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Il tracollo di Tesla segna un anno nero per Musk: patrimonio giù di 132 miliardi. I Paperoni di Big Tech ne hanno persi 433

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Il ceo della Tesla, Elon Musk. Dietro di lui una Model 3

MILANO – Non finiscono i problemi per la Tesla e, di riflesso, per il suo fondatore Elon Musk. Che probabilmente quest’anno lascerà in frigo le bollicine migliori, visto la piega che sta prendendo il 2022 per il suo patrimonio.

Ieri sera, 27 dicembre, l’azienda delle auto elettriche ha chiuso una seduta (pesante per tutto il comparto tecnologico, visto che il Nasdaq ha perso l’1,4%) che è andata in archivio come la peggiore dal 26 aprile: ha ceduto l’11 per cento. E così l’anno scivola verso un altro record negativo: potrebbe essere il peggiore della sua storia, con i titoli in calo del 70% del picco del novembre 2021. Sembra un’era geologica fa quando la Tesla infrangeva la valutazione di mille miliardi di dollari e metteva la freccia superando molti storici colossi di Wall Street. Ora la valutazione che il mercato dà al produttore auto è di “appena” 345 miliardi di dollari e per la prima volta dalla fine del 2020 è fuori dalla top ten dello S&P500, l’indice delle blue chip americane dove era arrivata a occupare la quinta posizione. Il controsorpasso – dopo ExxonMobil, simbolo della old economy che viaggia a idrocarburi – è arrivato anche da Walmart, JPMorgan Chase e Nvidia.

Le difficoltà della Tesla

L’ultimo bastone nelle ruote della Tesla è arrivato dalla notizia di uno stop alla produzione nell’impianto di Shanghai, che si fermerà dal 20 al 31 gennaio per altro nei giorni del Capodanno cinese. Una notizia che alimenta ulteriori dubbi su quanto la domanda per i veicoli elettrici sia sostenuta. E che, nota la Bloomberg, arriva a pochi giorni da un altro campanello d’allarme in questo senso: l’offerta di un maxi-sconto da 7.500 dollari ai consumatori americani per chiudere entro fine anno l’acquisto dei modelli elettrici.

Craig Irwin, analista sentito dall’agenzia finanziaria, spiega che la debolezza dell’azione di quest’anno è dovuta proprio alle incertezze sulla domanda globale. Nonostante le previsioni di crescita siano ancora molto forti, con un +54% dei ricavi previsto a consuntivo del 2022 e un altro +37% il prossimo anno. Nonostante i report mantengano in larga maggioranza il consiglio di posizionarsi sul titolo, prevale in questo momento il timore che l’inflazione crescente in tutto il mondo rallenti anche gli acquisti di auto elettriche, che sono più costose e diventano meno appetibili in tempi di taglio ai budget delle famiglie. Insomma, crescita sì ma coerente con valutazioni più “normali” dell’azienda, dopo la grande corsa a cavallo tra 2020 e 2021.

In tutto ciò, non ha giovato all’appeal del titolo la battaglia in cui Musk si è imbarcato per la conquista del social network Twitter. Oltre a cedere titoli della casa automobilistica per finanziare la scalata al social, la preoccupazione è che il suo ingresso in Twitter – per altro molto controverso per i licenziamenti, le sospensioni di account, la fuga degli investitori e il sondaggio per auto-licenziarsi dal ruolo di ceo – lo distolga completamente dalle attenzioni di cui Tesla avrebbe bisogno.

Le perdite dei Paperoni di Big Tech

Se la Tesla non sta bene, anche il portafoglio personale di Musk piange. Mal comune, mezzo gaudio verrebbe da dire visto che è una situazione che accomuna un po’ tutti i Paperoni del tech americano, quest’anno in grande sofferenza con la risalita dei tassi che ha abbattuto le loro valutazioni. Secondo una ricognizione del Washington Post si sono impoveriti nel 2022 e, complessivamente, hanno visto andare in fumo 433 miliardi di dollari. Elon Musk ha perso, sulla carta, 132 miliardi di dollari con il tracollo dei titoli Tesla. Nonostante questo, Musk vale ancora 139 miliardi e si può consolare.

Jeff Bezos ha visto invece andare in fumo 84,1 miliardi con il calo di quasi il 50% dei titoli Amazon. Anche se più povero Bezos continua a valere più di 100 miliardi, per l’esattezza 108. Mark Zuckerberg ha bruciato 80,7 miliardi ed è scivolato dalla sesta posizione dei paperoni mondiali alla 25ma, valendo ‘solo’ 44,8 miliardi. Più poveri anche i due fondatori di Google: Larry Page e Sergey Brin hanno perso in tutto quasi 88 miliardi (44,8 miliardi Page e 43,4 miliardi Brin) e valgono ora poco più di 80 miliardi ciascuno. Non va meglio a Bill Gates: il fondatore di Microsoft si è impoverito di 28,7 miliardi e la sua fortuna è pari ora a 109 miliardi.

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