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Brexit, i giganti dell’auto lanciano l’allarme

Sempre più case automobilistiche minacciano di lasciare il Regno Unito se gli accordi legati alla Brexit non dovessero essere rinegoziati

Brexit, i giganti dell’auto lanciano l’allarme

Vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi di come Stellantis abbia chiesto al governo britannico di rivedere gli accordi legati alla Brexit, visto che allo stato attuale delle cose ha ammesso di non essere più in grado di soddisfare le regole commerciali sulla provenienza delle componenti. Il gruppo italo-francese sembra ora essere in buona compagnia: altre case automobilistiche hanno deciso di unire la propria voce al coro, chiedendo uno slittamento di alcune nuove stringenti normative.

Dazi sotto attacco

Nel mirino di Stellantis e delle altre società c’è la regola secondo cui dal prossimo anno i veicoli elettrici prodotti in UE e nel Regno Unito devono avere almeno il 45% prodotto nei due blocchi per poter essere venduti e scambiati senza tariffe: in caso contrario, per l’import e l’export di queste auto tra UE e UK, si dovranno pagare dazi pari al 10%.

Segnali contrastanti

All’appello, oltre a Stellantis, si sono aggiunte Ford e alcune case automobilistiche tedesche, convinte del fatto che rientrare in queste nuove norme entro il 2024 sia impossibile e chiedendo per questo motivo un rinvio dell’entrata in vigore della stessa regola al 2027, tre anni dopo quindi. Le istituzioni accoglieranno questa richiesta? Secondo quanto riferito da Repubblica in edicola oggi, “finora da Bruxelles non sono giunti segnali positivi“, mentre “Londra invece è favorevole al rinvio perché è il Paese che sarà più impattato dalle nuove norme di origine”.

Non solo Stellantis

Se la nuova norma dovesse essere confermata per il 2024, le conseguenze sarebbero pesanti per tutte le case automobilistiche precedentemente citate, e non solo: Stellantis ha fatto sapere che, a causa di dazi e di costi insostenibili in caso di entrata in vigore delle nuove limitazioni, sarebbe a rischio chiusura la fabbrica di van elettrici di Ellesmere Port, nell’inglese Cheshire, su cui ha investito 100 milioni di sterline due anni fa per la produzione destinata anche alla UE, Nissan potrebbe invece essere costretta a rivedere i suoi piani relativi alla produzione dell’elettrica Leaf, mentre Ford ha già chiuso una fabbrica di motori a Bridgend, in Galles, e Mini ha trasferito la sua produzione di veicoli a batteria dalla Gran Bretagna alla Cina. Insomma, i primi segnali stanno già arrivando: cambiare le regole in corsa potrebbe essere necessario per il Regno Unito, o altrimenti l’industria automobilistica del Paese potrebbe andare a picco.

FP | Andrea Trezza RIPRODUZIONE RISERVATA

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