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Ferrari e Porsche in fumo nel garage: incendio da un milione e mezzo di euro di danni

ferrari e porsche in fumo nel garage: incendio da un milione e mezzo di euro di danni

Ferrari e Porsche in fumo nel garage: incendio da un milione e mezzo di euro di danni

Cinque supercar andate in fumo e danni per un milione e mezzo di euro. È costato caro, carissimo l’incendio divampato intorno alle 22 dello scorso 19 marzo in un capannone adibito ad autorimessa in contrada Salinelle a Oria – direttrice Santuario di San Cosimo alla Macchia – di proprietà d’imprenditori del posto. I bolidi, invece, facevano parte della pregiata collezione di Luigi Blasi, un imprenditore di Manduria residente al Nord che li teneva in quel capannone gratuitamente, a titolo di favore.

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Chi è Luigi Blasi

Luigi Blasi, imprenditore di successo nel settore dei macchinari agricoli, la sua azienda ha sede anche in Francia e Israele. Noto al grande pubblico per esser stato presidente del Taranto calcio dal 2004 al 2009. In passato ha provato anche a rilevare il Bari. Originario di Manduria, vive stabilmente al Nord.

Cosa è successo

Cosa sia accaduto di preciso, quella notte, è ancora da accertare. Ciò ch’è certo, invece, è che in quel garage vi fosse almeno un veicolo ad alimentazione elettrica tenuto in carica: non si esclude che il problema possa essere, in qualche modo, riconducibile a questioni di corrente. D’altra parte, anche una delle sportive distrutte dalle fiamme – una Ferrari 296 GTB – era ibrida (benzina/elettrico) e potrebbe essere stata collegata a una presa dell’impianto da cui è servito lo stabile. L’innesco del rogo, insomma, potrebbe essere partito proprio da qui. Quella non rappresentava, peraltro, l’unica quattro-ruote della rinomata casa di Maranello presente quella sera. Oltre alla 296 GTB ibrida, c’era in quel box anche una Ferrari SF90 Spider. Strano a dirsi, ma il pezzo pregiato della flotta non era né la prima né la seconda della casa del Cavallino Rampante. C’era di più e, almeno in un caso, probabilmente di meglio. Il fuoco, infatti, ha divorato anche una rarissima e costosissima Mercedes SL del 1957: un vero e proprio gioiellino con pochi eguali in giro, per accaparrarsi il quale i facoltosi appassionati sono disposti a scucire fior di quattrini. Vi erano poi anche delle più “umili” Mercedes SL 63 AMG e una Posche Carrera 911 GTS. Il totale, tra un modello e l’altro, fa circa un milione e mezzo di euro. Davvero niente male. Solo che quel valore si è purtroppo, nel breve volgere di poche ore, tramutato in danno. Neppure il tempestivo intervento dei vigili del fuoco, giunti da Francavilla Fontana e Brindisi, ha consentito quella sera di salvare almeno una di quelle auto – possibili per pochissimi, a maggior ragione tutte insieme – costate all’imprenditore manduriano un occhio della testa. Sul posto, oltre ai pompieri, erano giunti i carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana e i colleghi della Stazione di Oria. I rilievi dei militari, anche sulla scorta di quanto riferito dagli addetti allo spegnimento, hanno condotto sin da subito a escludere l’ipotesi di un gesto doloso, di qualsiasi reato. Considerata la cospicuità dei danni, però, è necessario continuare a indagare per comprendere l’origine di quell’inferno scoppiato all’improvviso in quella che sembrava una quieta – ma ventosa – nottata di fine inverno. E no, a dispetto di quanto pure si era immaginato – nonostante la ricorrenza – non si era affatto trattato di una fòcara o di un falò in onore di San Giuseppe. E no, non era fatto di preghiere – anzi, di esclamazioni di ben altro e opposto tenore – tutto quel vociare concitato intorno al capannone dal contenuto extra-lusso.

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