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Alpine, fondamentale farsi conoscere di più

Alpine ha cominciato a intraprendere il percorso che riporterà il marchio a essere conosciuto e riconosciuto, dopo anni di buio

Alpine, fondamentale farsi conoscere di più

Magari gli appassionati di automobilismo sportivo di lunga data e i lettori più assidui del ‘prodotto’ auto non hanno bisogno di fare ricerche per sapere di cosa si occupa Alpine. Chiaramente oggi ci sono un team di Formula 1 e una compagine iscritta al Mondiale Endurance, in grado di ricordarlo costantemente. Ma c’è anche la A110, erede moderna della storica vettura che fece furore nei rally internazionali. Alpine fa parte del Gruppo Renault e ha preso da esso una nuova parte dell’amore verso lo sport, che già provava. In futuro, però, ci sarà un forte impegno ad allargare la platea di persone in grado di conoscere Alpine e di apprezzarne i suoi contenuti, di qualunque tipo siano.

Oggi più che mai, Alpine dice “ci siamo anche noi“, e lo fa portando avanti una tradizione sportiva che in Francia ovviamente è vista come istituzionale del marchio, mentre altrove è un po’ meno sentita. Serve tanta visibilità, tanta volontà: e allora il marchio, sempre nella speranza che Fernando Alonso ed Esteban Ocon siano in grado, insieme ai tecnici del team, di trionfare in Formula 1, ha organizzato un piano ben preciso per risaltare in uno scenario ove non ci sono avversari diretti, ma piuttosto un gruppo di marche che possono sovrapporsi in termini di valori. Vale a dire, leggerezza, agilità, presenza di un sentimento heritage molto forte, impronta riconoscibile di design e, da non dimenticare, prestazioni.

A110, Alpine lancia l’edizione limitata Tour de Corse 75

Alpine dal 2024 sfornerà ben tre modelli che dovranno garantire la sopravvivenza a lungo termine del marchio. Saranno tutti elettrici, saranno pensati per pubblici diversi (stile berlina per individualisti, stile SUV per famiglie, stile coupé per gli appassionati delle emozioni forti) e soprattutto non saranno fatti con lo stampino. Il marchio continuerà intanto a sfornare versioni speciali della A110, organizzerà eventi in giro per l’Italia e non solo, in circuito e sulle strade più interessanti del Paese; cercherà di essere sempre presente alle manifestazioni dedicate in tutto o in parte al mondo heritage. Arriveranno anche nuovi concept, per alimentare il sogno: e se sembra ovvio farlo, bisogna ancora capire perché alcuni marchi si dimenticano di continuare a mostrare che sono vivi. Non Alpine, almeno non dopo aver mostrato il prototipo A4810, realizzato con lo IED di Torino (in copertina).

Alpine sarà dunque presente, come un genitore che per troppo tempo è stato preso dalla carriera, e che dopo aver capito la lezione, vuole veder crescere meglio i suoi figli. Così Alpine, cullata dal sogno delle corse, poi dimenticata, oggi sembra pronta a recuperare tutto lo spazio di cui ha bisogno.

I volumi sono naturalmente bassi, ed è normalissimo: il pubblico di Alpine, seppur eterogeneo, non può essere diverso da quello degli altri marchi esclusivamente premium e sfacciatamente sportivi. Ma con l’approdo all’elettrico il potenziale per allargare la platea c’è tutto, sempre tenendo a mente i collegamenti alla storia. Il periodo di assestamento continuerà ancora, e Alpine si potenzierà sul territorio direttamente e indirettamente: alla fine del decennio, se tutto andrà come De Meo vuole, allora la nicchia del marchio sarà sufficientemente popolata da effettuare il finale distacco, quello verso un pubblico totalmente nuovo.

FP | Samuele Prosino RIPRODUZIONE RISERVATA

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