Da Sapere

Auto ibride range extender, tutto sulle "elettriche a benzina"

Modelli, storia e prezzi delle range extender, le ibride spinte solo dal motore elettrico, con quello a benzina che ricarica la batteria

Le auto elettriche range extender sembrano la novità del momento e in effetti stanno debuttando sul mercato molti modelli inediti che tecnicamente rientrano nella categoria dell’ibrido serie. Gli esempi più recenti arrivano dalla Nissan Qashqai e-Power e dalla Mazda MX-30 R-EV.

Ma cosa sono, come funzionano e quante sono queste auto che semplificando potremmo chiamare le “elettriche che vanno a benzina“? Per rispondere a questa domanda abbiamo deciso di approfondire l’argomento ed elencare tutte le range extender in commercio, in Italia e nel resto del mondo, facendo anche un breve ripasso di storia e di tecnica applicata all’auto.

Cosa sono le range extender

Giusto per sgombrare il campo dagli equivoci, diciamo che le auto del tipo “ibrido serie” (contrapposto all’ibrido parallelo) sono quelle in cui la trazione sulle ruote è fornita esclusivamente da uno o più motori elettrici, mentre il motore termico installato a bordo serve da generatore elettrico per alimentare la batteria, senza nessun collegamento meccanico con le ruote.

Nissan e-Power, lo schema di funzionamento

Quindi la motricità, le prestazioni e la silenziosità di marcia sono praticamente a livello delle auto elettriche al 100%, ma in più c’è un motore a benzina che a mo’ di gruppo elettrogeno si avvia quando la batteria è scarica e funziona ai regimi più efficienti per ricaricarla. In teoria anche le auto a idrogeno fuel cell rientrano nella tipologia ibrido serie, con una pila a combustibile al posto del motore termico, ma questa è una categoria a parte di cui parliamo qui.

A seconda dei mercati e delle diverse aree geografiche, le range extender sono chiamate anche EREV (extended-range electric vehicles), REEV (range-extended electric vehicles), REX (range extender), o BEVx (range-extended battery-electric vehicle).

Ansia da autonomia, addio

L’idea di base, applicata a quasi tutte le range extender vendute nel mondo, è quella di partire da un’auto elettrica, aggiungere un motore termico e un serbatoio di benzina riducendo ingombro e capacità della batteria per risolvere i problemi di autonomia ridotta, o meglio, di “ansia da autonomia”.

Mazda MX-30 R-EV

Avendo però due motori sono a tutti gli effetti auto ibride, come riportato anche sulla carta di circolazione, e la potenza massima indicata sul libretto in kW è sempre quella del solo motore termico.

Se sull’auto resta disponibile la presa di ricarica per fare il pieno alla batteria, allora le range extender ricaricabili vengono commercialmente definite anche ibride plug-in o PHEV. Al riguardo occorre ricordare che il limite degli 0 g/km di CO2 proposto dalla Commissione europea per la vendita di auto nuove nel 2035 potrebbe segnare la fine anche per le ibride range extender che hanno emissioni allo scarico bassissime, ma non pari a zero.

Auto range extender: pregi e difetti

Nella tabella che trovate sotto cerchiamo invece di elencare pregi e difetti dell’auto ibrida range extender, un confronto “pro e contro” con le vetture tradizionali, con le ibride plug-in (sistema ibrido parallelo) e con le elettriche.

Auto ibrida range extender
(+/-, pro e contro)
Rispetto a un’auto “tradizionale” non elettrificata + Consumi ridotti + Emissioni allo scarico ridotte + Maggiore potenza + Prestazioni migliori – Peso maggiore
– Meccanica più complessa – Prezzo superiore
Rispetto a un’auto ibrida plug-in (ibrido parallelo) + Maggiore autonomia elettrica + Maggiore potenza + Prestazioni migliori + Consumi ridotti (range extender plug-in) + Emissioni allo scarico ridotte (range extender plug-in)+ Motore termico di cilindrata e potenza minore+ Motore termico meno ingombrante+ Assenza di una trasmissione vera e propria- Motore elettrico più grande e pesante- Il generatore elettrico aggiunge peso
– Possibili perdite di efficienza per il doppio passaggio energia meccanica-elettrica ed elettrica-meccanica
Rispetto a un’auto elettrica + Maggiore autonomia totale + Ansia da autonomia ridotta + Minore dipendenza dalla rete di ricarica – Minore autonomia elettrica – Più rumorosità di marcia, per via dal motore termico – Presenza di emissioni allo scarico – Meccanica più complessa – Prezzo superiore

Nissan e-Power

Al momento l’unico esempio sul mercato di sistema ibrido serie “puro”, senza cioè la possibilità di ricarica elettrica esterna, è il Nissan e-Power utilizzato da Qashqai e X-Trail vendute anche in Italia.

Nissan Qashqai E-Power

Su entrambi i SUV giapponesi l’unica alimentazione esterna arriva dalla benzina immessa nel serbatoio. Questa alimenta un motore 1.5 turbo benzina a tre cilindri con rapporto di compressione variabile che con un funzionamento a regime costante ha il solo scopo di ricaricare la batteria da 2,1 kWh nominali (1,9 kWh effettivi) che fa muovere uno o due motori elettrici collegati alle ruote.

Ne deriva che potenze elettriche dai 190 CV in su e la trazione anteriore o integrale permettono a Nissan Qashqai e-Power (qui la video prova) e X-Trail e-Power di offrire una guida quasi sportiva, soprattutto in accelerazione. I consumi omologati sono migliori rispetto alle versioni con motore mild hybrid “tradizionale”. Il prezzo base della Qashqai e-Power parte da 37.270 euro.

Nissan Qashqai e-Power
Motore termico 3 cilindri turbo benzina, 1.497 cc, 158 CV
Motore elettrico Uno da 190 CV
Potenza totale 190 CV
Velocità massima 170 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 7,9 secondi
Consumi combinati 5,3/5,4 l/100 km
Capacità batteria 2,1 kWh (1,9 kWh effettivi)
Capacità serbatoio 55 litri
Autonomia elettrica N.D.
Autonomia totale 1.000 km circa
Prezzo base 37.270 euro

Nissan X-Trail e-Power

Nissan X-Trail e-Power
Motore termico 3 cilindri turbo benzina, 1.497 cc, 158 CV
Motore elettrico Uno da 204 CV (due da 213 CV la e-4ORCE 4WD)
Potenza totale 204 CV (213 CV la e-4ORCE 4WD)
Velocità massima 170 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 8,0 secondi (7,0 secondi la e-4ORCE 4WD)
Consumi combinati 5,8/6,4 l/100 km
Capacità batteria 2,1 kWh (1,9 kWh effettivi)
Capacità serbatoio 55 litri
Autonomia elettrica N.D.
Autonomia totale 900 km circa
Prezzo base 38.080 euro

In Giappone e in Cina la stessa tecnologia e-Power è applicata a Nissan Note (dal 2016), Nissan Kicks (dal 2020), Nissan Serena (dal 2018) e Nissan Sylphy (dal 2021).

Tutte queste compatte sono però dotate di un motore 1.2 benzina tre cilindri aspirato da 72, 79 o 83 CV come generatore di corrente e di un motore elettrico da 109 o 136 CV che fa muovere le ruote anteriori. Anche qui non c’è nessuno sportellino per la presa di ricarica.

Mazda MX-30 R-EV

La Mazda MX-30 R-EV è la novità più recente nel campo delle auto range extender e nasce dalla versione elettrica del SUV giapponese per offrire appunto più autonomia rispetto a quella garantita dalla sola batteria. Quest’ultima ha una capacità ridotta a 17,8 kWh (contro i 35,5 kWh della MX-30) ed è ricaricata, unica al mondo tra le auto di serie, da un motore rotativo tipo Wankel da 830 cc e 75 CV.

Mazda MX-30 R-EV

Un motore elettrico da 170 CV muove da solo le ruote anteriori, ma resta la possibilità di ricaricare la batteria a una presa elettrica esterna; per questo la MX-30 R-EV è un’ibrida plug-in a tutti gli effetti, con 85 km di autonomia elettrica e circa 600 km totali. Il prezzo di listino parte da 38.150 euro.

Mazda MX-30 R-EV
Motore termico 1 cilindro rotativo benzina, 830 cc, 75 CV
Motore elettrico Uno da 170 CV
Potenza totale 170 CV
Velocità massima 140 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 9,1 secondi
Consumi combinati 1,0 l/100 km
Capacità batteria 17,8 kWh
Capacità serbatoio 50 litri
Autonomia elettrica 85 km
Autonomia totale 600 km circa
Prezzo base 38.150 euro

L’invasione delle range extender cinesi

Grazie anche agli incentivi statali del governo centrale e delle autorità locali cinesi, le auto range extender (o EREV come vengono chiamate lì) prodotte e vendute in Cina sono sempre più numerose e rappresentano una fetta importante del totale delle “plug-in” vendute nel grande Paese asiatico.

Ormai non passa mese in cui non venga presentata una nuova range extender cinese, spesso offerta come alternativa alla corrispondente versione elettrica e con un ricambio frenetico di modelli. Agli automobilisti cinesi le EREV piacciono molto e i grandi gruppi auto rispondono con nuovi marchi quasi esclusivamente dedicati a questo tipo di ibride plug-in. Per ora mancano all’appello i grandi gruppi cinesi, se si escludono i primi timidi tentativi di Dongfeng e Changan.

Il caso Li Auto (Li Xiang)

A dominare il mercato delle EREV cinesi è, ormai da alcuni anni, il marchio Li Auto (noto anche come Li Xiang) specializzato in range extender che dal 2019 al 2022 ha venduto la One, SUV sostituito nel 2022 dalla Li Auto L8.

Li Auto L8

Prendendo come esempio la Li Auto L8 ci troviamo di fronte a un SUV medio lungo poco più di 5 metri e con 6 posti che sfrutta un motore 1.5 turbo benzina quattro cilindri da 153 CV per ricaricare la batteria che alimenta i due motori elettrici: uno da 177 CV sull’asse anteriore e uno da 272 CV.

La potenza totale di questa plug-in 4×4 è quindi di 448 CV, il tempo di accelerazione da 0 a 100 km/h è di appena 5,5 secondi, l’autonomia elettrica tocca i 168 km e quella complessiva i 700 km. Numeri davvero impressionanti anche per gli standard occidentali.

Li Auto L8
Motore termico 4 cilindri turbo benzina, 1.5, 153 CV
Motore elettrico Uno da 177 CV + uno da 272 CV
Potenza totale 449 CV
Velocità massima 180 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 5,5 secondi
Consumi combinati 1,0 l/100 km
Capacità batteria 40,9 kWh
Capacità serbatoio 65 litri
Autonomia elettrica 168 km
Autonomia totale 1.100 km circa
Prezzo base L’equivalente di 49.421 euro

Ancora più imponente e dotata dello stesso powertrain è poi la Li Auto L9, un SUV 6/7 posti lungo 5,21 metri hce grazie a una batteria maggiorata da 44,5 kWh promette un’autonomia elettrica record: 180 km nel ciclo WLTP. Grazie ai 65 litri del serbatoio di benzina l’autonomia complessiva è sempre di 1.100 km.

Li Auto L9

Li Auto L7

Più compatta è invece l’appena commercializzata (in Cina) Li Auto L7, SUV a 5 posti con lo stesso motore range extender plug-in e un’autonomia totale WLTP di 1.100 km. In questo caso il prezzo base cinese è l’equivalente di 43.900 euro.

Aito e le range extender di Huawei

Ancora più recente è il fenomeno Aito, il marchio creato dal colosso della tecnologia Huawei che propone già sul mercato cinese due SUV range extender chiamati Aito M5 ed M7.

La più compatta delle due è la cinque posti Aito M5, lunga comunque 4,78 metri e basata sulla Seres SF5, che sfrutta uno o due motori elettrici con potenza complessiva fino a 496 CV alle ruote e un motore 1.5 turbo benzina come generatore per la batteria da 40 kWh.

Aito M5

Anche in questo caso l’autonomia è elevata: 160-200 km in elettrico e oltre 1.100 km in totale (WLTC). Il prezzo base della trazione posteriore è l’equivalente di 36.500 euro.

Aito M5
Motore termico 4 cilindri turbo benzina, 1.5, 153 CV
Motore elettrico Uno da 272 CV (due da 496 CV totali la 4WD)
Potenza totale 272 CV (496 CV la 4WD)
Velocità massima Fino a 190 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 7,1 secondi (4,4 secondi la 4WD)
Consumi combinati 1,1-1,2 l/100 km
Capacità batteria 40 kWh
Capacità serbatoio 56 litri
Autonomia elettrica 160-200 km
Autonomia totale 1.100 km circa
Prezzo base L’equivalente di 36.500 euro

Leggermente più grande e a 6 posti è la Aito M7 basata però su una una piattaforma diversa di Dongfeng Sokon Automobile (DFSK). La M7 monta però lo stesso powertrain range extender della M5 e in Cina ha un prezzo base di 43.855 euro al cambio attuale.

Aito M7

Seres SF5

La citata Seres SF5, del gruppo Sokon, ha la stessa meccanica della Aito M5, ma è nata nel 2019 e ha uno stile leggermente diverso. Ancora non è chiaro se la versione range extender arriverà anche in Europa a fianco dell’elettrica ribattezzata Seres 5.

Le sportive marchiate Voyah

Tra i tanti nuovi brand cinesi che si stanno specializzando nelle range extender ad alte prestazioni c’è anche Voyah, il neonato marchio di Dongfeng Motor Corporation che al momento propone un SUV e una super monovolume EREV.

Il SUV si chiama Voyah Free, un SUV da 4,90 metri di lunghezza disegnato in collaborazione con Italdesign che unisce ai due motori elettrici di trazione da ben 694 CV l’immancabile 1.5 turbo benzina come generatore di corrente.

Voyah Free

Il risultato è un “ruote alte” capace di toccare i 200 km/h e accelerare da 0 a 100 in appena 4,5 secondi che fa 140 km in elettrico e 860 km con l’aggiunta della benzina. In Cina costa quasi 54.000 euro ed è disponibile anche in Norvegia, ma solo in versione elettrica al 100%.

Voyah Free
Motore termico 4 cilindri turbo benzina, 1.5, 109 CV
Motore elettrico Due da 347 CV l’uno
Potenza totale 694 CV
Velocità massima 200 km/h
Accelerazione 0-100 km/h 4,5 secondi
Consumi combinati 1,3 l/100 km
Capacità batteria 33 kWh
Capacità serbatoio 56 litri
Autonomia elettrica 140 km (NEDC)
Autonomia totale 860 km (NEDC)
Prezzo base L’equivalente di 54.000 euro

Unica nel panorama delle EREV cinesi è per il momento la Voyah Dreamer, una monovolume range extender a 7 posti lunga 5,31 metri e due motori elettrici da 294 CV complessivi.

Voyah Dreamer

Il motore a benzina che ricarica la batteria di questa particolare plug-in offre un’autonomia totale di 750 km. Con i suoi 200 km/h di velocità massima e i 6,6 secondi nello 0-100 si presenta come il minivan più veloce al mondo. Il prezzo base cinese parte da circa 50.000 euro.

Le (moltissime) altre EREV cinesi

Una citazione la meritano anche altre EREV cinesi come la berlina Neta S di Hozon Auto, rivale della Tesla Model S con più di 300 km di autonomia elettrica e circa 1.100 km di autonomia totale Costa 27.400 euro. Prestazioni simili le offre anche un’altra berlina cinese range extender come la Shenlan SL03 di Changan Automobile che ha un listino base di 23.100 euro.

Neta S

Shenlan SL03

Della lunga lista delle “elettriche a benzina” Made in China fanno parte poi la Niutron NV, protagonista di un grande successo di pubblico e successivi problemi di consegne e l’appena presentata Leap Motor C11 con un anomalo 1.2 tre cilindri turbo benzina come generatore, 272 CV elettrici, 285 km di autonomia elettrica e 1.024 km totali.

Niutron NV

Leap Motor C11

A scorrere un elenco in continua espansione troviamo anche la vendita in Cina dal 2018 della Dearcc EV10 Pro300, la più piccola delle range extender orientali che ha circa 300 km di autonomia totale e un prezzo inferiore ai 10.000 euro.

Dearcc EV10

Enovate ME5

Questo marchio si è poi evoluto nel brand Enovate (o Enoreve) che propone il SUV Enovate ME5 elettrica col classico motore 1.5 benzina range extender che fa 155 km a zero emissioni e circa 1.000 km in totale e costa l’equivalente di 22.000 euro.

Tra gli ultimi annunci di nuove EREV in arrivo ci sono poi quelli relativi alla compatta SWM Big Tiger EDi EREV che con un listino base corrispondente a 13.600 euro fa rinascere uno storico marchio italiano di motociclette (italiano è anche il centro stile di SWM), alla piccola Kaiyi i-EA02 e all’enorme fuoristrada Mengshi M-Hero 917.

SWM Big Tiger EDi EREV

Mengshi M-Hero 917

Quest’ultimo, opera di Dongfeng Motor Group, si caratterizza per prestazioni offroad estreme, una lunghezza di quasi 5 metri e 3,8 tonnellate di peso, oltre che per i 3 motori elettrici da 816 CV totali e il piccolo motore 1.5 turbo benzina che unito alla batteria da 66 kWh garantisce un’autonomia totale di 800 km. Il prezzo è vicino ai 100.000 euro.

La lista completa delle range extender cinesi

  • Aito M5
  • Aito M7
  • Dearcc EV10 Pro300 (Enovate)
  • Enovate EM5
  • Kaiyi i-EA02
  • Leap Motor C11
  • Li Auto L7
  • Li Auto L8
  • Li Auto L9
  • Mengshi M-Hero 917
  • Neta S
  • Niutron NV
  • Seres SF5
  • Shenlan SL03
  • SWM Big Tiger EDi EREV
  • Voyah Free
  • Voyah Dreamer

Le elettriche europee che vanno a benzina

Tra le pochissime auto range extender in vendita oggi in Europa si può citare al primo posto il Ford Tourneo Custom PHEV (qui la prova su strada), il trasporto persone derivato dal commerciale Transit che in versione ibrida ricaricabile sfrutta il motore 1.0 EcoBoost benzina per ricaricare la batteria. Questa alimenta il motore elettrico che dà trazione alle ruote anteriori e permette di percorrere 50 km in elettrico e 500 km in totale.

Ford Tourneo Custom PHEV

Poi c’è la britannica LEVC TX del gruppo cinese Geely, erede dei famosi taxi londinesi, ma con motorizzazione ibrido serie e presa di ricarica. Questa speciale range extender ibrida plug-in sfrutta il motore 1.5 turbo benzina di Volvo per ricaricare la batteria da 31 kWh. Due motori elettrici di trazione offrono un’autonomia elettrica di quasi 130 km e con l’aiuto del generatore a benzina il range arriva a 600 km.

LEVC TX

L’ultima delle EREV europee è molto particolare perché è l’artigianale Ariel Hipercar, la super sportiva elettrica con due o quattro motori e fino a 1.196 CV che può essere acquistata con un optional unico al mondo.

Una microturbina Cosworth CatGen che alimenta la batteria da 62 kWh e permette di avere sempre a disposizione prestazioni elettriche impressionanti, tipo i poco più di 2 secondi nello scatto 0-100 km/h. In questo caso il prezzo della piccola hypercar ibrida plug-in range extender, attesa per il 2024, è di 1,1 milioni di euro.

Ariel Hipercar

Ariel Hipercar, lo scarico posteriore della turbina

Ariel Hipercar, la turbina Cosworth CatGen (Catalytic Generator)

Un po’ di storia

Le auto elettriche nascono assieme a quelle a benzina sul finire dell’Ottocento (la prima è l’americana Morrison Electric del 1887), ma da subito emerge il problema della scarsa autonomia legata alle prime batterie al piombo-acido.

Per risolvere questo inconveniente qualcuno prova ad aggiungere un motore a benzina a bordo come generatore di corrente, proponendo primitivi esempi di auto ibrido serie.

I primi esperimenti

Tra questi si possono citare le vetture semi sperimentali dell’americana Armstrong Company del 1896, della spagnola La Cuadra e l’americana Munson Company, ma la più famosa resta la Lohner-Porsche Mixte del 1901 sviluppata proprio dal famoso Ferdinand Porsche partendo dal prototipo Semper Vivus del 1900.

Armstrong phaeton gasoline electric (1896)

Lohner-Porsche Semper Vivus (1900)

La Mixte si caratterizza per la trazione elettrica con due motori alloggiati all’interno delle ruote anteriori e la presenza a bordo di un motore a benzina Daimler per la ricarica della piccola batteria. Il risultato sono 200 km di autonomia complessiva.

Volvo ECC

General Motors EV1

A seguire si succedono diversi prototipi con motore ibrido serie come la Volvo ECC concept del 1992, la General Motors EV1 in versione Series Hybrid del 1999, entrambe con microturbina e la Volvo C30 Electric Range Extender del 2011. Da citare è poi l’unica italiana conosciuta con questa tecnologia, la Fiat Vanzic concept del 1995, l’Audi A1 e-tron del 2010, concept ibrido plug-in con motore rotativo Wankel di ricarica e la Jaguar C-X75 del 2010 con microturbina.

Audi A1 e-tron

Jaguar C-X75

Il range extender arriva su strada

La prima range extender in vendita al grande pubblico resta la BMW i3 REx del 2013 che al motore elettrico da 170 CV aggiunge un bicilindrico a benzina di 647 cc che ricarica la batteria da 20 kWh nominali. Il piccolo serbatoio da 9 litri di benzina permette alla compatta elettrica tedesca (trasformata così in ibrida plug-in) di toccare i circa 300 km di autonomia totale contro i 170 km di autonomia elettrica.

BMW i3

A metà strada tra l’ibrido serie e l’ibrido parallelo sono invece le cugine Opel Ampera, Chevrolet Volt e la coupé Cadillac ELR, tutte con motore elettrico di trazione e motore a benzina destinato alla ricarica batteria che però può fornire coppia alle ruote quando la richiesta di potenza è più intensa. Il sistema è il Voltec di General Motors lanciato nel 2010.

Opel Ampera

Chevrolet Volt

Cadillac ELR

A questa si può aggiungere poi la Fisker Karma del 2011, sportiva a quattro porte ibrida plug-in con range extender e potenza elettrica di oltre CV rinata nel 2016 come Karma Revero e poi come Karma GS-6.

Fisker Karma

Karma GS-6

Le più strane

A chiudere questa lunga panoramica delle auto elettriche che “vanno a benzina” ce ne sono poi un paio che usano un altro tipo di alimentazione.

La prima è la Gumpert Nathalie, una coupé sportiva presentata nel 2020 che per ricaricare la batteria di trazione usa una cella a combustibile alimentata da una miscela di etanolo e acqua. Questo carburante liquido viene in realtà convertito da un reformer di bordo in idrogeno gassoso che combinato con l’ossigeno dell’aria crea corrente nella fuel cell.

Gumpert Nathalie

I motori elettrici della Nathalie sono quattro, uno per ruota, per una potenza di 544 CV, 300 km/h di velocità massima, uno 0-100 in 2,5 secondi, tra 820 e 1.200 km di autonomia e circa 3 minuti per un pieno della citata miscela metanolo-acqua. Al momento non è dato sapere quante ne sono state consegnate delle 500 previste al prezzo base di circa 400.000 euro.

Un po’ avvolto dal mistero è anche il progetto Techrules Ren, hypercar range extender con stile aeronautico disegnata da GFG Style (Fabrizio e Giorgetto Giugiaro). Presentata nel 2018 con l’idea di produrne dieci, la Ren può avere fino a quattro motori elettrici per 870 CV di potenza e due microturbine alimentate a gasolio per la ricarica della batteria da 32 kWh.

Techrules Ren

Il risultato è un’hypercar con 200 km di autonomia elettrica e 2.000 km di autonomia totale che può raggiungere i 320 km/h e accelerare da 0 a 100 km/h in circa 3 secondi. Il prezzo stimato è di quasi 2,5 milioni di euro, ma al momento se ne sono perse le tracce.

In arrivo è anche il primo pick-up range extender della storia, quel RAM Revolution EV che Stellantis ha appena svelato in versione elettrica e che a breve dovrebbe proporre anche un motore a benzina per tenere la batteria bella carica.

RAM Revolution EV

Alcuni disegni di brevetti datati 2020 mostrano anche un range extender studiato per essere alloggiato nel cassone del pick-up elettrico Ford F-150 Lightning, ma da allora non se n’è saputo più nulla.

I kit range extender da installare sulle auto elettriche

Un ultimo accenno lo meritano infine quei kit che alcune aziende propongono ai Costruttori (a volte anche ai privati) per trasformare un’auto elettrica in un’ibrida range exrender plug-in.

Obrist Hyperhybrid

Tra questi produttori si può citare le britanniche Mahle Powertrain e Bramble Energy (con una fuel cell a idrogeno a bordo), oltre all’austriaca Obrist che ha già montato il suo “gruppo elettrogeno” su una Tesla Model 3 Hyperhybrid.

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