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MotoGP | Taramasso: "A Jerez debutta l'anteriore Hard"

La MotoGP è pronta ad iniziare la fase europea della stagione 2024 con una delle sue grandi classiche, il Gran Premio di Spagna che si disputa su uno dei templi del motociclismo, il tracciato di Jerez de la Frontera. Una pista che tutti conoscono molto bene, perché non è solo una tappa fissa del calendario, ma è quella che viene utilizzata maggiormente dai team per i test privati, viste le condizioni climatiche favorevoli che regala praticamente in ogni periodo dell’anno. Cosa che ci è stata confermata anche dal responsabile della Michelin, Piero Taramasso.

“Jerez è un tracciato impegnativo, perché le gomme sono costantemente sotto stress: non ci sono rettilinei troppo lunghi, quindi non c’è modo di farle ‘riposare’. Questo di solito genera delle temperature abbastanza elevate sia sull’anteriore che sul posteriore. Però è anche un circuito che conosciamo bene, perché facciamo tanti test, anche privati, ed abbiamo parecchi dati, quindi non lo affrontiamo con grandi timori”, ha detto Taramasso a Motorsport.com.

Che tipo di scelte avete fatto quindi in vista del Gran Premio di Spagna?

“Abbiamo confermato lo stesso range di rigidità della soluzioni che abbiamo utilizzato lo scorso anno, ma con qualche piccola modifica. All’anteriore portiamo tre soluzioni simmetriche, ma l’unica completamente identica è la media, perché è la soluzione che hanno usato praticamente tutti sia nella Sprint che nella gara lunga. Per quanto riguarda la soft, abbiamo optato per una soluzione leggermente più morbida, che dovrebbe dare un po’ più grip. La dura invece è quella che abbiamo provato a Sepang ed in Qatar nei test invernali, quella che chiamiamo Hard+, che aveva funzionato bene in entrambe le occasioni. Pur essendo una mescola dura, dovrebbe offrire non solo un maggior sostegno, ma anche un po’ più di grip. Ai piloti era piaciuta e l’avrebbero voluta già dalla prima gara, ma c’erano dei tempi tecnici di produzione per cui non l’abbiamo potuta introdurre prima di questo fine settimana”.

Per quanto riguarda il posteriore invece?

“Sono le stesse tipologia di mescola del 2023. Una soft ed una media asimmetriche, con la spalla destra un po’ più dura. L’anno scorso avevano funzionato bene entrambe le specifiche, ma diciamo che se c’è una temperatura superiore ai 35 gradi sull’asfalto, la media può avere un vantaggio rispetto alla soft. Dunque, credo che sarà molto importante fare una valutazione attenta per la scelta della posteriore, perché entrambe possono essere delle soluzioni valide sia per la Sprint che per la gara lunga a seconda di quali saranno le condizioni”.

Lunedì ci sarà una giornata di test collettivi sul tracciato andaluso: i team avranno qualche soluzione inedita da valutare?

“Porteremo una nuova mescola media anteriore che se dovesse dare dei riscontri positivi sarà introdotta a partire dal 2025. Non ci sarà invece la nuova costruzione anteriore pensata per il prossimo anno, che riproveremo invece nei test del lunedì dopo la gara del Mugello. Per il resto, nel test di Jerez avranno la stessa allocazione del fine settimana”.

Facendo un passo indietro al weekend di Austin, non si può di certo dire che abbiamo assistito a due gare noiose, visto che in quella di domenica Maverick Vinales è andato a vincere rimontando dall’11° posto dopo una brutta partenza…

“Quella di Austin è stata una gara spettacolare, era da un pezzo che non ne ricordavo una così bella. Ci sono stati molti sorpassi e la leadership è cambiata più volte, sia a livello di piloti che di moto. Dal punto di vista dello spettacolo quindi è stato super positivo e possiamo dire che è andata bene anche a livello di gomme: sia all’anteriore che al posteriore si sono comportate bene sia la media che la soft, nonostante la pista non presentasse un livello di grip omogeneo, perché c’erano alcuni tratti riasfaltati ed altri che avevano dei dossi che finivano per scomporre la moto. Ma Austin non è mai una pista facile da interpretare”.

Michelin tyres

Foto di: Gold and Goose / Motorsport Images

Entrando più nello specifico, cosa ci puoi dire delle indicazioni che avete raccolto sugli pneumatici?

“Per quanto riguarda la Sprint, tutti hanno usato la media davanti a la soft dietro, ma non tutti erano riusciti a mettere a punto la moto, quindi alcuni hanno accusato un drop della gomma anteriore ed altri di quella posteriore, ma questo è dovuto ai set-up che in alcuni casi erano ancora un po’ approssimativi. Nella gara lunga invece diciamo che in generale c’è stato un passo avanti nella messa a punti. La maggior parte dei piloti hanno confermato la scelta della Sprint, mentre in otto hanno optato per la media al posteriore. Le prestazioni sono state molto buone, perché abbiamo battuto tutti i record del tracciato texano: la pole è stata più veloce di un secondo rispetto all’anno scorso e il tempo di gara è stato abbassato di cinque secondi. Anche il giro veloce è stato ritoccato di mezzo secondo e Vinales lo ha fatto al 14° giro”.

Come ci hai spiegato prima, nella gara lunga ci sono state scelte diverse per quanto riguarda il posteriore. I primi due avevano la media, pensi che questo abbia fatto la differenza?

“Si è discusso un po’ su quale fosse la soluzione migliore tra la soft e la media. E’ vero che i primi due, Vinales ed Acosta, avevano quest’ultima, ma non credo che la scelta sia stata la discriminante decisiva. Diciamo che entrambe le soluzioni funzionavano bene, ma con la soft ci voleva una messa a punto davvero perfetta per portarla in fondo con un rendimento costante. La media invece perdonava anche qualche sbavatura e permetteva di spingere un po’ di più”.

Se avesse avuto la soft invece che media, pensi che Vinales sarebbe stato in grado di fare la stessa rimonta?

“Onestamente non credo. Essendo partito male, si era ritrovato un po’ indietro e con la media ha potuto spingere fin dall’inizio. La soft invece forse l’avrebbe rovinata prima e sarebbe stato più difficile completare la rimonta. C’era poi un altro problema legato alla soft: se la messa a punto non era perfetta, l’extragrip poteva spingere sulla gomma anteriore, generando del sottosterzo che finiva per metterla sotto stress. Avendo meno grip, la gomma media invece forse ha permesso di avere una moto più equilibrata, aiutando chi l’ha scelta soprattutto alla distanza”.

Sul pianeta MotoGP sembra essere atterrato un nuovo “alieno” che si chiama Pedro Acosta, che ad Austin ha chiuso secondo. Gli abbiamo visto fare delle cose in staccata che fanno pensare che abbia già trovato un feeling incredibile con la gomma anteriore. Hai già capito qual è il suo segreto?

“In questo momento faccio ancora un po’ fatica a dirlo, perché non abbiamo tantissimi dati a disposizione. E’ innegabile però che abbia un dono naturale, che gli permette di sentire la moto e di sentire la gomma. Questo gli consente di adattarsi molto bene alle condizioni, anche meglio dei piloti più esperti, anche se finora ha fatto solo tre gare in MotoGP. E’ vero che quando lo vedi guidare dà la sensazione di riuscire a mettere la moto dove vuole e la fa girare in spazi davvero ristretti, come magari tanti altri non riescono a fare. Da un punto di vista tecnico, come dicevo, non ho ancora avuto modo di guardare troppo i dati e non vado neanche a disturbarlo troppo, perché ha già tanta pressione addosso per essere un rookie, quindi non voglio aggiungergliene altra. Ma l’unica cosa certa è che parliamo di un ragazzo che ha un dono”.

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