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«Patente rinnovata e compio 99 anni, in auto non ho mai fatto incidenti»

Il ragionier Divo Stagi è già pronto per partire. «Farò un giretto in auto con mia moglie a Firenze, un centinaio di chilometri tra andata e ritorno», annuncia con in tasca la patente appena rinnovata e pronto a spegnere domani 99 candeline. Il ragionier Divo, lucchese, sposato da 67 anni con Anna, maestra elementare, una figlia suora e un figlio primario di neuropsichiatria infantile, già direttore e ispettore di banca, non solo continua a guidare con maestria, ma è stato appena premiato da Luca Sangiorgio, direttore dell’Aci di Lucca, perché in oltre settant’anni di guida al volante non ha avuto mai un incidente. «Be’, un incidente tantissimi anni fa l’ho avuto», confessa. «Non in auto, ma in Vespa. Ero in montagna con mia moglie e finimmo in una siepe».

E come andò a finire? «Ci ritrovammo abbracciati senza neppure un graffio e fu molto romantico coccolare la mia bellissima moglie. Poi ringraziammo il Signore, proprio come accadde quando mi rifiutai di arruolarmi con fascisti e nazisti e dissi loro che mai e poi mai avrei combattuto nella Repubblica Sociale contro altri fratelli che stavano dalla parte giusta. Riuscii a salvarmi per miracolo diventando amico dei cinghiali».

Amico dei cinghiali? «Mi rifugiai in un bosco dei monti pisani. Ci sono stato per mesi. I cinghiali erano diventati amici, ci ritrovavamo insieme a mangiar ghiande e radici e a dormire sotto le foglie. Quando arrivavano fascisti e nazisti, ci nascondevamo nel bosco. Ogni tanto Lola, una delle mie quattro sorelle, sfidava la morte e veniva a portarmi un po’ di proteine. E una volta fu miracolata, come Santa Zita, la patrona della mia città».

Il miracolo dei fiori? «Sì, quello. Santa Zita portava cibo agli affamati e per sfidare i divieti trasformava i viveri in fiori. Mia sorella Lola fu fermata dalle SS e le chiesero che cosa avesse nel cesto che usava per portarmi da mangiare. Lei aprì sicura e dentro c’erano solo fiori. Ce li aveva messi lei dopo avermi portato le provviste. Diciamo che fu un miracolo laico. Come quello che fece mio padre Agostino».

Ce lo racconta? «Nel bosco avrei avuto i giorni contati con i soldati nazisti ovunque. Ma papà ebbe il coraggio di andare da un alto ufficiale tedesco e gli promise cibo se avessero risparmiato la mia vita e si fossero tenuti lontani dal bosco dove mi nascondeva. Babbo Agostino era un contadino emigrato in America per fame. Nel Nuovo Continente aveva lavorato sodo, era diventato un imprenditore e aveva fatto un sacco di soldi. Così tornato a Lucca poteva vivere di rendita, ma si comprò un grande campo che coltivava ogni giorno».

Ha la memoria di un ragazzino e una lucidità straordinaria. Qual è il segreto della sua longevità? «Parlo ogni mattina con il Signore. Me lo tengo buono, ho ancora voglia di campare, di camminare e di guidare. Lui mi dà fiducia, mi dice di continuare a fare la brava persona e aiutare gli altri. Ma se sbaglio mi rimprovera come un padre. Sa cosa mi dice?».

No, che cose le dice? «Di smetterla di fare il bischero: usa proprio questa parola».

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