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Lamborghini Revuelto: prova, motore, prestazioni e interni

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È andata come doveva andare, con una Lamborghini Revuelto da schianto, capace di sconcertare per velocità, capacità e prontezza. Riflessi che le V12 di Sant’Agata non hanno mai mostrato in queste quantità (telaio più rigido del 25% rispetto alla Aventador) e con tutti questi muscoli (oltre mille cavalli). È un toro diverso dal passato: un animale nuovo e amplificato dall’elettrificazione; di cui coglie scatti e prontezza: ai meravigliosi 825 CV (aspirati, fino a 9.500 giri) del V12 6.5 (serie L545, 217 kg, meno 17 rispetto al predecessore), si aggiungono quelli dei tre motori elettrici (da 150 CV l’uno) del sistema ibrido. Potenza combinata – e sempre disponibile – 1.015 CV, per uno 0-100 da due secondi e mezzo: roba da stampare sorrisi così e portarti a una velocità massima che manda in visibilio, “oltre” 350 all’ora. Dati da pelle d’oca per la nuova ammiraglia della sportività firmata Lamborghini. La prima con un rapporto peso potenza di 1,75 kg/CV. L’ultima di una stirpe a motore centrale longitudinale inaugurata nel 1971 con la Countach e che qui vede per la prima volta il motore ruotato di 180 gradi: niente più cambio entrobordo (ora c’è un twin clutch trasversale in coda), al suo posto un pacco batterie compatto. È l’elettrificazione, bellezza: l’unica via per tenere in vita il “dodici” di Sant’Agata Bolognese. Che canta di gloria.

Portiere in alto. L’ho guidata in anteprima in una delle ultime fasi di delibera prima della produzione, quest’estate, sull’handling di Nardò. Quello che più mi ha sorpreso è la semplicità dell’esperienza di guida: non mi aspettavo qualcosa del genere. Guardiamola un attimo dentro, dopo aver sollevato le spettacolari Lamboportiere (a forbice): la seduta di guida è pressoché perfetta e, nota di cui non interesserà poi così tanto ma a me si, ci sono piccoli stipi per cellulare e piccoli oggetti da giro della domenica. C’è pure più spazio per il corpo – pensare che la Aventador non ti teneva comunque costretto – e l’abitacolo super personalizzabile è un tripudio di schermi. Oltre a quello centrale – il principale da 8,4″ fluido e completo con funzione swipe – c’è un nuovo quadro strumenti sottile, ben visibile e di buone dimensioni (12″3) appoggiato su un bel supporto; lato passeggero, c’è poi un display (da 9,1″) per tenere al corrente il coequipier delle folli doti dinamiche della vostra Revuelto. Il posto di guida è completato pure dal volante e dai suoi nuovi rotori ereditati dall’esperienza della Squadra Corse Lamborghini; da qui si gestiscono le modalità di guida (Città, Strada, Sport e Corsa) da abbinare alle logiche di funzionamento elettrico (Recharge, Hybrid e Performance); dai tasti in cima ai rotori, poi, si controllano spoiler e altezza da terra quando ci sono dossi da superare. Curiosità: la Revuelto può viaggiare anche solo in elettrico (circa 10 km) garantendo 180 CV di potenza massima. La sua batteria, collocata al posto dell’albero di trasmissione, ha una capacità complessiva di 3,8 kWh e può essere ricaricata via 220V in 30 minuti, via frenata rigenerativa o direttamente dal V12: in questo caso occorrono 6 minuti. Che possono rivelarsi preziosi se, dopo un viaggio, volete entrare in pista a provarla. Come ora.

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Lamborghini Revuelto (2023)

Divari generazionali. Su questa pista ci ho guidato, tra le altre, la Centenario e il divario prestazionale è evidente, e riporta alla luce altri ricordi. 2011, Vallelunga. Al lancio dell’Aventador rimasi colpito da quella prestanza: era aliena rispetto alla Murciélago, specie nei cambi di direzione, nella frenata e nella guidabilità; il suo inedito telaio di carbonio celava preziosi ammortizzatori push-rod, un cambio “a pettine” monofrizione che tirava schioppettate a ogni passaggio marcia (ai limiti del troppo) e la messa punto dell’assetto – complici freni mai visti prima su una Lambo – avevano portato l’esperienza di guida a un livello completamente nuovo. Oggi il cambiamento è altrettanto lampante, ma è la sua natura – il livello del suo gioco – a essere diversa: se è vero che la Revuelto (qui al primo livello di sviluppo) saprebbe battere una Aventador SVJ sul tracciato di Nardò (handling) di oltre due secondi, è altrettanto vero che a fare il miracolo vero non sono solo i componenti (freni carboceramici maggiorati, telaio più leggero del 10% di prima e con parte anteriore di carbonio – altro 20% di peso risparmiato –, gomme con impronta maggiore del 4%, cambio doppia frizione otto marce, ibridizzazione), ma l’incredibile lavoro elettronico che permette a tutti i comandi (e quindi alle azioni di guida) di interagire tra loro in tempo reale restituendo questa sensazione di assurda facilità di guida.

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Nel regno della velocità. Rispetto ad altre supercar di ultima generazione, pare messa a punto per permettere proprio a tutti di arrivare a toccare davvero il potenziale promesso dai 1.015 CV e dal suo telaio. Il suo sound, la sua spinta e il modo rapidissimo che ha nell’accumulare giri (e quindi potenza). Qualche considerazione appuntata dai cordoli di Nardò. Intanto lo sterzo, che mi è piaciuto perché è preciso e progressivo (tra l’altro, rapporto ridotto del 10% rispetto alla Aventador Ultimae); la sensazione di agilità è merito della combinazione fra una distribuzione dei pesi corretta (44% davanti, 56 dietro; totale 1.772 kg), barre antirollio più rigide (del 10% davanti, 50 dietro rispetto alla Ultimae) e quella splendida prontezza restituita dalla componente elettrica appena si sfiora l’acceleratore. L’erogazione combinata del V12 coi tre motori a supporto è qualcosa di squisito, meglio di ogni spinta del turbo che si possa desiderare. Soprattutto, si tocca con mano quanto una trazione integrale ben pensata come questa, non solo non “sporchi” con ripercussioni sul volante la precisione della corona, ma riesca a far balzare in avanti la Revuelto a ogni richiesta di potenza extra. Notevole anche l’apporto della componente aerodinamica: pensate che il carico verticale è del 33% superiore all’anteriore e del 77% al posteriore rispetto alla Ultimate.

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L’elettronica al posto giusto. Con questo non voglio dire che andare forte con quest’auto sarà un gioco da ragazzi, ma che la velocità e la semplicità con cui questa Lambo sa portarti sul filo dei suoi limiti è semplicemente impressionante. Sembra davvero che chiunque possa essere in grado di percorrere le curve di un circuito sofisticato come il Technical Center di Nardò a queste velocità… Il merito, come accennato, è in larga parte dell’elettronica di guida della Revuelto: i tre motori elettrici di cui è dotata, due davanti per generare la trazione integrale e il terzo abbinato al cambio, fanno davvero miracoli in frenata per recuperare l’energia dissipata (peraltro: notevole il comando del freno, instancabile anche dopo qualche giro percorso al massimo); ma non solo: lavorano in inserimento per favorire la traiettoria impostata col volante e quello posteriore, in uscita di curva, assorbe gli eccessi di potenza impedendo all’Esp di dover tagliare l’accensione dei cilindri facendo perdere tempo in uscita di curva. Il motore elettrico, infatti, assorbe quell’energia reinserendola nella batteria. Insomma: si tratta di un’auto eccezionalmente ben pensata e sulla quale mi piace provare a lanciarvi una sfida. Vuoi vedere che sarà lei la nuova regina della nostra pista di Vairano?

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