Caro Aldo, mi ha incuriosito che lei abbia passato 15 giorni in centro a Roma a registrare una trasmissione in una biblioteca. Com’è la giornata nel cuore della nostra capitale? Da quali cose è scandita? Alessandro Taliano Bologna
Caro Alessandro, Dal chiuso della biblioteca si percepiscono soprattutto i rumori, che oltretutto costringono a interrompere la registrazione. In effetti però è interessante indovinare la vita di una grande città senza vederla, solo dal frastuono che giunge dall’esterno. Ci sono rumori ovvi. Automobili. Autobus: rari, enormi, a gasolio e semivuoti, anziché frequenti, piccoli, elettrici e pieni, come dovrebbero essere (esistono anche quelli, ma non abbastanza). Motorini, sui quali non esiste il minimo controllo: quelli ecologici e quasi silenziosi non sono trattati diversamente da quelli fracassoni e inquinanti. Poi ci sono i rumori specifici di Roma. La raccolta dei rifiuti a qualsiasi ora del giorno (e magari venissero raccolti tutti), mentre nelle città normali si raccolgono di notte. Gli antifurto: i romani difendono le loro moto come leoni, basta sfiorarle per far partire un urlo elettronico che si sente fino a Ostia. L’elicottero della polizia delle 9 del mattino, che sorvola il centro: e questo ci può stare, Roma è la capitale di due Stati, ospita la Fao e ogni Paese importante ha tre ambasciate, tenerla d’occhio è giusto. Ma non ho mai visto una città al mondo così squassata di continuo, al ritmo di una ogni cinque minuti, dalle sirene. E non sono ambulanze. Anche Londra, anche Parigi, anche Berlino sono capitali, pure più importanti di Roma perché il Regno Unito, la Francia e la Germania sono Paesi più importanti dell’Italia; ma la percentuale di sirene è incomparabilmente inferiore. E nessuno si sognerebbe di chiudere vie all’improvviso (è successo l’altro giorno in via Sistina), per farle percorrere contromano da cortei con i lampeggianti accesi e ovviamente la sirena urlante. Era Joe Biden? Ma no, sarà stato l’ambasciatore del Belucistan. Diciamo che l’idea dell’uguaglianza tra gli uomini non ha ancora attecchito nella nostra capitale: ci sono gli uomini con sirena — diplomatici, sottosegretari, burocrati — e quelli senza. Poi per fortuna ogni tanto suona una campana. Le più lunghe sono quelle di mezzogiorno e delle 17.45. Anche le campane interrompono la registrazione; ma sono il suono più dolce ed evocativo che si possa immaginare. E pensare che i musulmani le odiavano, e la prima cosa che facevano, quando prendevano una città cristiana, era fondere le campane.