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F1: i paraschizzi fanno schifo

Fanno schifo. Giudizio soggettivo e puramente estetico della soluzione che la Ferrari, sotto mandato FIA, ha testato questa mattina sulla pista casalinga di Fiorano. I paraschizzi per evitare le nuvole d’acqua sono osceni. Ma in F1 le cose non devono essere belle, devono funzionare.

I rivestimenti delle gomme testati saranno quindi efficaci? È presto per dirlo. I dati andranno analizzati da chi di dovere. Per ora, osservando le foto che girano per il web (per quella in copertina i crediti sono di Motorsport.com), non sembrano essere poi così efficaci perché si notava una fitta barriera di goccioline che inondavano la vettura che seguiva l’auto dotata del “rivoluzionario” sistema che sa, invero, di elemento rabberciato alla bene e meglio.

È un test, ne sono conscio. Quindi ciò che si vede oggi potrebbe non essere la versione definitiva che si introdurrà prossimamente. Se mai accadrà. Ma sia concessa una critica forse superficiale e proveniente da chi non è avvezzo alla dinamica dei flussi e alla fisica in generale.

Sommessamente, da umanista osservatore, mi permetterei di far notare, in accordo con quanto affermato ripetutamente da Mario Isola (non l’ultimo degli sciocchi) che il vero problema delle “barriere d’acqua” deriva dal diffusore, dalla capacità che questo ha di estrarre aria dal sottoscocca per “spararla” dietro la vettura. 

Viene da sé che quando la pista è bagnata, insieme agli altri gas ci siano le particelle di liquido che si comportano come una nebbia avvinghiante. Ben vengano le prove, ma si cerchi di capire qual è il vero problema invece di procedere a tentoni.

f1: i paraschizzi fanno schifo

Paraschizzi F1

Ricordiamo che quello odierno è il secondo tentativo. Il primo, fallito miseramente, prevedeva l’installazione di piccole paratie dietro le gomme posteriori. Proprio a causa di quel test infausto, Tombazis e suoi hanno esagerato portando queste bare in carbonio dal dubbio gusto e dall’efficacia da verificare. 

Le gomme sono parte del problema (si può agire limitatamente giocando sull’impronta a terra e sul disegno del battistrada) ma non il solo. Le aree di intervento dovrebbero essere anche altre e le regole 2026, ancora non del tutto deliberate, dovrebbero rappresentare un’occasione d’oro per il legislatore. 

Poi ce ne sarebbe un’altra di questione. Ma questa è più filosofica: la Formula Uno attuale, e il motorsport a ruote scoperte in generale, anche nelle classi propedeutiche, scoraggia la guida in condizioni da bagnato. 

Ne è venuta fuori una nidiata di piloti pavida, impaurita, incapace di amministrare il mezzo quando l’asfalto si fa viscido. A questa deriva, ahinoi, non sembra esservi freno.

Crediti foto: Motorsport.com

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