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Ferrari, con Sainz-Leclerc alba rossa dal sapore antico. Il segreto è la leggerezza

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La Ferrari sbanca Melbourne con una doppietta favolosa e l’analisi non può partire da quanto accaduto alla vigilia, perché è tutto collegato. “Proveremo a mettere pressione ai nostri rivali, con un approccio aggressivo” così Fred Vasseur qualche giorno fa. Il team principal sembrava impazzito. Come soltanto poter pensare di mettere il fiato sul collo a Max Verstappen? Incoscienza? Speranza? Consapevolezza?

In realtà probabilmente nemmeno lui poteva pensare di fare doppietta, con le due SF-24 a chiudere in parata sul traguardo dell’Albert Park, regalando a noi italiani un’alba rossa dolcissima, dal sapore antico e familiare. Ma come ha fatto la Rossa a vincere il terzo GP stagionale? Innanzitutto ha approfittato del ritiro clamoroso e inaspettato della Red Bull del cannibale Verstappen. E’ la prima ovvia risposta, ma la questione non è così banale.

Perché per approfittare dei problemi altrui bisogna farsi trovare pronti, e poi la gara la devi vincere, anche considerando che le Red Bull in pista restano comunque due, e i bibitari venivano da due doppiette. Perez ha chiuso il GP d’Australia ad un minuto dal Cavallino. Qualcosa di impensabile anche dopo le qualifiche.

La verità è che la Rossa è cresciuta in modo esponenziale. Il degrado delle gomme e lo scarso bilanciamento sembrano ricordi lontanissimi. Non può dirsi cresciuta tanto per poter realmente giocarsela con Verstappen – il quale verosimilmente già da Suzuka tornerà ad imporre la sua legge – ma sicuramente abbastanza da mettere sotto pressione Milton Keynes, con la scuderia di Horner e Newey costretta a spingere e a osare. E bene, mettersi nelle condizioni di stare con il fiato sul collo della Red Bull è un merito grandissimo, pari a quello di aver salutato il resto del gruppo, recitando in modo sicuro il ruolo di seconda forza del campionato.

Vasseur quindi non era impazzito, aveva parlato con piena consapevolezza. Il francese sin dal suo insediamento, e senza stravolgimenti, è riuscito a tirare fuori il meglio dall’attuale gruppo tecnico. Ma soprattutto la Ferrari – senza alcuna velleità di mondiale, va detto – appare come una squadra in fiducia, concentrata e unita.

Il team lavora bene anche in pista, si nota con il lavoro nelle libere, con la velocità in qualifica e con il rendimento in gara, pit stop compresi. Ed è una squadra unita, che sembra procedere in una direzione univoca anche dal punto di vista tecnico, non più a tentoni. Da metà 2023 ha lavorato sui problemi e li ha pian piano risolti, per presentarsi nel 2024 ad un livello ancora più alto. Come ricordato dai protagonisti, questa Rossa è figlia di quella che già a fine 2023 aveva accorciato leggermente le distanze. C’è continuità di miglioramento e questo non è scontato (vedi Mercedes che al terzo anno di effetto suolo non riesce a trovar il bandolo della matassa).

Carlos Sainz è stato autore di un fine settimana da campione, per tenuta mentale, determinazione, consistenza. Velocissimo in qualifica, martello in gara, superiore nel lavoro ad un Charles Leclerc che invece ha “litigato” fin troppo con la macchina già dalle qualifiche, senza mai trovare il giusto feeling. Eppure il monegasco, anche se non a posto, è stato competitivo, ha battuto le McLaren e ha completato la festa Ferrari, per giunta ammettendo che il compagno di squadra aveva meritato di vincere e aveva fatto un lavoro migliore. Leclerc ha dimostrato lealtà e fair play, è apparso sinceramente soddisfatto per la giornata trionfale della Rossa.

Sono ancora più lontani i tempi delle incomprensioni tra i due piloti, quasi messi l’uno contro l’altro. La Ferrari di Vasseur è un team che è tornato a divertirsi, che trasmette leggerezza e non pesantezza. Certo con Verstappen in pista probabilmente sarebbe stato tutto diverso, ma Perez ha sofferto davvero tanto con gli pneumatici, la Red Bull era obiettivamente meno in forma sul passo rispetto alle altre volte. Quindi chissà.

Ci piace pensare che questa Ferrari sbarazzina e in fiducia abbia “portato” Milton Keynes all’errore, costringendola a spingere troppo e sbagliare. Noi intanto prendiamo e portiamo a casa. Nessuno ci avrebbe creduto alla vigilia. Forse solo Fred Vasseur. Un demone.

Antonino Rendina

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