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La Fiat Stanguellini, il concept di un mondo che non c’è più

Linee sinuose, cofano bombato e un curioso singolo grande faro “monocolo” posto all’apice della griglia del radiatore. La Fiat Stanguellini 1100 S Ala D’Oro dei primi anni Quaranta è un’auto che non passa inosservata. Il suo look, per certi aspetti cartoonesco, è stato concepito dal modenese Vittorio Stanguellini, celebre nome del mondo automobilistico e motociclistico: suo padre, Francesco, è un appassionato di motori e ama correre con tricicli motorizzati. Nel 1925 Francesco diventa il primo concessionario Fiat di Modena – la famiglia è la prima di Modena a registrare un’automobile, nel 1910, con la targa ‘MO 1’ – e comincia ad affacciarsi al mondo delle competizioni sportive. Tuttavia, nel 1932 Francesco muore improvvisamente, lasciando proprio al figlio Vittorio, appena ventiduenne, la responsabilità dell’azienda. Vittorio si rimbocca le maniche ed inizia a farsi le ossa con l’elaborazione di automobili.Grazie alle Fiat e alle Maserati preparate da Vittorio, la Scuderia ottiene buoni risultati in competizioni rinomate, come la Targa Florio (che vince, nel 1937, con una Maserati 6CM), fino alla vittoria di classe (50º assoluto nella classifica generale) nella Mille Miglia del 1938, con la 750 Stanguellini e il trionfo nella stessa competizione nel 1940 nelle classi 750 e 1100. Dopo la guerra, Stanguellini arriva a misurarsi, addirittura, anche con la Scuderia Ferrari sui circuiti di tutta Italia e all’estero: nel 1946 la Squadra vince il Campionato nazionale assoluto Sport e si afferma al Gran Premio del Belgio, con la 1100 di Bertani, precedendo la Simca-Gordini pilotata dallo stesso Amedeo Gordini. Verso la fine degli anni Quaranta l’azienda produce pure i telai delle vetture e i motori; alla fine degli anni Cinquanta, la monoposto Stanguellini Junior 1100, ricavata da diverse vetture di serie (soprattutto Fiat), consegue un centinaio di vittorie in campo internazionale nella in Formula Junior. La casa modenese si distingue anche nei record velocità, in particolare con la Colibrì, vetturetta dall’aerodinamica avveniristica e spinta da un motore monocilindrico Guzzi 250, che conquista nel 1963 sei record mondiali sull’anello di alta velocità di Monza. Vittorio Stanguellini muore il 4 dicembre 1981. Oggi le sue vetture sono divenute ricercate auto d’epoca e diversi esemplari sono conservati, a Modena, presso il Museo Stanguellini. Ma torniamo un momento alla 1100 S di cui si parlava poc’anzi: nel 1943 venne declinata nell’affascinante versione Barchetta Ala d’Oro, sempre con base tecnica derivata dalla contemporanea Fiat 1100; parliamo di una Barchetta con fiancate lisce, vistosi montanti cromati verticali per il parabrezza e un riuscito gioco di listelli orizzontali e verticali a valorizzare il frontale. Negli anni successivi, i modelli 1100 Sport ricevettero carrozzerie principalmente da Bertone, Pininfarina e Motto. Almeno due vetture sono state vestite da Carrozzeria Ala d’Oro, che dà anche il nome all’auto. “Stanguellini il trasformatore… trasforma in automobili da corsa comuni automobili Fiat. Industria di calcolo e di esattezza, quella di Stanguellini consiste soprattutto nell’alleggerire le macchine”, racconta Guido Piovene nel suo “Viaggio in Italia” del 1956: “Buca tutto quello che può, asporta per togliere peso; strana bottega in cui si pagano ventimila lire per ogni chilo in meno”. Una storia di passione per le corse e amore per l’automobile, quando un “Davide” modenese faceva mangiare la polvere a parecchi Golia.

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