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Rapporto Aniasa – Il lungo termine traina il pay-per-use

rapporto aniasa – il lungo termine traina il pay-per-use

Rapporto Aniasa – Il lungo termine traina il pay-per-use

Corre il lungo termine, in salute il breve termine, soffre il car sharing. Questa, in estrema sintesi, la fotografia dell’autonoleggio in Italia – un’attività che vale 14 miliardi di euro di fatturato e che ogni giorno mette su strada 1,3 milioni di veicoli – scattata dall’Aniasa, l’associazione delle imprese del settore e del digital automotive. Vediamo i numeri del 2023 e del primo quadrimestre 2024, illustrati il 9 maggio a Milano dal presidente del sodalizio Alberto Viano.

Effetto incentivi. Sono tutti estremamente positivi i principali indicatori del 2023, con il fatturato – compreso quello da rivendita dell’usato – salito del 12,9% rispetto al 2022 a 10,6 miliardi di euro, una flotta circolante al 31 dicembre cresciuta dell’8% a 1,217 milioni di veicoli, immatricolazioni aumentate del 23,6% a 438 mila veicoli, di cui 82 mila green, ossia elettrici e ibridi full o plug-in, e una quota Nlt sul totale immatricolato che l’anno scorso ha raggiunto il 24%. Alla fine del 2023, i clienti del long term rent erano circa 254 mila, di cui 90 mila aziende, 3 mila amministrazioni pubbliche e 161 mila privati (poco più di 90 mila con codice fiscale e poco più di 71 mila con partita Iva). Positivi anche i numeri del primo quarto 2024 (+14,6% il fatturato e +8,3% la flotta circolante), anche se nei primi tre mesi le immatricolazioni sono diminuite del 14,8% rispetto a un particolarmente brillante, va detto, primo trimestre 2023. Un calo che secondo Viano è attribuibile anche all’effetto annuncio degli incentivi 2024 – ai quali il noleggio potrà accedere al 100% rispetto ai bonus dimezzati del 2023 e dell’ultima parte del 2022 – che da qualche mese starebbe ritardando l’immissione degli ordini da parte dei clienti Nlt.

Rac in ripresa. Complessivamente roseo, il 2023, anche per il rent a car (Rac), nel cui quadro riassuntivo c’è un solo dato in rosso, quello relativo alla durata media del noleggio, diminuita del 3,3% rispetto al 2022 (da 8,6 a 8,3 giorni). Tutti gli altri indicatori presentano variazioni positive: il fatturato totale è salito del 7,5%, i giorni di noleggio del 14,2%, il numero di noleggi del 5,3%, la flotta media del 12,6% e le immatricolazioni dell’8,2%. Nonostante ciò, il noleggio a breve non ha del tutto recuperato lo stato di salute pre-Covid. In particolare, risultano ancora inferiori al 2019 le immatricolazioni (-22,8%), il numero di noleggi (-18,9%) e i giorni di noleggio (-1,6%). La tendenza al recupero, però, sta proseguendo a buoni ritmi anche nel 2024. Nel primo trimestre, infatti, il fatturato è salito del 7%, i giorni di noleggio del 6,8%, il numero di noleggi del 5%, la flotta media del 3,5% e le immatricolazioni sono quasi raddoppiate (+92,4%).

Solo le metropoli condividono. Mentre l’autonoleggio cresce, il car sharing, sempre più concentrato a Roma e a Milano, continua a soffrire. I noleggi, 4,97 milioni, sono diminuiti nel 2023 di circa il 10% e sono sempre più lontani dai livelli pre-pandemia, quando erano più di 10 milioni. Cresce invece, anche se di poco, il numero di utenti attivi negli ultimi 6 mesi (+4%). Dopo 2 anni di calo, il 2023 registra una sostanziale stabilizzazione delle vetture medie in flotta a 3.500 unità (l’80% concentrato a Roma e Milano). Positiva, invece, la durata media del noleggio, passata da 77 a 95 minuti. Per sopravvivere al contesto di mercato il car sharing, spiega Aniasa, strizza l’occhio al rent-a-car, un trend che proietta l’offerta del comparto verso formule weekend o pluri-giornaliere.

Appello alla riforma fiscale. Infine, l’appello al governo. Va colta l’opportunità offerta dalla delega fiscale e dalla prossima legge di bilancio per riequilibrare finalmente la fiscalità sull’auto aziendale, ha detto Viano.In Italia su un’auto di costo pari a 30 mila euro le aziende possono scaricarne’ 3.615, contro i 25mila della Germania, i 23mila della Spagna e i 18mila di Francia e Regno Unito. Secondo nostre stime, ha concluso, un graduale riequilibrio verso tali valori, almeno sulle nuove vetture elettriche, porterebbe a una significativa diffusione di queste nel parco nazionale (circa 500.000 nuove vetture alla spina in tre anni), oltretutto con un ritorno sull’investimento per l’Erario del 50%. Senza contare i vantaggi in termini di riduzione delle emissioni inquinanti e di sicurezza sulle nostre strade.

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