“Magda, tu mi adori?”: l’esasperante partenza di Furio sulla Fiat 131 Panorama
Furio Zoccano è senz’altro uno tra i personaggi più riusciti di “Bianco, rosso e verdone”, film cult uscito nel 1981 e che racconta il viaggio on the road di tre singolari italiani che cercano di andare a votare. Gli altri due, l’ingenuo Mimmo e Pasquale Amitrano, sono surreali e meravigliosi. Furio però pare una spanna sopra. Magnetico nelle sue ossessioni. Frangitore di nervi seriale per la maniacale compulsività con cui affronta ogni questione. Anche quelle più minime, come una partenza in auto. Di mestiere fa il funzionario statale e riflette la precisione pretesa sul posto di lavoro in quelle movenze chirurgiche, nelle decisioni soppesate allo spasmo.
Il destriero di questo logorante soggetto e della sua famiglia, si diceva, è una Fiat 131. La macchina viene concepita un un periodo tutt’altro che gaudente per il paese: la crisi del Kippur riflette i suoi devastanti effetti sul prezzo del petrolio, l’inflazione vola alle stelle e, nel 1974, la Fiat si trova costretta ad abdicare ad ogni velleità concernente i modelli sportivi. I lavoratori scioperano, la classe media se la passa alquanto male, strafare non si può. E poi motori meno ruggenti consumano meno, che in tempi del genere è una manna. Ne esce dunque una giardinetta senza pretese, una tuttofare buona tanto per recarsi al lavoro, quanto per una scampagnata in famiglia.
Furio, dunque, sta per partire a bordo di questa simil station wagon, quando inizia ad avvitarsi in una serie di ampollosi e fracassanti dubbi. “Quando compi queste operazioni ogni cosa deve combaciare con l’altra come un mosaico, dev’essere come un puzzle”, redarguisce la moglie indicando i bagagli, per poi sommergerla di domande. “Senti tesoro, il gas l’hai chiuso? La chiavetta l’hai portata in posizione orizzontale? Le persiane le hai sprangate? Perfetto. La sacca dei documenti l’hai presa? Codice fiscale, carta d’indentità, partita iva? Thermos latte? Thermors acqua e limone? Succhi di frutta?”. E via, ancora, con una sequela di torrenziali richieste. Magda, già distrutta prima ancora di salire in macchina, si limita ad annuire ed emette una serie di flebili “si”.
Poi, baldanzoso e zelate lui, sull’orlo di una crisi di nervi lei, salgono. Sarà un lungo, lunghissimo viaggio. “Magda, tu mi adori? E allora lo vedi che la cosa è reciproca?”.