriche, non è certo un’attività di facile realizzazione. Noi di Quattroruote l’abbiamo più volte scritto, trattando il tema delle tante startup, soprattutto statunitensi, che negli ultimi anni si sono palesate sul mercato con il ruolo di “anti-Tesla”. L’ennesima dimostrazione del detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” arriva proprio dagli Stati Uniti, dove la Lordstown Motors ha deciso di presentare un’istanza di bancarotta. In particolare, l’azienda, nata per acquisire l’impianto un tempo della General Motors nell’omonima cittadina dell’Ohio, ha depositato presso una corte del Delaware la richiesta per accedere ai benefici del Chapter 11, la procedura d’insolvenza prevista dalla legge fallimentare statunitense che consente alle società di “proteggersi” dalle richieste dei creditori fino al completamento di un piano di riorganizzazione aziendale.

Problemi e conseguenze. L’istanza di bancarotta è solo l’ultimo passo di un percorso non privo di problemi per la Lordstown: l’azienda è stata fondata nel 2018 da Steve Burns e l’anno successivo ha sottoscritto un accordo con la GM per acquisire l’impianto di Lordstown, in Ohio, e avviare la produzione di un pick-up elettrico, l’Endurance, che avrebbe dovuto debuttare sul mercato già verso la fine del 2020. Da allora, però, il lancio è stato più volte rinviato: l’avvio della produzione risale solo alla fine dell’anno scorso, ma negli ultimi mesi l’azienda ha dovuto fermare le attività di assemblaggio a causa della scoperta di alcuni difetti ai sistemi propulsivi. In ogni caso, la Lordstown non ha mai mantenuto le aspettative e i continui problemi produttivi e finanziari hanno spinto i vertici prima a cedere parte dell’impianto alla Foxconn e ora alla richiesta di bancarotta. Tra l’altro, la multinazionale taiwanese rischia di passare dal ruolo di “cavaliere bianco” a quello di “cavaliere nero”: la stessa Lordstown, infatti, ha citato in giudizio la Foxconn per non aver rispettato alcuni dei termini dell’accordo di collaborazione sottoscritto nel 2021, in particolare per la parte relativa all’acquisto di ulteriori azioni dell’azienda statunitense (i taiwanesi hanno investito circa 53 milioni di dollari per rilevare l’8,4% del capitale, dopo di che hanno esitato a procedere con nuovi acquisti a causa del crollo delle azioni in Borsa) e per quella legata ai programmi di sviluppo congiunto di veicoli elettrici. La Lordstown, che ha accusato la multinazionale di “malafede” e di aver prodotto “danni sostanziali e irreparabili”, spera ora di trovare un acquirente per le sue attività, ma è comunque l’ennesimo esempio delle difficoltà incontrate dalle tante, forse troppe, startup nate negli ultimi anni con l’obiettivo esplicito di replicare il successo della Tesla: è il caso della Rivian, della Nikola, della Faraday o della Canoo.

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