Lamborghini

Novità

Lamborghini, se il Governo finanzia una Casa di proprietà straniera

Nuovo contributo pubblico di 100 milioni, dopo quello del 2015, a Sant'Agata Bolognese. Ora serve per sviluppare il piano Cor Tauri

lamborghini, se il governo finanzia una casa di proprietà straniera

Domanda: è corretto che il Governo italiano finanzi un costruttore automobilistico di proprietà straniera? Nel caso di Lamborghini la risposta è indubbiamente sì. La Casa di Sant’Agata Bolognese è controllata dalla sub-holding Audi, che a sua volta fa capo al gruppo Volkswagen. Quindi i profitti generati da questo importante segmento della storia industriale italiana finiscono all’estero.

E qui qualcuno potrebbe storcere il naso sui 100 milioni di contributo appena approvati da Invitalia (ministero dell’Economia), dalla Regione Emilia-Romagna e dal ministero delle Imprese e del Made in Italy per finanziare il piano Direzione Cor Tauri.

Perché il contributo statale è positivo

Va però osservato che le ragioni di opportunità per un finanziamento del genere (peraltro non il primo) soverchiano la trasmigrazione degli utili, e nemmeno tutti, nei portafogli oltre frontiera.

Innanzitutto, c’è da considerare che Lamborghini ha sede in Italia e, quindi, paga le tasse all’Erario. Poi c’è il risvolto occupazionale: in questo caso è in programma l’assunzione di 500 nuovi addetti, ed è previsto che il personale riceva, come da recentissimi accordi, un premio di produzione di 4.000 euro.

Lamborghini Urus Performante Essenza SCV12

C’è inoltre da considerare l’indotto, che come sempre fa da amplificatore a un progetto di sviluppo. Quello denominato Direzione Cor Tauri (la stella più luminosa della costellazione del Toro) vale oltre 1,5 miliardi in un quadriennio e punta alla sostenibilità e all’elettrificazione dei prodotti Lamborghini.

Ci si lamenta spesso che il nostro Paese non è capace di attrarre investimenti dall’estero, mentre questo è il tipico esempio di come far girare gli ingranaggi dell’economia in un territorio santificato dall’automobilismo.

Certo, Lamborghini è una Casa solidamente radicata in Italia da 60 anni, ma la proprietà potrebbe fare scelte di altro tipo, come quella scongiurata del 2015 di impiantare la produzione della Urus a Bratislava (Slovacchia). E va anche detto che a volte non tutto va per il verso giusto, vedi il fallimentare tentativo delle supercar Silk-Faw, sempre nella Motor Valley.

La fabbrica di Sant’Agata Bolognese

Il finanziamento di Renzi

A fine maggio del 2015 lo Stato italiano (governo Renzi), con l’allora ministro dell’Industria Federica Guidi, erogò un finanziamento (80-100 milioni, la cifra non è mai stata definitivamente ufficializzata) a Lamborghini per ampliare lo stabilimento di Sant’Agata in vista della produzione della Urus e battere la concorrenza della Slovacchia.

Anche in quel caso era previsto un aumento dell’occupazione (ancora una volta 500 nuovi posti di lavoro), con benefici per l’indotto. Che la Urus sia poi stato un successo è indubitabile (5.367 modelli venduti nel 2022, su un totale di 9.233 vetture, e parte preponderante delle 7.744 supercar consegnate insieme alla Huracán nei primi 9 mesi di quest’anno), quindi la scelta del governo di allora, con Renzi che convocò una conferenza stampa in pompa magna, ha raggiunto l’obiettivo.

Lamborghini Huracán STO, Huracan Tecnica e Huracan EVO Spyder 60th Anniversary Edition

L’impressione è che questo secondo apporto di fondi pubblici riuscirà a far crescere ancora l’economia della Motor Valley.

Sicuramente la pensa così il presidente e ceo di Lamborghini, Stephan Winkelmann, secondo cui “l’ambizioso programma Direzione Cor Tauri rappresenta anche il più grande investimento di sempre per l’azienda. L’accesso a questo contributo, previsto dal ministero delle Imprese e del Made in Italy – dice -, dimostra la qualità del nostro progetto. Questa somma contribuirà ad implementare le fasi di ricerca e sviluppo e a inquadrare nuove assunzioni da inserire nello specifico contesto dell’elettrificazione”.

TOP STORIES

Top List in the World