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Autonomia differenziata, qual è il percorso? Le tappe dopo il via libera del governo

Secondo il governo, il sistema dell’autonomia differenziata dovrebbe essere operativo tra circa un anno. È una previsione ragionevole? In linea di principio sì, secondo Ernesto Bettinelli, professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Pavia, che oggi nello stesso ateneo insegna Storia costituzionale. Quello approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri non è un disegno di legge costituzionale, che avrebbe tempi di approvazione più lunghi, con la doppia lettura e la possibilità del referendum. Anche se adesso, dopo il via libera di due giorni fa, serve il parere della Conferenza unificata e poi un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. È vero che ormai in Parlamento arrivano soprattutto decreti legge, che hanno una corsia preferenziale vista la necessità di essere convertiti entro 60 giorni. Ma i tempi ci sono. Specie considerando l’ampio margine che, in questo momento, la maggioranza ha in Parlamento.

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Saranno necessarie intese con le singole regioni che sceglieranno di ampliare le loro competenze. Questo può essere un ostacolo che rallenta il processo? È la strada giusta da seguire, in base all’articolo 116 della Costituzione. La Regione presenta una richiesta, si raggiunge un’intesa con il governo e infine serve un voto del Parlamento. Una procedura da ripetere per ogni Regione che deciderà di avere più autonomia. Quantificando la parte dell’imposizione nazionale che le singole regioni devono trattenere pro quota per far fronte alle competenze aggiuntive. Un processo complesso ma fattibile. E comunque ineludibile. Prima però andranno definiti i Lep, i livelli essenziali delle prestazione, per fissare una base minima di servizi in tutto il Paese, materia per materia. Anche questo passaggio è compatibile con l’obiettivo di concludere il processo nel giro di un anno? Se ne occuperà una commissione paritetica fra Stato e Regioni, con il supporto di una cabina di regia, composta da esperti nelle varie materie. Il processo è complesso, anche perché si dovrà comunque tenere conto di un Paese con marcate e storiche differenze in tanti settori. Ma mettere sulla carta i livelli essenziali delle prestazioni è comunque un’operazioni possibile. Quello che appare molto più complesso, semmai, è il successivo rispetto dei Lep. Perché sarebbe difficile il successivo rispetto dei Lep? Ci sono regioni che non avrebbero nemmeno bisogno dei Lep, perché il loro il livello dei servizi è alto. E altre che rischierebbero di partire e restare al di sotto della soglia minima. Senza risorse aggiuntive è difficile che le Regioni in difficoltà recuperino terreno. Il testo parla di invarianza di spesa. Vuol dire che le risorse aggiuntive non ci saranno? Non è detto. Quelle sono le risorse totali, la torta nel suo complesso. Il punto vero è come saranno tagliate e distribuite le fette. In linea di principio una redistribuzione delle risorse ci può essere anche con l’invarianza di spesa. Quando la Germania affrontò il problema della riunificazione si pose lo stesso problema e decise di trasferire ingenti risorse da Ovest verso Est.

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