Certo non rubava la scena come i luccicanti Pentagon Papers, quelle settemila pagine stilate dal dipartimento della difesa a stelle e strisce per circostanziare i rapporti intrattenuti dal governo federale con il Vietnam, nella faglia di tempo tra il 1945 e il 1968. Però, anche se non era una pila di fogli top secret, la Fiat 128 guidata da Tom Hanks nel film cult The Post, faceva la sua figura.
Nella acclamata pellicola diretta da Steven Spielberg, con Meryl Streep a fare l’altra parte dei ruggiti, Hanks è un caporedattore alle prese con quella intricata pubblicazione, che avverrà prima sul New York Times, poi sul Washington Post. Il cast è scintillante, la trama viaggia sulle cadenze incalzanti del thriller, ma lei – carrozzeria verde lucido e forme sobrie – si ritaglia comunque più di un’istante di celebrità, con quel portamento placido e rassicurante allo stesso tempo.
Fiat 128
Gli interni raccontavano pulizia ed efficacia, strizzando l’occhio alla piccola borghesia che se la sarebbe comprata. Il cruscotto era intuitivo, le finiture semplici, i sedili rivestiti in finta pelle. La motorizzazione del suo debutto era un 4 cilindri in linea di 1116 cm³ da 55 CV, con albero a camme in testa azionato da cinghia dentata in gomma, che comandava direttamente le punterie senza interposizione di bilancieri. Lanciata a tutta, poteva toccare una velocità massima di circa 140 km/h.
Non solo Tom Hanks, però. La Fiat 128 deve la sua aurea di eternità ad un altro utilizzatore, se possibile ancora più celebre: Enzo Ferrari, infatti, era solito guidarla per i piccoli spostamenti casa – lavoro e ne apprezzava la funzionalità. Non una vettura da oscar, ma di sicuro una convincente co-protagonista.