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Fiat Panda Elettra: l'elettrica degli anni '90

L’Italia sa apprezzare le cose semplici, funzionali e molto pragmatiche. Per questo fin dalla sua uscita nel 1980, gli italiani si sono affezionati vorticosamente alla Fiat Panda. Un’auto economica scelta da chiunque e che entra a far parte di ogni tipo di famiglia per essere usata nel modo più disparato. D’altronde l’utilitaria torinese è stata pensata proprio per questo, per essere come un piccolo mulo da sfruttare in ogni frangente. Quando sono già passati dieci anni dal suo fragoroso battesimo, l’Italia si appresta a cambiare identità rispetto ai patinati anni ‘80. Nel 1990 il Paese tambureggia al cospetto delle nazionali di calcio che disputano il Mondiale negli stadi della Serie A, la gente si emoziona nelle “Notti Magiche” di Bennato e Nannini, e la recessione è ancora uno spettro del quale non preoccuparsi più di tanto. In questo scenario di frenesia ed entusiasmo, di placido benessere diffuso, la Fiat intraprende una strada innovativa e pionieristica, prendendo la sua amata best-seller, la Panda, e piazzandole sotto alla scocca un motore elettrico. Nasce così la Fiat Panda Elettra, un modello inedito e una soluzione che tanti grandi costruttori non osano ancora sperimentare, mentre il colosso dell’auto torinese tenta l’azzardo per dare una mano all’ecologia; un tema ancora poco stimolante nella società del godimento dell’ultimo decennio del Novecento.

Il sodalizio con Steyr-Puch

A metà degli anni ‘80, più o meno, la Panda diventava 4×4 creando un mito inscalfibile che ancora oggi resiste in modo inossidabile. Se la piccola italiana ha indossato i panni anche di un amato e leggero fuoristrada tutto cuore, parte del merito è da attribuire all’azienda austriaca Steyr-Puch, specialisti del settore. Data la magia nata pochi anni prima, le due società decidono di unirsi nuovamente in nome della Panda, stavolta per la Elettra. Le cose vengono studiate per bene, un’elettrica di questo tipo non è un’auto per grandi viaggi, ma serve maggiormente per muoversi in modo silenzioso in città. Per essere attraente e appetibile serve comunque stile, per questo come base della nuova versione viene presa una Panda in allestimento CL, quello più ricco, ma vengono apportate ulteriori modifiche per renderla più pregiata. Esteriormente fa capolino una calandra chiusa, mentre nell’abitacolo lo spazio interno viene ridotto a sole due sedute, quelle anteriori. Nella parte inferiore della plancia, invece, troviamo il computer di bordo che proietta informazioni sullo stato di carica delle batterie. Di serie, invece, ci sono i sedili con poggiatesta, le cinture di sicurezza con arrotolatore e lo specchietto retrovisore sul lato destro. La strumentazione di bordo è completa di contachilometri, indicatore di livello di carica delle batterie e cicalino di stazionamento, che suona quando non viene inserito il freno a mano con l’auto a motore spento.

fiat panda elettra: l'elettrica degli anni '90

Fiat Panda Elettra

Fuori il Fire, dentro l’elettrico

La Panda Elettra rinuncia al suo cavallo di battaglia, il piccolo motore 750 Fire a benzina, per far spazio a un propulsore elettrico a corrente continua da 9,2 kW di potenza, che ha nella coppia elevata anche a bassi regimi la sua grande forza. L’energia elettrica viene sviluppata, invece, da dodici batterie al piombo da 6V: due collocate direttamente nel cofano motore, mentre le altre dieci vengono collocate in un massiccio contenitore d’acciaio collocato alla base del baule. Rispetto alla Panda di origine, la Elettra spicca per un impianto frenante più efficiente e solido, mentre cambiano anche la taratura delle sospensioni e gli pneumatici che diventano più grandi. La Panda diventa quindi più comoda e raffinata. Un piccolo gioiello in netto anticipo coi tempi.

fiat panda elettra: l'elettrica degli anni '90

Lo schema costruttivo della Panda Elettra

La Panda Elettra ha 100 km di autonomia

Il serbatoio della benzina viene preservato perché è necessario per alimentare un minuscolo bruciatore connesso al radiatore dell’impianto di riscaldamento, anch’esso mantenuto all’interno del vano motore. La trasmissione è affidata invece al normale cambio a 4 marce della Panda, con relativa frizione. Sul tachimetro vengono quindi inseriti tre indicatori di velocità massima per i primi tre rapporti: rispettivamente 15, 25 e 40 km/h. Quando si viaggia in ambito urbano, così come sulla strada pianeggiante, è possibile rinunciare al cambio mantenendo inserita sempre la terza velocità anche per le partenze da fermo. Una soluzione ingegnosa, diversa dalle trasmissioni presenti sulle elettriche di ultimissima generazione. In ogni caso, con la sua struttura complessiva la Panda Elettra può raggiungere i 70 km/h con un’accelerazione 0-40 in 10 secondi, e superare pendenze fino al 25%. Con una velocità di crociera media di 50 km/h, l’autonomia si attesta sui 100 chilometri complessivi.

fiat panda elettra: l'elettrica degli anni '90

Un range relativamente basso, ma la sua destinazione d’uso è quella dei piccoli spostamenti da città, il classico casa-lavoro quotidiano. Ulteriore chicca presente sulla Elettra è un dispositivo automatico di recupero dell’energia in frenata e in discesa. Infine, l’auto è dotata di un caricabatteria automatico, che completa la ricarica in circa 8 ore e può essere collegato alla comune presa domestica da 220 V, 16 A. Nel 1992 la Panda Elettra riceve un sostanzioso upgrade: il motore viene portato a 17,7 kW e le batterie al piombo sostituite da elementi al nickel-cadmio. Prende forma così la Panda Elettra 2, che resterà in produzione fino al 1998. Nella sua lunga carriera la Fiat Panda è stata un bel banco di prova per la sperimentazione, uscendo con anticipo sulle mode tanto in voga negli ultimi tempi.

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