Taxi, a Roma sono la metà di Madrid: Parigi inarrivabile. Bittarelli: “Servono 300 licenze subito nella Capitale”
In realtà fra le grandi capitali europee è Parigi quella con l’offerta più forte con 19.124 taxi attivi, anche se con un numero di turisti superiore e un’area maggiore da coprire. Sopra quota 15 mila (15.127 per l’esattezza) anche Londra, che però conta quasi 9 milioni di residenti. Sui livelli romani (8100 taxi attivi) anche Berlino, dove però il numero di turisti atteso è quasi la metà di quello dell’Urbe. Forte anche l’offerta a Barcellona (10.521 ‘auto bianche’, in realtà gialle e nere) e, considerando le dimensioni inferiori, Bruxelles (3250).
Ma è Atene il ‘paradiso’ di chi vuole affidarsi a un taxi: i 13.760 veicoli in circolazione giorno e notte, peraltro con tariffe assai ridotte rispetto alle altre grandi capitali, fanno dei taxi un sostituto efficace ed economico per muoversi sotto l’Acropoli e in tutta l’Attica.
“Adesso il Comune di Roma ha deciso di fare il bando oneroso sfruttando il decreto Bersani, in modo che il 20% del costo della licenza vada ai Comuni. Che senso ha assegnare la licenza a chi ha più soldi. E’ la prima volta che si rilasciano le licenze col bando oneroso, Veltroni ne rilasciò 2.500 a titolo gratuito”. “Al momento a Roma le auto bianche sono circa 7.800. Fino ad ora ci siamo persi in chiacchiere, non è chiaro quante licenze rilascerà Gualtieri: 1000-1.500-2000? Sembra che il prezzo sarà di circa 70mila euro a licenza. Il bando ha avuto già l’ok dell’Art e dovrebbe uscire a luglio. Quello che noi suggeriamo invece è di andare per gradi ma di iniziare subito. Mentre entrano in circolazione nuovi taxi vanno adeguate le infrastrutture: ad esempio aumentare le piazzole e le corsie preferenziali”. Infine Bittarelli sottolinea un’altra criticità: ”Un elemento che non aiuta è il costo del servizio, non è possibile che la tariffa sia ferma da quasi 13 anni. Va adeguata ai costi di gestione, altrimenti l’incontro tra domanda e offerta si altera”.
Sono in tanti e lavorano poco, in media percorrendo cinque-sei tratte al giorno, qualcosa in più nei posteggi più battuti, in un turno di otto ore, dovendo procedere a rotazioni ampie per avere a bordo i clienti, nonostante il boom di presenze turistiche a Napoli, soprattutto, in questo periodo. Poi c’è la concorrenza delle note applicazioni per il trasporto privato e i costi di gestione. I dati sulle dichiarazioni dei redditi pubblicate da Il Sole 24 Ore nei giorni scorsi, secondo cui i tassisti napoletani in media dichiarano poco meno di 10.200 euro annui, trova conferma nelle parole di alcuni conducenti in attesa di chiamata, all’aeroporto di Capodichino, che produce ormai un intenso traffico di turisti a ogni ora del giorno. “Il sazio non crede al digiuno”, così esordisce, con una battuta espressa in napoletano all’Adnkronos Marco, tassista da 25 anni. “Si parla spesso senza sapere le cose. Noi sosteniamo spese ingenti, ci sono quelle per il carburante, c’è la concorrenza sleale degli abusivi, ci sono gli Ncc. Personalmente faccio un fondo cassa quotidiano per la manutenzione del taxi, poi pago circa 2.000 euro annui di assicurazione, il 40% in più di quanto costa a un privato, poi c’è il collaudo annuo di 80 euro, il costo di un test psicologico, si parla poco dei costi che sosteniamo”.
Poi c’è la grande questione dei servizi di trasporto privato via app. “Si dice che le tariffe sono più basse, in realtà incassano anche di più, la differenza è fatta dalla prenotazione con lo smartphone, ma i turisti non sanno che pagano di più”, osserva Gennaro, che si serve di una delle più celebri piattaforme per prenotare un transfer diretto a Caserta: “Viene a costare 112 euro, io chiedo meno di 100 euro, ma ora per farci concorrenza queste aziende vengono a prelevare i clienti all’uscita principale dell’aeroporto, cosa che le forze dell’ordine a noi non consentono”.