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Roma, trovare un taxi è diventato (quasi) impossibile

roma, trovare un taxi è diventato (quasi) impossibile

Roma, July 16-17, 2023 Stazione Termini

Ma se hai fretta, i tacchi, una disabilità fisica, un infortunio, la pressione bassa per via del caldo, un bimbo in un passeggino o un anziano per mano, o anche solo paura di girare di notte, magari da sola, per Roma, come fai? Capita di chiederselo al termine dell’ennesima serata alla ricerca del taxi perduto in una Capitale che scoppia di turisti (superati i livelli pre-Covid) e di improperi (loro e dei residenti) in quell’edizione sadica di Giochi senza frontiere che è diventato muoversi in città. Non che la mobilità capitolina abbia mai brillato, ma quella in corso ha davvero i tratti di una tempesta perfetta.

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NIENTE METRO, SIAM ROMANI – I mezzi pubblici di superficie, già insufficienti, si trovano a dover far fronte a un turismo eccezionale persino per Roma. A questo si aggiunga che dal giugno del 2022 la Linea A della metropolitana (la più “anziana” delle tre) cessa il servizio alle 21 e lo farà almeno fino aNatale 2023, per una manutenzione ormai indifferibile che porta il gestore anche a chiudere a macchia di leopardo intere tratte, in base all’avanzamento dei lavori.

E poi ci sono i taxi. Cioè, ci sarebbero: 276 ogni 100 mila abitanti (totale: circa 7.800). Minuti d’attesa e chilometri camminati controvoglia alla mano, si può dire che sono decisamente pochi. Lo conferma anche il paragone con altre città: Milano, che di linee della Metropolitana ne ha cinque, ha circa 5 mila taxi (in proporzione più di Roma: 347 ogni 100 mila abitanti), Londra addirittura 91 mila (830 ogni 100 mila abitanti), poco meno di quelli – circa 100 mila – disponibili in tutta Italia. Intendiamoci, la carenza di taxi non è un problema solo romano.

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LIBERALIZZARE? NON SE NE PARLA PROPRIO – Per fare due esempi, proprio il sindaco di Milano Beppe Sala ha chiesto alla Regione circa mille auto in più; quello di Bergamo, Giorgio Gori, ne ha chieste 40 (al momento, su 120 mila abitanti, i taxi sono 41). In entrambi i casi, la Regione Lombardia guidata da Attilio Fontana per ora ha fatto muro. Da decenni, poi, si discute di liberalizzare il settore ma l’ultimo che ci ha provato, l’ex premier Mario Draghi poco prima di “cadere”, è stato costretto dalle proteste di categoria e da una maggioranza di cui faceva parte anche la Lega di Matteo Salvini (sensibile, come Fratelli d’Italia, alle istanze dei tassisti), a stralciare i taxi dal disegno di legge sulla Concorrenza. Quello stralcio giace ancora inevaso, anche se Salvini, oggi ministro dei Trasporti, ha da poco incontrato i rappresentanti di 23 sigle sindacali dei taxi e 26 degli Ncc (noleggio con conducente) e promesso di cercare una soluzione.

Non è dato sapere quale né con quali tempistiche.

E VAI DI PIATTAFORMA – Tornando a Roma, il Comune sta provando a correre ai ripari, annunciando l’introduzione – sulla scia di quanto già fatto a Milano – del secondo turno, cioè la possibilità dei titolari di una licenza di indicare un familiare o un’altra persona che faccia girare l’auto per 4-7 ore oltre le 9 del turno ordinario. Le stime dicono che, a regime, sarà come aver emesso mille nuove licenze. È allo studio poi una piattaforma web che dovrebbe permettere di concentrare la disponibilità di taxi in orari e zone con le maggiori richieste. Viene da obiettare: che di sera, a Termini, in alta stagione, con la metropolitana chiusa, ci sia bisogno di taxi è una conclusione cui forse si può arrivare anche senza piattaforma. Anche solo per evitare tweet come quello dell’ex presidente del Consiglio incaricato Carlo Cottarelli, che di recente, all’ennesima serata romana passata in coda ad aspettare, ha scritto: «Ma a cosa serve avere una delle migliori Alta Velocità d’Europa se poi quando arrivi a Roma a stazione Termini devi fare una fila di 45 minuti per trovare un taxi?».

Aggiungete che nel corso di quei 45 minuti si viene sovente avvicinati da tassisti abusivi. E spesso è arduo (benché consigliato) resistere alla tentazione di un «a quest’ora, cosa vuoi, mi va bene pure lui».

 

TRA FOLKLORE ED ESCAMOTAGE – Nell’attesa di soluzioni nazionali e locali, si assiste allo spettacolo d’arte varia di gente innamorata dell’idea di trovare un taxi a Roma. Specie dopo le 21, le attese in linea perché una cooperativa risponda superano facilmente il quarto d’ora. Dopo il quale non è detto il taxi ci sia. C’è chi, come molti turisti, si approccia al disservizio come a un elemento del folklore locale (e chissà che non abbiano ragione) e si rassegna all’attesa; chi ha salvato in rubrica il cellulare di qualche Ncc (che però costa decisamente più di un taxi, in città); chi prova a ripiegare sul car sharing (che però di sera e di notte si concentra tendenzialmente in aree periferiche della città); chi su Uber (che ha fatto un accordo con ItTaxi); chi – viaggiando leggero – persino su monopattini o bici noleggiati via app. Gli altri escogitano soluzioni. La più efficace consiste nel camminare fino all’ingresso finché non arriva un taxi a scaricare clienti e a quel punto infilarcisi al volo (per la felicità del tassista che così non fa viaggi a vuoto). Va detto che non sempre funziona, perché in alcuni orari la concorrenza – impari – è con i clienti di quegli albergoni. Claudio, portiere del St. Regis, poco distante da Termini, passa ore a chiamare e fermare taxi con un braccio alzato e il telefono nell’altra mano: «I clienti aspettano anche 40 minuti. Me sto a vergogna io pe’ Roma». Claudio non è il solo. A salvare residenti e turisti è come sempre la Grande Bellezza: sospiri, ti metti a camminare e lasci sia lei a darti un motivo per farlo.

Marianna Aprile

ha collaborato Ada Masella

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