La Giulia TZ si rivelò velocissima e divenne imbattibile nella sua categoria GT fino a 1600cc riuscendo spesso a battere anche le GT di 2000 cc
8 febbraio 2014 – Un gruppetto di ragazzini tra i 13 ed i 15 anni si aggira estasiato tra le auto da corsa schierate in fila indiana, un lungo serpentone in attesa di prendere il via della 48a targa Florio. C’è molta animazione, meccanici, gommisti, piloti, fotografi, curiosi e qualche contadino locale che osserva perplesso e rassegnato l’invasione del popolo di Floriopoli. Mi aggiro tra le auto come in un negozio di balocchi e di colpo mi trovo davanti un auto che non conosco, lo scudetto del biscione sul muso mi dice che è una Alfa Romeo ma non so che modello sia, una scritta sul cruscotto mi rivela essere una Giulia TZ, mi sposto verso la parte posteriore e quello che vedo mi lascia sorpreso ed un po’ sconcertato, il tettuccio di quest’auto anziché spiovere verso la coda continua dritto senza soluzione di continuità ed è tagliato dopo l’abitacolo, sembra un auto ghigliottinata di netto, una parte posteriore tronca a tutta altezza.
Continuo ad osservarla e noto che le proporzioni tra l’anteriore sfuggente ed arrotondato e la parte posteriore spigolosa esprime un certo fascino, mi sto innamorando di quest’auto, un amore che persiste ancora oggi e mi riprometto di saperne di più.
Il motore era il bialbero a camme in testa della Giulia, che dai circa 120 cavalli di serie era portato a 160 cavalli; anche la trasmissione era della Giulia. Per la veste aereodinamica l’Alfa si rivolse alla Zagato con la quale aveva collaborato con la Giulietta SZ. Quest’ultima era nata con una coda a goccia ma in seguito la Zagato, effettuando studi sulle teorie del tecnico aereodinamico tedesco Wunibald Kamm, realizzò una Giulietta dotata di coda tronca. La SZ venne provata a Monza e risultò essere più veloce di oltre 10 km/h rispetto alla versione con coda a goccia.
La TZ si rivelò velocissima e divenne imbattibile nella sua categoria GT fino a 1600cc riuscendo spesso a battere anche le GT di 2000cc. L’unico limite veniva dai pneumatici stretti con la quale era stata omologata, limite che fu superato con la TZ2 messa a punto nel 1965: cerchi e gomme più larghi e motore che in virtù del carter secco era più basso di parecchi cm, permettendo una carrozzeria più bassa e profilata della TZ1. La TZ2 si rivelò altrettanto veloce e capace di risultare competitiva anche nei confronti della GT 3000 CC. Al punto che fu ribattezzata la baby GTO. Ne furono costruite cinque o sei esemplari: il progetto fu poi fermato perché L’ing. Chiti a capo dell’Autodelta stava mettendo in pista la 33, un prototipo con un otto cilindri, un vero sport prototipo. Le TZ furono adoperate ancora qualche stagione dai piloti privati in tutto il mondo ed i pochi esemplari sopravvissuti testimoniano del genio e della capacità e passione italiana relazionata alle auto sportive, un piccolo capolavoro di stile e tecnica Italiana.