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Saloni a metà

Con l'elettrico sempre più realtà l'idrogeno diventa la frontiera del futuro, ma negli spazi espositivi manca l'attenzione all'infrastruttura

Saloni a metà

La settimana dal 17 al 21 ottobre ha offerto un perfetto spaccato sull’industria della mobilità, un settore dinamico in profonda rivoluzione ma al contempo frenato da fattori esterni. Elementi quali l’infrastruttura e la ricerca, che più di tutti si rivelano bisognosi di stimoli e investimenti, che però vengono occultati proprio in quelle occasioni in cui potrebbero godere di quella visibilità indispensabile per sensibilizzare e informare. Così, mentre l’elettrico è ormai realtà mentre l’idrogeno comincia a stagliarsi sullo sfondo con contorni sempre più nitidi, il pubblico appare smarrito di fronte a prodotti rivoluzionari ma decontestualizzati dalla società e dall’economia future per cui sono stati concepiti.

La propulsione elettrica a batteria domina i padiglioni del Salone dell’Auto di Parigi. I nuovi modelli elettrificati europei si contendono gli stand con i marchi in arrivo dalla Cina, un problema logistico che nel breve potrebbe rivelarsi metafora della competizione che si innescherà sul mercato. L’elettrico non è più una prospettiva lontana, manifesto di un futuro remoto distante dal diventare realtà, ma è parte centrale della quotidianità e dell’industria automobilistica, di cui i saloni ne sono il perfetto riflesso. Mentre pochi anni or sono le esposizioni automobilistiche vertevano su modelli termici e diesel, con la sporadica presenza di concept elettrici al tempo percepiti come avveniristici, a prendersi la scena adesso sono proprio le auto a batteria. A impersonare il ruolo di tecnologia del futuro dalle promettenti potenzialità subentra l’idrogeno, sia in forma di fuel cell che di motore a combustione. Così, mentre il presidente di BMW Zipse dichiara che l’idrogeno sarà la prossima tendenza e il CEO di Alpine lo vede come un carburante per le future GT, tra gli stand parigini si scorgono concept come la Alpenglow, alternati a modelli pronti alla produzione tra cui NAMX HUV e Hopium Machina, capace di autonomie fino a 1000 chilometri.

Circa ottocento chilometri più a sud dall’altro fronte delle Alpi, a Torino nella giornata di mercoledì il gruppo Iveco inaugura il nuovo stabilimento di FPT Industrial dedicato ai powertrain elettrici. Mentre le ultramoderne linee di produzione sono già attive per l’assemblaggio di accumulatori agli ioni di litio e dei poderosi assali per i camion a batteria del brand Nikola, i vertici del gruppo definiscono l’approccio multi-energetico quale uno dei principi cardine della mobilità sostenibile. Sullo sfondo ancora una volta ritorna l’idrogeno, che si prospetta come la tecnologia più adatta per il trasporto pesante su gomma sulla lunga distanza. Tanto da Parigi quanto da Torino, che sia per le sportive ad alte prestazioni o per i mezzi pesanti, la visione dell’industria per la mobilità del futuro è quella di un’offerta diversificata, basata su tecnologie differenti per rispondere a missioni prodotto differenti.

Stupisce però che in occasione dei saloni automobilistici internazionali, i piani di ammodernamento e potenziamento delle infrastrutture, così come le ricerche condotte da università e case, non godano della stessa visibilità delle auto che invece monopolizzano gli spazi espositivi. In eventi simili può capitare di imbattersi negli stand di aziende come Bosch ed Enel, ma in generale il tema infrastrutturale viene trattato in maniera marginale. Ne deriva un quadro in cui i saloni vertono principalmente attorno al prodotto finito, troncandone tutto ciò che ne dovrebbe essere a supporto, in un’epoca che invece mai come prima vede una strettissima interdipendenza tra le auto e le reti di approvvigionamento energetico, oltre che di materie prime. Si percepisce l’assenza di una comunicazione  immediata e d’effetto dei piani di investimento per la transizione energetica da parte degli enti governativi nazionali e internazionali, che con grafici, modelli, plastici e realtà aumentata potrebbero illustrare efficacemente le strategie a supporto della riconversione della mobilità.

Stupenengo: “Il multi-energy è un mantra del gruppo Iveco”

Tra l’inaugurazione dello stabilimento torinese di FPT e il salone parigino, emerge un panorama in cui il prodotto è sempre più pronto alle sfide della mobilità sostenibile, la cui realizzazione tuttavia è frenata proprio dall’infrastruttura, sia a livello di quantità che di qualità energetica. “Ci vuole un po’ di tempo, ma dobbiamo soddisfare gli ambiziosi programmi che ci hanno dato a livello di commissioni europee e non solo, per fare in modo che le due tempistiche siano concordi. Come prodotto e veicoli noi ci siamo. Ci devono dare una mano affinché l’infrastruttura segua”, riflette Annalisa Stupenengo, Chief Operations Officer del gruppo Iveco. Un’industria che non può fare altro che continuare a spingere e a farsi trovare pronta, essendo il motore principale in grado di mettere in moto la macchina di adeguamento dell’infrastruttura.

FP | Carlo Platella RIPRODUZIONE RISERVATA

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