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Seggiolini antiabbandono: obbligo, regole, sanzioni per chi non usa i dispositivi per bambini

La tragedia della bimba di 14 mesi trovata morta all’interno di un’auto a Roma – secondo le prime ipotesi, dimenticata nell’abitacolo dal padre che avrebbe dovuto portarla all’asilo – fa tornare in primo piano la sicurezza dei bambini in macchina. Furono proprio fatti di cronaca analoghi che nel 2018 spinsero il parlamento italiano ad approvare la legge sull’obbligo di utilizzo dei cosiddetti dispositivi antiabbandono, ossia di sistemi di allarme finalizzati proprio a prevenire l’abbandono in auto dei bambini più piccoli, quelli di età inferiore a quattro anni.

Sanzione minima. La norma, introdotta nel Codice della strada, è entrata in vigore il 6 marzo 2020: in caso di violazione, è prevista una multa di 83 euro (scontata a 58,10 per chi paga entro cinque giorni) e la perdita di cinque punti dalla patente del conducente se questi è l’unica persona, oltre al bambino, presente all’interno dell’auto, più la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi alla seconda violazione in un biennio. Se, invece, il trasporto avviene senza sistemi di ritenuta, obbligatori per tutti i bambini di statura inferiore a 150 cm, si applica solo questa specifica sanzione, che prevede 83 euro di multa (58,10 per chi paga entro cinque giorni), la perdita di cinque punti dalla patente del conducente se questi è l’unico, oltre al bambino, a bordo del veicolo e, alla seconda infrazione in due anni, la sospensione della patente da 15 giorni a due mesi.

Le caratteristiche tecniche. I dispositivi antiabbandono possono essere di tre tipi: una dotazione o un accessorio del veicolo, integrati fin dall’origine nei seggiolini per bambini oppure indipendente da esso, in modo da poter essere utilizzato con i seggiolini che ne sono privi. La norma prevede che il dispositivo sia in grado di segnalare l’abbandono mediante segnali visivi o acustici, per esempio l’accensione di luci, l’attivazione del clacson o di uno specifico allarme; che l’attivazione del dispositivo sia automatica, ossia indipendente da una specifica azione del conducente; che mandi un segnale di attivazione al conducente; che attivi un sistema di comunicazione automatico per l’invio di messaggi o chiamate allo smartphone del conducente o di un familiare; che segnali al conducente un basso livello di carica se dotato di batteria propria.A fine 2019, nell’imminenza dell’entrata in vigore dell’obbligo, Quattroruote effettuò uno specifico test per approfondire il funzionamento di tali dispositivi, i loro pregi e i loro limiti.

Il flop dei bonus statali. Per incentivare le famiglie a dotarsi dei dispositivi antiabbandono, lo Stato stanziò anche uno specifico fondo, pari a 22,5 milioni di euro, che prevedeva un bonus di 30 euro a famiglia. Gran parte di questo fondo rimase inutilizzata. Per carità, il mancato ricorso al contributo statale non significa necessariamente che gli italiani non lo abbiano acquistato, però fu un segnale di scarso interesse che suscitò una certa preoccupazione sulla sensibilità degli italiani alla sicurezza dei più piccoli in auto.

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