Lancia

Motori

Lancia Design Day – Dalla Ypsilon alla Delta, il futuro in una scultura

lancia design day – dalla ypsilon alla delta, il futuro in una scultura

Lancia Design Day – Dalla Ypsilon alla Delta, il futuro in una scultura

No, non è ancora un’automobile. Per quella dovrete avere pazienza: la vedrete sotto forma di concept car nell’aprile del prossimo anno non è lontano, alla fine, sono meno di cinque mesi al Salone del mobile di Milano, ormai meglio noto come Design week. Quella svelata oggi, 28 novembre, è soltanto una scultura, un manifesto tridimensionale dell’idea di Lancia del futuro. Quel soltanto ovviamente vale per noi, osservatori esterni. Perché Luca Napolitano e Jean-Pierre Ploué, rispettivamente ceo e chief designer del brand (Ploué lo è anche di tutto il gruppo Stellantis), ne vanno orgogliosi come di una figlia. E in effetti lì dentro, in quello strano oggetto che ha rubato la scena alla cornice maestosa e suggestiva della reggia di Venaria, alle porte di Torino, c’è concentrata tutta la loro visione del brand, tutto il lavoro che hanno fatto nell’immaginare il domani, interamente da scrivere, di un marchio che deve rinascere quasi da zero, andando a riscoprire uno ieri che, al contrario, è ricchissimo e sovrabbondante di storia, e di storie. Persino troppo. Tanto da restare frastornati, perché Lancia non è una cosa soltanto, non ha uno spirito univoco: è innovazione tecnologica ed eleganza, avanguardia e classicità, brutalità sportiva e confort coccoloso. Quale di queste anime del secolo scorso ci si poteva portare dietro nella seconda decade del nuovo millennio?

Guerra di mondi. La risposta è semplice e ingenua come quella che darebbe un bambino: tutte. Non lo ha detto, ma non è difficile pensare che Napolitano si sia avvicinato al dilemma con quello stesso spirito, con disarmante entusiasmo infantile. Inutile dire che la risposta è anche quella filologicamente più corretta. Il difficile però viene nel contemperare nelle stesse macchine i tre modelli attesi, e cioè la Ypsilon nel 2024, un’ammiraglia nel 2026 e una reinterpretazione della Delta nel 28 ispirazioni che appartengono a ere diverse della storia Lancia. La purezza estetica e l’eleganza delle linee degli anni 50 e 60 forme sinuose e sensuali, calzate sulla meccanica come un vestito attillato come possono convivere con la dirompente carica innovativa delle carrozzerie a cuneo delle concept degli anni a cavallo tra i 60 e i 70 – lamiere piatte, spigoli vivi, dardi di modernità conficcati nell’aria che gridavano con le loro radicali dissonanze tutta la voglia di rompere con il passato? Il futuro immaginato da Luca e Jean-Pierre potrà sanare il conflitto generazionale di queste due fasi, entrambe feconde e affascinanti, della storia del marchio, e dell’Italia intera?

Echi di Stratos. La scultura è un dialogo continuo tra quelle anime, tra bellezza e tecnicità, tra grazia e carattere. E nelle future vetture Lancia ritroveremo le forme morbide, pure, sensuali dell’Aurelia e della Flaminia, unite alle più moderne espressioni di radicalità e brutalità manifestatesi in modelli leggendari come la Stratos, la 037 e la stessa Delta, afferma Napolitano. E a proposito di purezza e di radicalità, l’oggetto esposto a Venaria sintetizza entrambi i concetti nel nome Pu+Ra (a cui si aggiunge Zero, a dire l’inizio e il richiamo alla mitica Stratos Zero di Bertone), aggettivo nel suono e acronimo nella forma, per denunciare subito la sua vocazione di sintesi. E, a guardarla, l’aspetto segue il proclama: linee secche e taglienti nel frontale e nella coda, sinuose sulla fiancata. dalla Aurelia che la Lancia si porta più o meno dietro la linea discendente della fiancata, e la vedremo ancora pure sui modelli a venire. Pu+Ra, naturalmente, diventa anche il nome del nuovo linguaggio di stile Lancia.

Dettagli che contano, e raccontano. Nella scultura ci sono, poi, anche i dettagli: la interpretazione luminosa del famoso calice che ha costituito a lungo il motivo dominante delle calandre Lancia, il nome scritto per esteso con un font creato ex-novo, la forma trapezoidale della parte posteriore della carrozzeria, le luci di coda tonde. Il calice, oggi proiettato verso il futuro attraverso tre raggi di luce, sarà presente su tutti e tre i nuovi modelli in agenda tra il 24 e il 28, rendendoli immediatamente riconoscibili sia di giorno sia di notte, dice il ceo Lancia. E prosegue: Al posteriore della Pu+Ra Zero spiccano le luci tonde che rinviano a quelle della Stratos e che ritroveremo sulla nuova Ypsilon, con la scritta posizionata tra di esse. La silhouette, invece, è segnata da linee morbide e fluide, che richiamano l’Aurelia B20, con un tetto circolare che inonda di luce l’abitacolo, in un gioco di equilibrio tra esterni e interni. Qui, per la verità, si rende necessaria una spiegazione, poiché chiamare tetto quel buco di cerchi concentrici alla sommità della scultura è una temeraria azione linguistica. Però, è proprio ciò che simboleggia: un tetto, evidentemente apribile, cioè un collegamento tra carrozzeria e abitacolo. E la zigrinatura delle pareti richiama il motivo a veneziana di alcune Lancia del passato (ricorderete su tutte la Beta HPE) e costituisce al contempo un invito a entrare nell’abitacolo.

Una sbirciata all’interno. Ecco, l’abitacolo, gli interni, sono qualcosa su cui la scultura di Venaria non dice nulla. Nondimeno al Lancia design day alcune indiscrezioni sono emerse. Per esempio la forte connessione con il mondo dell’arredamento, esplicitata anche attraverso una collaborazione con Cassina per la concept car che debutterà alla Design week milanese in aprile. Lancia ha sempre dedicato grande attenzione agli interni, concepiti un po’ come uno spazio living, e sulle nostre prossime auto non vogliamo disperdere questo tratto particolare: a bordo di una Lancia ci si sentirà sempre un po’ come nel salotto di casa, spiega Napolitano. Nel corso della presentazione alcune suggestioni visive di abitacolo sembrano confermare questa circostanza, ammiccando a elementi d’arredo, a motivo circolare o semicircolare, come una sorta di tavolino, reinterpretati nella plancia e nella consolle centrale. Senza dimenticare l’altro aspetto del Dna storico della Lancia, che è quello dell’innovazione tecnologica: se è vero che sulla nuova Ypsilon il 50% di ciò che si vede e si tocca dovrà essere sostenibile, e che tale percentuale è destinata a crescere ulteriormente sui modelli successivi, questo comporta anche molta ricerca sui materiali, sulle loro proprietà e sulla loro origine.

Identità in sintesi. La rifondazione della Lancia passa, come è logico, anche dal logo che è stato interamente ristilizzato, conservando tutti gli elementi tradizionali il volante, lo scudo, la bandiera, l’asta a forma di lancia ma reinterpretandoli in chiave contemporanea per renderli moderni e proiettarli nel futuro. Tra i sette loghi che si sono succeduti nella storia del brand, quello che più ha ispirato i designer è stato quello del 1957, che esordì sulla Flaminia, per la linearità con cui li rappresentava. Al contrario di quanto hanno fatto altre Case, che si sono orientate su grafiche a due dimensioni, il logo Lancia continua a essere tridimensionale. Massima semplicità ma anche ricchezza e preziosità. Non volevamo seguire tendenze in atto, che rischiano di essere mode transitorie. Volevamo invece realizzare un gioiello, dichiara Teresa Mendicino, responsabile del global brand design. Fatto di in alluminio e caratterizzato da tecniche di lavorazione che rimandano ai quadranti soleil, cioè raggiati, degli orologi, il nuovo logo gioca un ruolo centrale nell’identità di marca battezzata progressive classic, che ha il compito di traghettare la Lancia nell’era elettrica. Infatti, i modelli in arrivo dopo la Ypsilon, che sarà anche a batteria, non avranno più nel cofano pistoni e cilindri, ma avvolgimenti elettrici. il nuovo mondo. La Lancia, che è nata e cresciuta nel vecchio, si dice pronta a raccogliere la sfida.

TOP STORIES

Top List in the World