Di fronte a una domanda di auto a batterie che procede a rilento, quella che sembrava essere una tecnologia provvisoria avrà ancora un mercato nei prossimi anni
Impegnati sull’elettrico (perché è una via ormai imboccata per gli ingenti investimenti, al di là delle tempistiche di attuazione della transizione verde) ma con un’esigenza insuperabile, ancora, di auto termiche ibride e ibride plug-in.
Il potenziale delle PHEV con le abitudini da EV
Certo, i limiti delle PHEV sono noti, se non utilizzate con abitudini (di ricarica) del tutto simili a un’elettrica. L’elevata autonomia in elettrico (per le ultime VW nell’ordine dei 100 km e più) dà potenzialmente un contributo al contenimento delle emissioni, specialmente nelle aree urbane.
Quindi, sì: Volkswagen investirà su modelli PHEV: “Le ibride erano un ricordo del passato. L’anno scorso, se mi fosse stata posta la stessa domanda, avrei risposto di scordarvi le ibride. Perché è una tecnologia costosa e non ne valeva la pena. Negli ultimi sei mesi, improvvisamente tutti vogliono l’ibrido.
L’ibrido è ancora un necessario ponte tecnologico
Una strategia che deve tenere conto di una domanda di auto elettriche globalmente in rallentamento. E, se anche Byd ha annunciato l’impegno sulle PHEV in Europa, in parallelo alle full Electric, ecco che non si tratta di strategie sporadiche di pochi costruttori ma di una tendenza verso l’ideale “neutralità tecnologica” nel contenimento delle emissioni.
“È una tecnologia ponte. Mentre l’elettrico a batteria al momento sta vivendo un po’ una fase di stallo, abbiamo ancora bisogno di questa tecnologia di transizione”, ha aggiunto Schaefer dal meeting del Financial Times a Londra, Future of the Car.