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Austin Butler, in Bikeriders sono un lupo solitario in moto

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Austin Butler, in Bikeriders sono un lupo solitario in moto

(ANSA) – ROMA, 13 GIU – Musica di scarichi Harley Davidson (il suono di queste bicilindriche di Milwaukee è oggetto di copyright), muscoli in bella vista, chiodi in pelle nera d’ordinanza con variopinti patchwork e una cultura necessariamente molto macha. Benvenuti in The Bikeriders, film diretto da Jeff Nichols, in sala dal 19 giugno con Universal Pictures. Un film, questo di Nichols, non solo sulle bande di motociclisti, tipo Hells Angels, che scorrazzano per l’America sulle loro moto personalizzate, ma anche divertente, romantico, pieno di passione e anche per certi versi antropologico con il racconto di questa contro cultura, quella dei bikers degli anni Settanta, che a un certo punto cambia degradando verso la violenza. Il tutto ispirato all’omonimo fotolibro del 1968 del fotografo Danny Lyon, che racconta le vicende del moto club degli Outlaws MC. The Bikeriders segue esattamente l’ascesa di un club di motociclisti come i Vandals. Protagonisti Kathy (Jodie Comer) che entra a far parte del gruppo dopo aver sposato il più irriducibile e folle dei motociclisti di nome Benny (Austin Butler) e poi Johnny (Tom Hardy), il leader della banda, coraggioso e normale allo stesso tempo (ha moglie, figli e anche un lavoro da camionista). Lui è l’unico uomo che Benny rispetta e verso cui prova autentica fedeltà e Kathy capirà ben presto che proprio con lui dovrà condividere l’affetto del marito. “Io il nuovo James Dean? – dice Austin Butler oggi a Roma – Significava molto per me, ma non ci sono confronti con lui. Quello che mi ha sempre attratto di lui è quanto fosse animalesco, spontaneo ma anche vulnerabile. Una volta avevamo da una parte Marlon Brando che diceva vaffanculo, dall’altra, Montgomery Clift che diceva per favore: aiutami. Nel mezzo c’era James Dean”. E ancora l’attore (Elvis diBaz Luhrmann e, irriconoscibile, in Dune parte 2): “Sono cresciuto con mio padre in moto. Andavamo a fare lunghe corse e poi, quando avevo sedici anni, mi ha portato in un parcheggio per insegnarmi a gestirla nelle curve. Che moto ho oggi? Ne ho tre: una Harley Shovelhead del 1966, un’altra Harley Softail e, più recentemente, ho comprato una Triumph Bonneville”. “Il personaggio di Benny è una specie di lupo solitario – continua Butler -. Eppure c’è in lui dell’umanità e nei Vandals ha finito per trovare una sorta di figura paterna in Johnny. Quando poi incontra Kathy si innamorano e si sposano molto rapidamente, ma è uno sempre pronto a fuggire”. Sottolinea, infine, il regista Jeff Nichols: “I film sui motociclisti erano un sotto-genere negli anni ’60 e ’70, lavori di serie b. E molti di loro erano davvero malfatti. Ma se guardi a Quei bravi ragazzi di Scorsese, lui stava raffigurando una sottocultura proprio come quella che racconto io. In questo film c’è la stessa struttura”. (ANSA).

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