Le auto cinesi le riconosci subito. E la BYD Dolphin che ho appena guidato non è da meno. Perché appena ci sali ti fa capire subito le sue origini. Non sto parlando dell’assetto davvero molto morbido o della pletora di Adas che controlla ogni tua mossa, ma dell’attenzione maniacale ad alcuni dettagli – anche i più piccoli e trascurabili – che accomuna tutti i modelli del Dragone. Particolari che la maggior parte dei clienti non noterà – come i continui richiami alle onde dell’oceano su plancia, maniglie interne e cruscotto, oppure il piccolo delfino disegnato sulla spalla dei pneumatici Linglong (che però da noi non dovrebbero arrivare) –, ma che in realtà raccontano quanto le auto cinesi si siano evolute rispetto a un tempo. Di strada davanti ne hanno ancora tanta – e lo si capisce osservando le parti più nascoste della meccanica – ma la via che hanno intrapreso è quella giusta, almeno nel caso di questa BYD. Che in Italia è già ordinabile con prezzi a partire da 30.790 euro, ma che arriverà su strada nell’ultimo trimestre di quest’anno.
BYD Dolphin (2023)
Fanno tutto loro. In pochi la conoscono, ma la Build Your Dreams (il cui acronimo è il nome del marchio) è un vero colosso. Dal ’95 produce svariate tipologie di componenti elettronici (un dispositivo tech su quattro ha almeno una parte firmata BYD) e negli anni ha ampliato la propria offerta di prodotti lanciando in Cina automobili e pure treni. Costruiscono di tutto, dalle plastiche alle batterie, e per questo hanno deciso di creare da un foglio bianco la meccanica delle loro elettriche. Così è nata una piattaforma, la e-platform 3.0 su cui è basata anche alla sorella Atto 3, che prevede una batteria Lfp (Litio-ferro-fosfato) di tipo Blade, a lama, quindi con celle ultrasottili che consentono di massimizzare la densità energetica così da risparmiare peso e spazio. Questa tecnologia è pensata per offrire buone prestazioni (anche se per ora la potenza di ricarica arriva a 88 kW, molto meno rispetto alle concorrenti europee), costi contenuti e massima sicurezza. Pure motore, inverter ed elettronica di potenza sono sviluppati totalmente in-house: sono integrati in un blocco unico e promettono un’efficienza particolarmente elevata, che ho apprezzato durante i circa 200 chilometri che ho percorso con una Dolphin di pre-serie sulle strade a nord di Madrid.
13,7 kWh/100 km. Con le solite premesse di un primo contatto, con numeri da non prendere come valori assoluti (i dati “veri” saranno quelli del nostro Centro prove), vi riporto solo un valore per farvi capire quanto quest’auto sia attenta ai consumi: 13,7 kWh/100 km. Che è il consumo (trovate la foto nella galleria qui sopra) che ho registrato durante la mia sessione di guida. Il computer di bordo della Dolphin registra i dati sugli ultimi 50 chilometri, quindi in quel valore c’è un mix di città e traffico, ma anche una trentina di chilometri su strade a scorrimento veloce, da 90 a 120 km/h. Giudicate voi.
Riprende bene. Tutto questo senza aver a che fare con un’auto soporifera, anzi. La BYD Dolphin che ho guidato era una Comfort (ci sono quattro allestimenti, tre livelli di potenza e due batterie) da 35.790 euro, quindi una delle più ricche della gamma: batteria da 60,4 kWh (che promette un’autonomia di 427 km) e motore anteriore da 204 CV. Numeri che da soli fanno capire quanto quest’auto da 1.658 kg possa essere spigliata, soprattutto in ripresa, dove sfodera la parte migliore del suo carattere. In movimento guadagna velocità molto rapidamente, mentre l’accelerazione da fermo non fa gridare al miracolo: i 7 secondi dichiarati per lo 0-100 sono un buon tempo, ma la Dolphin non ti schiaccia al sedile nei primi metri. Tra le varie modalità di guida la Sport è quella con un po’ di pepe in più, peccato solo che la frenata rigenerativa sia molto blanda, anche nella sua configurazione più “aggressiva”. Niente funzione one pedal e rallentamenti poco marcati: si potrebbe fare di meglio, soprattutto visto che il feeling con il pedale del freno è migliorabile.
Tutto confort. Come tutte le cinesi che ho guidato finora, la Dolphin punta tutto sul confort di marcia, mettendo un po’ da parte la dinamica. Lo sterzo, molto leggero, non brilla per precisione e rapidità, abbinandosi a un assetto molto morbido che genera un rollio importante. Di conseguenza, l’inserimento in curva è lento e sulle prime non si ha un gran feeling con l’auto nonostante l’asse posteriore preveda uno schema multilink a ruote indipendenti (solo la versione base, la Active da 95 CV, ha un ponte rigido). Dopo qualche curva, però, ci si abitua al suo comportamento e si adegua la guida per assecondarlo. L’altro lato della medaglia è un isolamento dalle sconnessioni di ottimo livello, pure sulle buche più marcate. Se non si alza il ritmo, dunque, si viaggia molto comodi, complici la silenziosità dell’abitacolo (disturbata solo dalla miriade di avvisi acustici degli Adas) e i morbidi sedili di pelle vegana.
Spaziosa e ben fatta. Proprio le sedute mi hanno stupito: la posizione di guida è un po’ alta (sotto, d’altronde, c’è la batteria), ma le regolazioni elettriche garantiscono una buona escursione e si riesce a viaggiare con le gambe abbastanza distese, con un’impostazione più da berlina che da Suv. E questo, sulle auto di oggi, è tutt’altro che scontato anche su una hatchback. Nonostante le dimensioni esterne (è lunga 429 centimetri, esattamente come una Golf) Lo spazio a bordo non manca. Davanti avrei solo preferito qualche centimetro extra in larghezza per le gambe, visto che il tunnel centrale è un po’ ingombrante. Dietro, invece, non ci si può lamentare: l’agio per testa e gambe è da Suv (termico) di segmento superiore. Non brilla invece il bagagliaio: la Casa dichiara 345 litri, ma lo spazio a disposizione è sufficiente per due trolley e poco più. Utile l’ampio doppiofondo per cavi di ricarica e borse morbide. Di buon livello, invece, i materiali: la pelle vegana è morbida e piacevole al tatto e la finitura delle plastiche interne, prive di sbavature o imperfezioni anche nelle parti basse, è curata.
Lo schermo gira. Tra le frecce al suo arco la Dolphin ha anche la tecnologia di bordo. Di serie ci sono diversi sistemi di assistenza alla guida, compreso il Livello 2, che monitorano la strada e il guidatore per garantire la massima sicurezza. A dire la verità sono parecchio petulanti (a partire dalla voce che ti avvisa che hai superato il limite di 1 km/h e dai continui beep del mantenimento della corsia), ma sono molto utili nella guida di tutti i giorni. Di ottimo livello anche l’infotainment, fluido, veloce, reattivo e con menu ordinati e intuitivi. In più, premendo un pulsante sul volante o sfiorando un’area del touch screen, lo schermo da 12,8” si può ruotare di 90 gradi, facendolo passare da orizzontale a verticale. Un dettaglio che all’atto pratico non ha un’utilità vera e propria, ma che risulta innegabilmente scenografico.
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