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Dove sono le materie prime per le batterie? In fondo al mare

Le compagnie minerarie vogliono sfruttare le enormi quantità di nichel, cobalto, rame e manganese che si trovano sui fondali oceanici

dove sono le materie prime per le batterie? in fondo al mare

La nuova frontiera della ricerca di materie prime per la produzione di batterie, sembra essere il fondo dell’oceano. Molte compagnie minerarie stanno lavorando per capire come sfruttare le risorse che giacciono sui fondali marini.

Se da una parte le aziende del settore corrono tra la firma di accordi, la ricerca di concessioni e la messa a punto di tecnologie, dall’altra le associazioni ambientaliste lanciano segnali di allarme. Il rischio, secondo queste ultime, è che pur di arrivare prima della concorrenza qualcuno sottovaluti l’impatto ambientale delle sue attività.

La ricchezza delle pianure abissali

I fondali marini presentano vaste aree coperte di materiale roccioso ad alta concentrazione di nichel, cobalto, rame e manganese. A catturare l’attenzione sono principalmente le cosiddette pianure abissali, aree che si trovano a profondità comprese tra i 3.000 e i 6.000 metri che rappresentano circa il 70% del fondo degli oceani, affermandosi di fatto come il più grande habitat dell’intero pianeta Terra.

Le rocce in questione sono chiamate noduli polimetallici e hanno le dimensioni di una patata. Ricoprono letteralmente il fondale e hanno una concentrazione di nichel e cobalto di molto maggiore rispetto alle rocce presenti sulla terra ferma.

dove sono le materie prime per le batterie? in fondo al mare Una pianura abissale

Un’enorme quantità di materiali utili

Nella sola pianura oceanica conosciuta con il nome di Clarion-Climmerton, che si estende per 4,4 milioni di km quadrati sotto l’Oceano Pacifico, uno studio statunitense del 2020 ha stimato siano presenti circa 274 milioni di tonnellate di nichel. Sulla terra, guardando a tutte le riserve attualmente conosciute, non si va oltre i 95 milioni di tonnellate. In fondo al mare ci sarebbero anche 44 milioni di tonnellate di cobalto. Sulla terraferma si stime invece che il prezioso materiale non superi le 7,5 milioni di tonnellate. Ma come fare per raggiungerle?

Le aziende del settore estrattivo stanno lavorando su macchinari che come degli enormi aspirapolvere grandi come trattori possono raccogliere i noduli polimetallici senza che ci sia un umano alla guida. Un altro vantaggio? Il fatto che dal fondo del mare questi noduli finiscano direttamente sulle navi, andando a semplificare anche tutta la parte legata alla logistica. Frik Els, direttore di Mining.com, ha affermato: “Se la miniera si trova a 1.000 km dal porto più vicino devi spedire il materiale via treno. Se lo raccogli in mare, lo butti in stiva e poi levi le ancore”.

dove sono le materie prime per le batterie? in fondo al mare Metodi di raccolta di materie prime per le batterie dai fondali marini

Servono regole sicure

Il potenziale, insomma, è altissimo. Ma che danni arreca agli ecosistemi sottomarini? A supervisionare lo sfruttamento di questa incredibile risorsa c’è l’Autorità internazionale dei Fondali Marini, che dal 1994 si occupa proprio di operare a protezione degli oceani.

L’ente, che vede la partecipazione di quasi 200 Stati membri, negli ultimi 20 anni ha concesso 19 permessi di esplorazione a una serie di grandi multinazionali e sta sviluppando un codice minerario che delinei proprio le regole per lo sfruttamento delle risorse presenti sui fondali marini. Dell’argomento, siamo sicuri, sentiremo ancora parlare.

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