Si parla sempre della competitività delle monoposto e, forse, non abbastanza delle gallerie del vento dove le F1 nascono. Le regole FIA sempre più stringenti, hanno fissato dei limiti nella ricerca: la Red Bull che ha vinto il mondiale Costruttori potrà contare solo su 605 ore di lavoro nel wind tunnel nei primi sei mesi del 2024, mentre la Haas, ultima nella graduatoria a squadre, potrà beneficiarne quasi il doppio. La Mercedes, seconda, potrà contare su 720 ore e la Ferrari, terza, ne sfrutterà 768.
Le norme hanno limitato anche la grandezza delle gallerie e il modellino più grande potrà essere al più al 40% della vettura che corre. Per ridurre i costi è stata fissata anche la velocità massima del flusso d’aria vincolata a 180 km/h. Lo sviluppo del wind tunnel, quindi, è stato fatto lavorando sui sistemi di raccolta dati e sui software che consentono ai tecnici di monitorare un numero sempre maggiore di funzioni.
Photo by: Toyota Racing
Con l’introduzione delle monoposto a effetto suolo dal 2022, qualcosa di significativo è cambiato: le gallerie del vento sono dotate tutte di un tappeto mobile: se il modello è fermo nel flusso d’aria che viene sparato dal ventilatore, le ruote si appoggiano al pavimento che si muove alla stessa velocità del fluido. Tutte le gallerie si sono dotate di tappeti in matrice metallica, per interpretare il comportamento della macchina anche nel sotto scocca.
Con il ground effect gli ingegneri hanno dovuto combattere il porpoising, quel nefasto comportamento che genera un fastidioso pompaggio aerodinamico e che determina improvvise perdite di carico aerodinamico, un fenomeno che in galleria non si riesce a studiare con precisione. L’altra difficoltà era rappresentata dal poter avvicinare il modello al tappeto mobile, cercando di trovare l’altezza ideale per produrre la massima spinta verticale.
Il gioco è molto rischioso perché strisciando sul tappeto a matrice metallica si corre il rischio di rompere il modellino, producendo un danno che potrebbe avere un peso nel lavoro di sviluppo della monoposto, rallentandone l’introduzione di nuovi pacchetti aerodinamici. Non solo, ma i tecnici stanno indagando il comportamento della macchina in imbardata (con un angolo di sterzo, come se la vettura fosse in curva) e il tappeto metallico produce un attrito molto forte, tale da usurare gli pneumatici che la Pirelli mette a disposizione delle squadre. Sono le “gommine” in scala 40% che la Casa milanese regala ai piloti che realizzano la pole position. Il consumo delle gomme per il wind tunnel è cresciuto negli ultimi anni e, allora, le squadre hanno studiato specifiche strategie.
La strada intrapresa dagli ingegneri diretti da Pierre Waché è stata seguita anche da altri, per cui si configura un bel vantaggio fra chi è dotato di una galleria propria e chi, invece, si avvale di una struttura esterna che viene affittata.
È il caso della McLaren che era ospite di una delle due gallerie della Toyota a Colonia, prima che venisse pronto il nuovo wind tunnel di Woking che ha iniziato a essere operativo quando la MCL60 rivista e corretta ha fatto un salto di qualità impressionante, visto che il team diretto da Andrea Stella aveva iniziato la stagione ultimo nei Costruttori, risalendo fino al quarto posto finale.
Alcuni attenti osservatori del paddock legano i due momenti: l’esplosione della McLaren è avvenuto quando la nuova galleria ha iniziato a funzionare con regolarità. Si ritiene che il tappeto mobile sia in materiale innovativo, tale da permettere che il modellino possa avvicinarsi al pavimento senza il rischio di violente rotture. Se così fosse, significherebbe che si sarebbe allargato il campo d’indagine aerodinamica, percorrendo strade che l’affidabilità proibiva fino all’introduzione di nuovi materiali.
Galleria del vento Ferrari
Photo by: Ferrari
Quando abbiamo accennato l’argomento agli ingegneri di Maranello si sono chiusi in silenzi prolungati, accompagnati da sorrisi maliziosi, come a dire che non stanno certo dormendo su un tema particolarmente sensibile sulle prestazioni delle F1 2024…
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