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Il mercato cinese non è più l’Eldorado

Chiusura di fabbriche, difficoltà a raggiungere quote di mercato significative, concorrenza enorme: i marchi non cinesi faticano

Il mercato cinese non è più l’Eldorado

C’è stato un momento nel quale le case automobilistiche europee, giapponesi e americane hanno spinto tantissimo per conquistare il mercato cinese. A suon di modelli e di fabbriche locali, hanno cercato di raccattare quote di mercato in un contesto che appariva favorevole. Non si poteva definire altrimenti un Paese con oltre un miliardo di abitanti, in crescita economica folle, sempre più orientato al capitalismo. Oggi, però, le cose sono cambiate.

I marchi automobilistici cinesi sono cresciuti in termini di qualità e progettazione, a tal punto da riuscire ad acquisire marchi dall’estero. Possono sfruttare risorse interne eccezionali per quanto riguarda la produzione di batterie e componentistica. Hanno saputo trarre vantaggio dal know-how altrui. Attualmente, dunque, le Case cinesi costruiscono vetture per tutti i tipi di pubblico (salvo le supercar) e grazie a una politica ultra-nazionalista del governo, gli acquirenti sono spinti ad acquistare da loro, piuttosto che dai tedeschi o dagli americani.

Cupra si espande: prima gli USA, poi la Cina

Un campanello d’allarme è la chiusura della fabbrica Jeep in territorio cinese. La produzione non è mai stata all’altezza delle aspettative, e dunque la Joint Venture tra GAC e Stellantis è stata fallimentare. Secondo la voce di alcuni analisti, interpellati da Bloomberg, potrebbe essere il primo passo verso la chiusura del periodo delle joint venture e verso la razionalizzazione dell’impegno cinese da parte dei marchi esteri. Attualmente la qualità delle auto prodotte localmente risulta sufficiente a tal punto da far preferire un suv BYD a un qualsiasi altro marchio tedesco o americano.

In definitiva, l’idea del mercato arretrato da colonizzare è tramontata da un pezzo. Ma sarà difficile anche sfidare le marche cinesi, vista l’incredibile quantità di modelli che sono oggi acquistabili localmente. Forse è più probabile il percorso opposto: le auto prodotte all’interno della Grande Muraglia, a costi ridotti, potrebbero aumentare a poco a poco la loro quota di mercato in Europa.

FP | Samuele Prosino RIPRODUZIONE RISERVATA

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