Mattia Binotto ream principal della Ferrari in scadenza
Dall’altra, un tecnico-manager con un lungo curriculum tutto a Maranello. Ovvio che, quando il rapporto fra due entità del genere va in frantumi, si pensi subito ad una scalciata del bizzoso Cavallino Rampante. Eppure, questa volta, lo scenario potrebbe essere diverso. Quello su cui dibattiamo sarebbe solo verosimile, non completamente vero. Proviamo a ricostruire. Nella Motor Valley nessuno è contento dei risultati ottenuti quest’anno. Soprattutto dopo il cambio di regolamenti e la partenza stagionale indiavolata del principino Leclerc. È vero, ci sono i due titoli di vicecampione. Il Mondiale, però, resta un miraggio, inseguito invano dal 2007 quando l’afferrò all’ultima corsa Kimi Raikkonen, mentre al timone c’era ancora Luca di Montezemolo. Il presidente ha promesso la riscossa prima del 2026, quindi c’è ancora tempo e ripartire della piazza d’onore non sembra proprio un disastro.
Ma la folla mormora, i tifosi scalpitano e il malcontento ribolle. Al cambio di timoniere non si pensa, altrimenti non si sarebbe arrivati a redde rationem così impreparati. Buttando benzina sul fuoco, la cenere che cova sotto fa divampare l’incendio. E ciò è avvenuto dopo le indiscrezioni uscite prima del gran premio finale ad Abu Dhabi. L’azienda ha con forza smentito, ma i rumors non si sono affatto placati. Anzi. Anche se il rapporto fra i protagonisti era ancora fiduciario, non si poteva certo ignorare che il malcontento stava diventando planetario. Così, quella che è stata fatta passare come la resa delle armi del manager-fedele, in realtà sarebbe una soluzione proposta dallo stesso Mattia per mettere fine all’imbarazzante querelle. Insomma, fatto fuori più dal popolo che dai senatori. Ad Elkann non è rimasto che accettare il passo indietro di Binotto, un gesto senza dubbio da apprezzare.
E sono tornate in mente tutte le scherzose offerte di lavoro. Guidare la Ferrari è il massimo, non c’è proposta che tenga. Binotto potrebbe avere in tasca un posto offerto dalla Mercedes, da sempre orgogliosa di accogliere i “cacciati” da Maranello. Prima Adriano Costa e poi James Allison hanno disegnato le Frecce Campioni del Mondo emigrando in Germania. Anzi in Inghilterra. In Mercedes, poi, forze fresche con pedigree imperiale potrebbero essere accolte a braccia aperte dopo il fallimento di quest’anno. Sarebbe un porto d’arrivo anche l’Alpine, punta di diamante del gruppo Renault che potrebbe fare carte false per avere un direttore tecnico come l’ex ferrarista. Infine un ruolo affascinante, dove il lavoro potrebbe essere più ad ampio raggio e le possibilità di riuscita parecchio affascinanti.
Mattia sarebbe l’uomo giusto del progetto Audi, un marchio fortissimo ma digiuno di F1 che farebbe bingo accaparrandosi le competenze di una doppia figura (TP e DT) con quasi 30 anni di esperienza, per di più in Ferrari. Uno sponsor involontario dell’operazione sarebbe Stefano Domenicali, l’attuale leader della F1 che il tragitto Maranello-Ingolstadt l’ha già fatto. Risalendo la china fino a diventare ceo della Lamborghini. Già allora i Quattro Anelli pensavano alle monoposto e le qualità di Stefano, già ex team principal della Rossa, sono un punto di riferimento per fare un’ottima presentazione. Tutto questo a meno che Binotto non decida di andare a pescare, altrimenti è difficile che resterà senza lavoro.