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Flop M5S, la vicinanza col Pd produce il crollo dei consensi

flop m5s, la vicinanza col pd produce il crollo dei consensi

Il M5S, dopo aver ottenuto il peggior risultato della sua storia, continua a leccarsi le ferite per una sconfitta che lascia il segno.

Una sconfitta perlopiù annunciata anche perché i Cinquestelle sono sempre andati male alle Europee e perché la polarizzazione tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein ha indubbiamente penalizzato Giuseppe Conte. L’avvocato del popolo, non potendo ricorrere ai cavalli di battaglia storici dei pentastellati, ossia il Superbonus e il reddito di cittadinanza, ha dovuto ripiegare sul pacifismo. Un tema quest’ultimo che non ha pagato quei politici che lo hanno abbracciato, come si è visto dagli scarsi risultati ottenuti dalla lista Pace terra e dignità di Michele Santoro.

Neppure la questione morale è stato il cavallo di battaglia grillino di questa campagna elettorale, probabilmente perché Conte aveva già capito ciò che è stato confermato dalle urne: la legalità non tira più. Antonio De Caro, sindaco uscente di Bari, travolto pochi mesi fa dal punto di vista mediatico dalla maxi-inchiesta sulle infiltrazioni mafiose in Comune, ha ottenuto quasi 500mila voti in tutto il Sud mentre il Pd nel capoluogo pugliese ha preso il 49,5%. Nella Liguria del governatore Giovanni Toti e di Beppe Grillo, invece, FdI è rimasta primo partito con quasi il 27%, mentre i Cinquestelle si sono fermati al 10%. Uno dei problemi, probabilmente, è stato anche la composizione delle liste che erano prive di ‘portatori di voti’ e soprattutto della candidatura di bandiera di Giuseppe Conte. Queste sono solo le motivazioni più ovvie e conosciute, ma non le uniche.

Basta guardare l’andamento delle elezioni Politiche ed Europee (ossia quelle di livello nazionale) per notare come il M5S abbia sempre ottenuto risultati migliori quando si è distanziata maggiormente dal Pd. Il M5S delle origini nacque sia contro il Pdl sia contro il Pdmenoelle e alle Politiche del 2013 prese il 25%, mentre alle Europee dell’anno successivo, sebbene superata nettamente dal Pd del 40% di Renzi, ottenne più del 20%, una cifra doppia rispetto a quella attuale. Conte ha trasformato il M5S in un partito “di stampo progressista” nella speranza di sopravvivere in un contesto sempre più bipolare, ma il dato più alto resta quel 32,5% del 2018 ottenuto quando i pentastellati si presentarono come l’unico vero “terzo polo”, alternativo sia al centrodestra sia al centrosinistra. In seguito, l’alleanza più o meno organica col Pd ha fatto precipitare il M5S a cifre molto vicine al 10% come testimoniano anche i sondaggi precedenti alla fine della scorsa legislatura. Siamo in epoca Draghi e i Cinquestelle, seppur controvoglia, seguono il Pd nel sostegno al governo di unità nazionale. Il partito è in caduta libera e le frizioni con l’ala dimaiana del Movimento aumentano la crisi.

I sondaggi sono impietosi e nel giugno 2022 e oscillano intorno al 12%, un dato che all’epoca si pensato potesse precipitare al 7% in caso di scissione dei dimaiani. La realtà dei numeri ha poi dimostrato che la forza elettorale dell’ex ministro degli Esteri era notevolmente inferiore a quanto inizialmente ipotizzato. Un sondaggio di Swg per La7 attribuiva ai pentastellati un misero 11,5% e metteva in evidenza il fatto che il 50% dei potenziali elettori preferivano un M5S totalmente autonomo dal Pd, mentre i favorevoli a un’intesa con i dem si fermavano al 33%. Youtrend a fine luglio testava il M5S al 10%, ma tutto cambia quando Conte decide di far cadere il governo Draghi e di rompere col Pd, soprattutto sul tema dell’invio delle armi a Kiev. Una linea più critica e autonoma dal Pd ha portato i Cinquestelle a risalire fino al 15,5% alle Politiche del 2022, mentre dall’alleanza giallorossa che si è cercato di costruire negli ultimi anni sono arrivate ben poche soddisfazioni. Fatta eccezione per la Sardegna, il centrosinistra ha sempre perso le elezioni Regionali quando Pd e M5S si sono presentati insieme e con un distacco di circa 20 punti percentuali dal centrodestra. Tutti questi elementi fanno legittimamente pensare che la costruzione del “campo largo” sia ancora alquanto difficoltosa…

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