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Red Bull più lenta della McLaren a Miami. La Ferrari punta sugli aggiornamenti per vincere ad Imola sulla pista di casa

red bull più lenta della mclaren a miami. la ferrari punta sugli aggiornamenti per vincere ad imola sulla pista di casa

Cherles Leclerc in Florida sale sulla sua Ferrari SF-24 per disputare il GP di Miami

Un gran premio diverso. Non solo perché a Miami ha vinto Lando Norris. Un altro ex rampollo prodigio dalla faccia d’angelo, dato da molti come un predestinato, che si era portato a casa tutti i record di risultati senza mai aver vinto un gran premio. Ora l’inglesino cancella il passato. Passa nella colonna dei vincenti e spera di recuperare in fretta il tempo perduto. A volte accade. È come rompere un incantesimo: un primo trionfo infonde autostima e considerazione, facilitando l’arrivo degli altri. Soprattutto se si può contare su una monoposto competitiva. Una cosa è certa: ci sono diversi fenomeni dell’ultima generazione che, con la monoposto come quella del cannibale, forse sarebbero stati un po’ meno voraci, ma avrebbero comunque ingolfato la bacheca.

Gli attesi sviluppi portati dall’italico Andrea Stella e i suoi, in un weekend dove praticamente non c’erano prove libere, confermano la totale fiducia che i team hanno negli attuali marchingegni di simulazione. E se c’è carico in “galleria”, il bolide può volare anche sull’asfalto. In condizioni da gara, udite udite, nella seconda metà di corsa nella penisola dell’Atlantico, l’astronave papaya è stata regolarmente più veloce del gioiello di Newey guidato dal maestro Verstappen. Non di molto, ma quella manciata di centesimi al giro che un ragazzo cibernetico come Lando può trasformare in un cuscinetto di secondi di margine a fine gara. Sì, è vero, qualche piccola attenuante ci sarà pure stata, ma dettagli che una Red Bull in palla non avrebbe neanche notato: correre in aria sporca o avere le gomme con qualche chilometro in più sulle spalle.

Questo nuovo scenario, che certamente non è una certezza (avrà bisogno di molte più controprove prima di poter sostenere di aver messo nel sacco il mostro che ha dominato gli ultimi tre campionati), dà molte speranza alla Ferrari (ed anche a Lewis Hamilton): il vento della tempesta starebbe per placarsi. Forse. Le due Rosse, condite di azzurro, in Florida non hanno affatto sfigurato, tenendo il passo del fenomeno olandese. Decimo in più o in meno. È sicuro che hanno fatto lo stesso sport dell’orange ultimamente abituato a correre da solo. La sicurezza con cui Super Max ha incassato il colpo lascia pensare che qualcosa non ha funzionato nell’arma micidiale degli austriaci. E che i ragazzi di Horner sanno bene cos’è, ma a Miami non c’è stato modo di porre rimedio.

Sia come sia, è senza dubbio presto per organizzare un corteo funebre ad un team abituato a fare scorribande trionfali. In Ferrari lo sanno bene e, sia Vasseur che i bad-boys Charles e Carlos, non si sono sbottonati neanche di un’asola. Per dire di aver messo in gabbia la belva famelica servono infinite testimonianze in più. All’alba europea di lunedì, Sainz è stato privato del quarto posto, perché i cinque secondi di penalizzazione per aver affondato la McLaren di Piastri hanno consentito a Perez di conquistare una posizione. La lotta serrata fra l’iberico e l’australiano, con il primo sicuramente più veloce del secondo, dimostra come le tre vetture di vertice negli Usa fossero vicine.

Certo, la McLaren di Oscar aveva solo la metà del corposo pacchetto di aggiornamenti montata su quella di Lando, ma questo può addirittura trasformarsi in un punto di vantaggio. Maranello, infatti, è uno dei pochi team a non aver anticipato nulla e la SF-24 vista negli States era molto simile a quella che ha esordito in Bahrain. Le novità arriveranno tutte insieme nella pista amica di Imola adagiata, come l’eremo di Maranello, fra le lande della Motor Valley. Se i tecnici del Cavallino hanno visto giusto in quale direzione andare, le colline del Santerno potrebbero concedere il bis di Melbourne (doppietta Rossa) senza l’aiuto dell’impianto frenante degli austriaci che quasi mandò arrosto come un pollo il cigno olandese.

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