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Colnago: «Così incontrai Enzo Ferrari e cambiai per sempre la bicicletta»

Sapete come è nata la bicicletta? Si potrebbe dire che è stata creata dalla Natura. Nel 1815 esplose un vulcano in Indonesia: le ceneri oscurarono così tanto i cieli europei da creare l’anno senza estate, il 1816. Morirono per primi i cavalli, il mezzo di locomozione. E il conte Karl Drais inventò quella che solo dopo venne chiamata dai francesi draisine, la Draisina, la bicicletta senza pedali che ancora diamo ai bambini piccoli perché più sicura (in sostanza le gambe fanno da appoggio e da motore).

Non furono dunque i francesi a crearla nel 1790 con il conte de Sivrac. Il celerifero è una fake news inventata da un giornalista alla fine dell’Ottocento. Ma è invece vero che una parte importante della storia della bicicletta riguarda Ernesto Colnago. Partito solo a 13 anni a saldare i tubi dele bici (”eravamo dopo la guerra, mi dissero di dire che ne avevo 14 altrimenti non avrei potuto lavorare alla fabbrica Gloria”), fu anche un buon ciclista (vinse quella che dopo sarebbe stata chiamata la Milano-Saronno) e il grande Magni lo volle come meccanico al Giro d’Italia. (Qui sotto il nuovo episodio di )

Ma la vera svolta avvenne quando Ernesto Colnago, oggi in splendida forma a 91 anni, si mise i testa di incontrare il Drake, Enzo Ferrari, per realizzare le biciclette in fibra di carbonio quando nessuno lo credeva possibile. “Chiesi a Mauro Forghieri, all’epoca direttore tecnico della Ferrari, che era un mio amico – racconta Colnago nel podcast Geni Invisibili – ma lui mi rispose che era impossibile. Io insistei: dammi questa soddisfazione. Fu così che mi trovai davanti a Ferrari, era come incontrare Padre Pio”.

Colnago racconta di come il Drake, curioso di tutto, lo portò a pranzo al Cavallino, il ristorante, e lì gli consigliò di raddrizzare le forcelle per renderle più resistenti prima di farle in carbonio. “Intanto mangiava mortadella”. Nacque così la bicicletta Colnago Ferrari come la chiamarono i giornali. Nessuno ci credeva. L’unico che oltre a Ferrari ebbe fiducia in Colnago fu l’ex presidente di Confindustria, Squinzi, che con la Mapei sponsorizzava diverse squadre. “Ci ridevano dietro – ricorda Colnago – ma Squinzi mi disse: o vinciamo in due o perdiamo in due. E vincemmo la Parigi-Roubex”.

Da allora nulla fu uguale a prima. “Ci copiarono tutti quanti” dice con orgoglio Colnago. Ecco la sua storia, degna di un racconto di Giovanni Testori ma anche del Thomas Edison della bicicletta.

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