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Il GP del Giappone era una gara fondamentale per comprendere meglio le potenzialità della SF-24, su un tracciato sulla carta meno congeniale, dove ci si aspettava una McLaren particolarmente in palla. Ebbene la Ferrari ha risposto presente, massimizzando il risultato in gara, nonostante una qualifica non eccellente.
Per andare forte tra le curve in appoggio della storica pista giapponese bisogna generare tanto carico e avere un ottimo bilanciamento, non proprio due punti di forza della precedente monoposto del Cavallino. In più abbiamo assistito ad un GP con alto degrado delle gomme, altro tallone d’Achille (il più serio) della SF-23. Per questo il fine settimana del Cavallino va valutato in maniera molto positiva, più di quanto possa dire l’ordine d’arrivo. Su una pista “pittata” per la Red Bull di Newey, Sainz e Leclerc hanno disputato – in maniera diversa – una gara sublime, scavalcando la McLaren e prendendosi le posizioni dietro i bibitari.
Nel suo piccolo, pur non riuscendo su questo tracciato a competere con la Red Bull, la Ferrari ha dato una prova di forza, consolidando il secondo posto Costruttori e confermandosi un passo avanti a tutte le altre. La McLaren, che per efficienza aerodinamica è una vettura assai valida, anche su una pista amica è rimasta dietro. Mercedes annaspa nei suoi problemi senza via d’uscita, trascinando con sé un Hamilton malinconico e dimissionario. Alonso lotta con il coltello tra i denti e nobilita una Aston Martin che è vettura buona, ma non certo brillante.
La Red Bull fa il vuoto, la Rossa quel vuoto prova lentamente ad riempirlo, passo dopo passo, occupando per ora lo spazio che c’è tra Milton Keynes e il resto del plotone. L’orgoglio è quello di aver trovato finalmente una giusta direzione, e nei prossimi GP, complici aggiornamenti e piste più adatte, si può anche pensare di mettere sotto pressione i mostri lì davanti, invece di dover preoccuparsi di chi insegue.
Antonino Rendina