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Ha senso produrre auto elettriche “rombanti”?

La Dodge Charger Daytona SRT romba come una Muscle Car di una volta: una scelta che ha diverse motivazioni valide, altre più discutibili

Ha senso produrre auto elettriche “rombanti”?

Parliamo tanto di cambiamento, di futuro elettrico, di sfide ambientali, di abitudini da cambiare. Tutto molto giusto e sensato, dal punto di vista della lotta per ristabilire un clima tendente alla pericolosità. Cose da sopravvivenza umana, e le automobili c’entrano fino a un certo punto. Ma a volte le scelte fatte dalle case automobilistiche per rendere ‘passabile’ questa rivoluzione sono alquanto curiose, e si fanno notare. Lo spunto per la discussione ce lo può dare la recente presentazione della Dodge Charger Daytona SRT, vettura preparata dal marchio del gruppo Stellantis per dare un futuro alle mitiche muscle cars. Ebbene, questa auto elettrica dalle linee tradizionali e sicuramente di bell’aspetto ha una particolarità: romba come se avesse un motore a combustione interna sotto il cofano, anziché una batteria.

Il tema del sound delle auto elettriche ha diverse sfaccettature. La più importante, in realtà, è quella relativa alla sicurezza. Salvo che per il rotolamento degli pneumatici, queste auto non si sentono arrivare. Dunque è necessario che ‘suonino’ in modo che sia percepibile la loro presenza. Alcune marche chiamano compositori celebri per sviluppare questa componente musicale, altri invece optano per semplici melodie sci-fi. Dodge invece è andata dritta per dritta verso il suo passato, sviluppando un rombo chiaramente digitale che è artificiale come certi sorpassi con il DRS in Formula 1.

Un rombo artificiale è cool o cringe? Vale a dire, è moderno, divertente, alla moda oppure è vecchio, insipido, imbarazzante? Il sound tradizionale e naturale di un motore a combustione è ovviamente imbattibile, proprio perché acquisito senza registrazioni in sala prove. Ogni costruttore, con il tempo, ha trovato la sua chiave di violino. E tornando alle muscle cars, è ancora più evidente: queste auto sarebbero in grado di risvegliare i morti. Un V8 digitale è invece una novità curiosa, e sicuramente differenzia altri mezzi elettrici a cui siamo abituati, come una bici o un monopattino. La domanda è lecita: una Dodge Charger deve avere lo stesso suono di una Renault Twingo, posta la condizione che a volte è l’aspetto estetico a condizionare la nostra aspettativa?

Immaginiamoci una band che sale sul palco con tutto l’armamentario necessario per offrire un concerto metal o punk, salvo poi donare al pubblico canzoni neomelodiche. Sarebbe bizzarro, vero? Questo è il dilemma che hanno oggi le case automobilistiche quando scoprono che le auto elettriche, dal punto di vista del senso dell’udito, sono di base tutte identiche. C’è bisogno di aggiungere carattere, e per forza di cose l’apporto musicale deve arrivare dall’elettronica. Da quel punto di vista, in effetti, la Dodge Charger si suona esattamente come un tempo, modulando il pedale. Forse se un appassionato si risvegliasse dopo anni di torpore potrebbe non accorgersi nemmeno della differenza con una muscle car originale.

Dodge ha scelto il sistema Fratzonic Chambered Exhaust, elemento per altro brevettabile. Produce 126 dB di rumore, tanti quanti ne raggiunge una SRT Hellcat. Tecnologicamente è qualcosa di particolare e di certo non passa inosservato. Certo, Dodge avrebbe potuto pensare anche a un sound completamente diverso, per troncare con il passato definitivamente. Ma con quella carrozzeria, forse avrebbe creato un’atmosfera più imbarazzante. Pensiamo a cosa dovranno inventarsi Ferrari, Lamborghini, Porsche, AMG e altri marchi per creare delle elettriche con dei suoni in grado di far emozionare i loro facoltosi clienti: sarà una sfida davvero complessa da affrontare. La casa automobilistica americana, da questo punto di vista, ha sdoganato la chance di collegare due mondi opposti. Il dibattito non è mai stato così aperto.

FP | Samuele Prosino RIPRODUZIONE RISERVATA

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