ROMA — A Bruno Vespa, determinatissimo a far valere l’essersi candidato per primo, a Giuseppe De Bellis, direttore di Sky Tg24, e a Enrico Mentana, direttore del Tg La7, si aggiungono Myrta Merlino, con provocazione sulla rappresentanza femminile — «Tre donne: cambieremmo il mondo con una sola immagine» —, Bianca Berlinguer, con un abboccamento più prudente, e anche il Tg5, per cui si fa avanti Mediaset con una nota formale. Tutti vogliono ospitare il confronto tv tra Giorgia Meloni e Elly Schlein, ovviamente. Molte sono le variabili che decideranno chi se lo aggiudicherà.
Gli staff delle due leader frenano: «Inizieremo a lavorarci la prossima settimana». Del resto la data del faccia a faccia potrebbe essere a inizio aprile, subito prima cioè che scatti la par condicio. Dietro le quinte però si valuta e ci si interroga. Un dibattito tv pre elettorale incide sui risultati, è ovvio. Ma la decisione a monte ancora non è presa: Meloni e Schlein non hanno formalizzato l’intenzione di candidarsi alle Europee. In particolare la segretaria deve misurare, dentro il partito, il peso di chi la incita in nome del successo personale e largo raccolto alle primarie, e di chi invece avversa l’ipotesi da «movimenti leaderisti». Il presidente del Pd (e dell’Emilia-Romagna) Stefano Bonaccini, in una intervista a QN, incoraggia Schlein candidata, sia pure non in tutte le circoscrizioni: «Il Pd dispone di una classe dirigente credibile sui territori, Meloni no». Come dire che i due partiti maggiori non hanno lo stesso bisogno di una corsa diretta del capo. Poi, «in una logica di spirito di servizio», Bonaccini apre alla sua possibile corsa alle Europee.
C’è infine il tema eminentemente politico: la polarizzazione dello scontro comporta anche una legittimazione di Schlein, che taglia fuori Giuseppe Conte, un rischio da evitare soprattutto in competizioni proporzionali. Fonti di vertice del M5S assicurano che l’ex premier non lo patisca affatto: «Meloni si è scelta l’avversario che teme di meno. Non ci sorprende e neppure ci tocca che provi a innescare rivalità tra i suoi avversari come se dovessero contendersi il ruolo di suo competitor. Ma al confronto con Conte non potrà sfuggire per sempre».