MotoGP 2024 – Il pilota fa ancora la differenza? Sì, in SBK. E in MotoGP?
In MotoGP è così, o elettronica, abbassattori, aerodinamica appiattiscono i valori, rendono queste moto “facili” da guidare, come sostengono molti appassionati? Proviamo a vedere, prendendo qualche esempio. Partiamo da Pecco Bagnaia, il campione del mondo in carica: da quando ha vinto la sua prima gara in MotoGP, Aragon 2021, ha totalizzato 22 successi su 53 GP disputati (qui vengono prese in considerazione solo le gare della domenica), per una percentuale di primi posti di 41,50%. Ristringendo l’analisi solo alle prime sette gare del 2024, Bagnaia ha trionfato 4 volte su 7 GP. Beh, certo, “facile farlo con la GP24”, dicono i suoi detrattori. Ma la GP 24 ce l’ha anche un pilota velocissimo come Jorge Martin, che ha vinto due volte, quindi la metà di Bagnaia, mentre Enea Bastianini e Franco Morbidelli, anche loro con la GP24, non sono ancora saliti sul gradino più alto del podio. Quindi…
Prendiamo un altro pilota, Marc Marquez, che ha sempre fatto una differenza mostruosa rispetto ai suoi compagni di marca in Honda. L’ha fatta anche nel 2023, come conferma la classifica generale: Marquez ha chiuso al 14esimo posto con 96 punti, il secondo pilota Honda è stato Takaaki Nakagami, 18esimo con 56 punti. 2024: Marquez vince nettamente il confronto con gli altri piloti con la GP23, tanto che in classifica ha quasi il doppio dei punti di Fabio Di Giannantonio, il secondo con la GP23: Marc è terzo con 136 punti, Fabio è nono con 74, 62 in meno. Tanta roba.
Anche in Casa KTM c’è un pilota, Pedro Acosta, decisamente più efficace degli altri, così come spesso avviene in Yamaha con Fabio Quartararo.
In definitiva: il pilota fa ancora la differenza anche in MotoGP. Magari meno rispetto a quando c’erano le 500 2T, ma i più forti emergono sempre in maniera evidente, come si è visto con Razgatlioglu, Bagnaia, Marquez, Vinales e gli altri esempi riportati.
In collaborazione con Moto.it