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Herbie il Maggiolino, la storia dell’auto che conquistò il cinema

Il Maggiolino è una delle vetture più iconiche del mondo auto. Non solo per il successo di vendite ma anche per le sue comparse al cinema: ecco la sua storia.

herbie il maggiolino, la storia dell’auto che conquistò il cinema

Herbie il Maggiolino – Foto credits di Martin Bächer da Pixabay

Herbie. Basta il nome per far correre la mente all’iconico Maggiolino della Walt Disney, protagonista in ben 6 pellicole di quella che è una delle serie più apprezzate dagli appassionati di auto. Di film sulle automobili – o nei quali le vetture avevano un ruolo principale – ne sono stati girati tantissimi ma pochi come quello che vide protagonista Herbie hanno avuto il potere di entrare nell’immaginario collettivo tanto che, ancora oggi, sono tantissimi i fan del modello.

Herbie al cinema

Protagonista della pellicola Disney ispirata al racconto “Car, Boy, Girl” di G.Buford, Herbie era un Maggiolino – modello Beetle Sunroof Sedan di colore “pearl white L87” – che aveva sotto il cofano un motore Volkswagen 1835cc a doppio carburatore. Creato dallo scienziato tedesco Gustav Stumpfel nel 1963, su commissione degli occupanti statunitensi che gli avevano commissionato un’automobile animata, Stumpfel decise però di non consegnarlo, ma di liberarlo.

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Il Maggiolino Herbie – Foto credits Mario Schmidt da Pixabay

All’inizio l’auto è di proprietà di una cameriera che però la restituisce la venditore; qui l’incontro con Jim Douglas grazie al quale inizia una carriera come auto da corsa riuscendo anche a far sposare Jim con la sua Carole. A caratterizzare la vettura, oltre alle forme decisamente particolari del Maggiolino, c’erano gli adesivi con l’iconico numero 53 – scelto dal produttore in quanto grande appassionato di baseball e in particolare di “Don” Drysdale – e una striscia rossa, bianca e bluLa particolarità di questa auto, però, non era tanto nelle sue caratteristiche quanto nel fatto di essere un’auto parlante, ossia dotata di vita propria e di comportamenti propri.

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Una saga, quella di Herbie, che ha avuto poi anche altri capitoli  con “Herbie il maggiolino sempre più matto” del 1974, in cui, Jim va a vivere in Europa,e lascia Herbie all’amico Tennessee Steinmetz e a sua nonna, che il Maggiolino protegge dagli abusi del corrotto costruttore Alonzo Hawk, così come “Herbie al rally di Montecarlo” del 1977, in cui l’auto partecipa al famoso rally, oppure “Herbie sbarca in Messico” del 1980, e l’ultimo “Herbie il Supermaggiolino” del 2005; tutti film che hanno contribuito ad alimentare il suo mito anche se la prima pellicola è quella che rimane più impressa nella mente degli appassionati.

La storia del Maggiolino lontano dal grande schermo

Eppure la storia del Maggiolino, il cui nome in realtà è Volkswagen Typ 1, è un po’ diversa. L’auto, infatti, aveva l’obiettivo, alla sua nascita, di diventare la macchina del popolo tedesco, sfruttando la sua versatilità e le caratteristiche tecnologicamente avanzate per l’epoca. Figlia di Ferdinand Porsche, ingegnere tedesco che già nel 1932 aveva immaginato di costruire una vettura che fosse adatta a tutti e potesse rivoluzionare il concetto di mobilità in tutta le Germania, deve il suo grande successo leader del partito nazista. Adolf Hitler, che dettò le specifiche stesse dell’auto immaginando una berlina a 5 posti dal prezzo accessibile e dalla meccanica affidabile.

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Il Maggiolino Vokswagen – Foto credits Emslichter da Pixabay

Il progetto, però, venne congelato dalla scoppio della guerra fino al 1945 quando gli stabilimenti Volkswagen, nel frattempo finiti sotto il controllo dalle autorità militari britanniche, diedero il via alla produzione delle prime auto che, solo nel primo anno, portò alla produzione di oltre 10.000 esemplari diventando 1 milione prima della fine del secolo. Un successo clamoroso nonostante caratteristiche mai viste prima d’ora come i piccoli fari tondi, le grandi ruote e il passo stretto.

Da quel momento in poi il Maggiolino, così come ormai era conosciuto da tutti, divenne una vera e propria icona a quattro ruote capace di attraversare gli anni e le mode senza subire alcun contraccolpo.

Verso la fine del secolo, poi, ecco l’operazione nostalgia che lo riportò al successo, pur non toccando mai le vette del modello originario: nel 1994 arrivò la versione “Concept One”, poi quella “New Beetle” nel 1998, incentrata sull’obiettivo di mantenere la linea retrò nella sua storicità, e l’ultimino restyling del 2018 che confermò la bontà del progetto eleggendola, ufficialmente, come una delle auto più apprezzate di sempre.

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