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A Gallipoli, tra i ragazzini della movida low cost: notti senza fine e colazioni con il Mojito

DAL NOSTRO INVIATO GALLIPOLI — Tutt’intorno la festa è già terminata da una vita anzi nemmeno era cominciata in quest’estate salentina di osceni rincari perfino sull’aria, inteso il compressore peraltro spesso incerottato e spompo — insomma guasto, sia mai comprarne uno nuovo — per poter gonfiare i materassini in spiaggia. Sicché mirupafshim oppure dovidenja, arrivederci dall’Albania come dalla Croazia, andiamo in vacanza sull’Adriatico almeno non ci spennano. Infatti qui a Gallipoli, in questa cittadina dalla fragile bellezza, l’urbanistica progettata per opporre resistenza al vento, i turisti son stati quasi la metà rispetto all’anno scorso e la fascia dai venti ai trent’anni non s’è vista, i problemi legali di notorie discoteche che facevano (s)ballare e le conseguenti chiusure hanno diminuito le urgenze d’ordine pubblico, la sequenza di volenterose ordinanze ha generato il suo onesto contributo. Tutto certo, certissimo. Ma un attimo: i ragazzini, liceali se non delle medie, arrivati specie dal Nord, dove li mettiamo? A Gallipoli. Dove sennò?

Foto di Fabio Serino

Sulla sabbia

Del resto, i Mojito autoprodotti («Su Internet trovi una valanga di ricette»); l’hashish e la marijuana acquistate dagli spacciatori accampati nelle pinete («Ti scontano l’impossibile, davvero»); l’eterno tema dei trasporti, croce del Salento, risolto con gli abusivi e i loro furgoni Iveco usati per ammassarci dentro i passeggeri («Hanno facce da criminali, non avranno neanche la patente»); le biciclette a noleggio, prive d’un minimo sistema di allarme e sovente concesse senza manco chiedere i documenti, sfasciate, rubate, rivendute («Se le giri al pusher, fai la scorta di cannoni»); le scommesse, negli stabilimenti balneari, su chi ruba cosa, e pertanto furti di portafogli, di cellulari, di occhiali da sole, di borsette, di creme da mare…

Si peccherebbe però di disonestà nel non ribadire gli effetti del contrasto nato nelle scorse stagioni quando pareva, allora sì, d’essere precipitati in una terra di nessuno, in scenari da guerra di gang giovanili. Non che l’ossessione per il guadagno facile, abbondante e in nero sull’altrui persona abbia evitato offerte d’affitto d’inguardabili alloggi coi gabinetti scassati, ma ecco, almeno in gran parte ci siamo risparmiati i posti letto sui balconi e nelle cantine; piuttosto, una stanza decente e in tre sistemati sul matrimoniale, oppure in alternativa, essendo il comandamento quello di tirar l’alba ancorché in condizioni pre-svenimento, amen, ci si butta sulla sabbia e buonanotte. Mischiati a questo popolo adolescente, con l’ovvia lettura da parte dei diretti interessati d’un padre in cerca della figliolanza dispersa tra party alcolici, e di conseguenza una diffusa tendenza alla presa in giro a prescindere, così tanto per, ebbene risulta evidente una sorta di moto nell’animo: «scassarsi», come proclamano loro.

In barca sbronzi

Scassarsi al bar, per strada, in pizzeria; scassarci ovunque. All’ingresso di Gallipoli, a lato del ponte che introduce al centro storico, un gruppo sale a bordo d’una barca a noleggio verificando d’avere non, per esempio, la maschera e le pinne, un cappellino, magari del cibo. Per amor del cielo, quali voci eretiche! Basta che ci sia l’abbeveraggio, bottiglie d’acqua dentro le quali i ragazzini han travasato presunti cocktail da loro ideati nella previsione della gita («Perché guardi? Vuoi tazzare?»).

Qualcheduno rimarrà sobrio e riporterà indietro la barca. Boh. Forse. Si spera.

Ah, Salento Salento. Con settembre, gli imprenditori del settore turistico avvieranno una serie di riunioni per ragionare sulla batosta subìta. Dei rincari saprete tutto, in fondo è da giugno che se ne scrive sui giornali, e pure saprete delle nuove strategie pensate per il futuro, basta concentrarsi sulla maggioranza, smettiamola e lavoriamo invece per la clientela di lusso. Vabbé: raggiungere qualsiasi località, atterrati a Brindisi, è il consueto enigma con un’unica soluzione (farsi venire a prendere). Il concerto dei Negramaro nell’aeroporto militare di Galatina rimarrà nella memoria (anche) per gli orrori logistici, con lo spettacolo iniziato tardi siccome gli spettatori stavano ancora bloccati nelle macchine, e con il deflusso avvenuto per i campi, chilometri a camminare senza indicazioni, senza dei punti luce, senza un’anima che fosse una a soccorrere quelli non del posto, così sperduti, stanchi, intristiti da mettere oggettiva pena.

Acque incantevoli

Ma che importa, nel senso che il popolo piantato a Gallipoli al concerto non c’è andato, ritenendo l’unico eventuale sconfinamento accettabile il trasferimento nella comunque contigua Baia verde. Questa Baia verde, una distesa di spiagge dall’incantevole acqua, un luogo di eremitismi quando il Salento non era di moda, garantisce il godimento a patto di starsene lì, in mare, e a debita distanza. Altrimenti s’assiste all’interpretazione personale d’una zona pubblica, coi soliti, i ragazzini, che seminano il panico, litigano, gareggiano nell’innescare casini vari, offendono se ripresi, con la seguente sintesi dialettica: «Vecchi di m…».

Per la cronaca, il retro della Baia verde, con gli alberghi, i residence, gli appartamenti affittati, sub-affittati, sub-sub-affittati, è una geografia di disordine, discariche abusive, la patetica abitudine di taluni commercianti di raddoppiare i prezzi al solo sentire un accento non salentino, e i proprietari delle case, pugliesi e romani, che si comportano uguale. Concludendo: m irupafshim o dovidenja. Anche perché il metodo della Compagnia dei carabinieri di Gallipoli, retta dal capitano Beatrice Casamassa, è ormai collaudata e nel tempo si rafforza dissuadendo: abbondante preparazione delle nottate con posti di blocco nei vialoni d’accesso a Gallipoli, pattugliamento della cittadina anche in bici per infilarsi nei vicoli, monitoraggio del rispetto delle regole nei locali.

Sulle onde

Meraviglia di chiese e palazzi storici, di creatività con l’allestimento di negozi d’arte e design, Gallipoli ha una fama mediatica antitetica alla sua anima e ai suoi tesori: è un brand per il turismo giovanile e low-cost. Dopodiché, chiaro, questi si scassano e scasserebbero ovunque altrove: di nuovo, alla base, bisogna ragionare sulla complessiva visione turistica sennò non se ne esce. Vedremo nel 2024; per intanto, procediamo con colazioni a base del solito Mojito, l’abitudine di parlarsi sopra urlando e azzerando di fatto ogni conversazione, il noleggio di motorini per salirci in tre senza casco, la mossa del vomitare volontariamente per liberarsi e ricominciare daccapo, i selfie mentre si orina contro i portoni, l’accendersi una sigaretta con quella appena fumata, il lancio di rifiuti — e biciclette — in acqua per divertimento.

Obietterete: piantiamola con il criminalizzare gli adolescenti… Ok, e però: pomeriggio di violente raffiche sullo Jonio, onde grosse da surfisti esperti, i vacanzieri scappano dalle acque, due ragazzini al contrario entrano per sfida; sulla battigia sette amici anziché richiamarli indietro li raggiungono; non rimangono che due ragazze, han paura e vorrebbero andarsene, soltanto che ricoperte di parolacce loro pure s’immergono; in spiaggia ci sono degli adulti, coppie e famiglie con bambini piccoli, uno almeno si alzerà consigliando di non esagerare, si farà sentire a costo di farsi mandare a quel paese, giusto?

Macché. S’alzano in piedi ma per preparare il cellulare, a breve tramonta e già s’intravedono in cielo colori da farsi invidiare sui social. Pace e bene, purché quei matti che lottano ubriachi contro le onde non impallino l’obiettivo.

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