- Il primo embrione di Stratos
- Un motore Ferrari
- Lancia Stratos, finalmente si corre
- Il passaggio del testimone
Lancia ci ha insegnato come si stravolge il mondo del rally in un colpo solo, portando in scena una fuoriserie a trazione posteriore, motore centrale a sei cilindri di origine Ferrari e un design che lascia senza fiato. La Lancia Stratos è bella come una diva del cinema, una dream car che invece di indossare un abito da sera (firmato Bertone) da lungo mare di Saint Tropez, sporca i suoi vestiti con polvere e fango. Questa vettura è tanto veloce, quanto seducente.
Il merito è della superba matita di Marcello Gandini, che disegna una vera e propria freccia pronta a trafiggere il cuore di chi la guarda danzare tra le curve, come il motivo che si nota sul cofano posteriore. La Stratos riesce a imporsi sulla scena mondiale per tre stagioni consecutive, nelle quali vince il titolo iridato rally nel 1974, 1975 e 1976. Un portento di rara maestria tecnica, un oggetto di rara supremazia che compie cinquant’anni nella sua versione stradale.
Il primo embrione di Stratos
Lancia Stratos, guarda la gallery 12
Un motore Ferrari
La vera missione principe è quella di donare alla Lancia Stratos un motore potente e degno della sua aura così feroce e aggressiva. In prima istanza vengono vagliati una serie di unità come il boxer della Lancia Flavia o il V6 della Fiat 130, ma non sono abbastanza. L’obiettivo ardito è quello di convincere Enzo Ferrari a concedere uno dei suoi magnetici propulsori, fatto mai avvenuto fino a quel momento. Non senza fatica, Fiorio riesce a stregare il “Grande Vecchio” che permette ai suoi motori di uscire da Maranello per adagiarsi dentro al cofano di una “non Ferrari”.
Un lotto di straordinari motori V6 Dino vanno nelle mani della squadra corse Lancia. Il passaggio successivo è quello di sfornare 500 esemplari da strada identici tra loro per ottenere l’omologazione sportiva nel Gruppo 4, secondo il rigido regolamente imposto dalla Federazione Internazionale dell’Automobile (FIA).
Lancia Stratos, finalmente si corre
L’omologazione per il Gruppo 4 avviene il primo ottobre 1974, quando i delegati FIA contano il numero di Lancia Stratos prodotte, parcheggiate in sedi differenti. Gira una leggenda che vuole che nella fase di ratifica un certo numero di vetture, si narra di una quarantina circa, non fossero ancora montate. L’omologazione viene comunque concessa, ma pare che questo stock non sia poi mai stato assemblato e il materiale avanzato trasformato in pezzi di ricambio, molto utili per un’auto speciale da portare sempre al limite. Finalmente è il momento di gareggiare.
Con la vittoria di Andruet – “Biche” al Tour de Corse, a bordo di una Stratos HF, la Lancia accumula punti sufficienti per vincere il Campionato del Mondo Rally 1974, il primo di una lunga serie. La bête à gagner – come la chiamavano i francesi – inanella una serie incredibile di vittorie: trionfa per tre volte consecutive nel Rally di Monte Carlo e si aggiudica altri due titoli nel Campionato Mondiale Costruttori (’75 e ’76) e altrettanti nell’Europeo Piloti, senza contare il primo posto di Sandro Munari nel 1977 alla Coppa Mondiale FIA Piloti Rally.
Il passaggio del testimone
Nel 1978 la Fiat decide che è il momento di spingere la Fiat 131 Abarth verso la gloria e di ritirare gradualmente la Stratos che, anziché competere per il titolo mondiale, viene mandata a vincere l’Europeo. La macchina è così straordinaria che continua a mietere successi in modo instancabile fino al 1982, anche quando finisce nella mani di qualche team privato. Incredibile il commiato della Stratos al Rally di Monza il 28 novembre 1982 con la tripletta: 1°Ormezzano, 2° Cazzaniga e 3° Verini.
È l’ultimo capitolo di una macchina pensata per vincere in modo disarmante. Missione compiuta, anche grazie a quell’omologazione di cinquant’anni fa, che ha dato vita a una vera leggenda delle quattro ruote.