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Auto green, così l’Italia vuole rigiocare la partita dopo i no dell’Ue sui biocarburanti

Dalla nostra corrispondente BRUXELLES – Il bicchiere può essere visto mezzo pieno o mezzo vuoto. Il governo ha deciso di vederlo mezzo pieno e per questo ha cambiato la decisione di voto nel Consiglio Energia di martedì e ha scelto l’astensione rispetto al «no» delle settimane passate, ribadito anche nella riunione di lunedì degli ambasciatori dei 27, sul nuovo regolamento che stabilisce che dal 2035 auto e furgoni nuovi dovranno essere a emissioni zero, quindi elettrici, fatto salvo per i motori endotermici alimentati dai carburanti sintetici, gli e-fuels su cui la Germania ha ottenuto la deroga. I biocarburanti, che interessano all’Italia, invece non sono oggetto di esenzione e non lo saranno nemmeno in futuro, secondo la Commissione, perché non sono considerati neutri.

Motori endotermici anche dopo il 2035?

Il ministro Gilberto Pichetto Fratin ha spiegato che l’Italia «si è astenuta perché ha apprezzato il cambiamento di direzione da parte della Commissione europea nell’accogliere la possibilità di immatricolare anche motori endotermici dopo il 2035». Ma si tratterà di una produzione di nicchia, secondo la Commissione interesserà un numero limitato di auto (soprattutto l’altagamma). Ha pesato secondo il ministro Pichetto Fratin anche «l’apertura che c’è stata per una valutazione sulla neutralità tecnologica», ma la Commissione ha sempre parlato di neutralità tecnologica, nella dichiarazione lo ha solo ribadito. L’Italia, ha spiegato Pichetto Fratin, ritiene che la neutralità tecnologica «potrà essere dimostrata in merito anche ai biocarburanti, in una valutazione anche prima del 2026», anno in cui è già prevista una clausola di revisione del regolamento. Questa sarà la parte più difficile, perché le nuove regole si riferiscono alle emissioni delle auto e dei furgoni leggeri e non prendono in considerazione l’intero ciclo di vita dei carburanti.

Cosa può cambiare e le partite da riaprire

La politica dei «no» in Europa raramente paga, secondo i critici l’Italia avrebbe potuto giocare meglio questa partita. Ha scelto all’inizio il muro contro muro annunciando il voto contrario al regolamento sulle emissioni della auto e dei furgoni, dando alla Germania «indecisa» il ruolo di ago della bilancia in Consiglio e lo spazio per negoziare con la Commissione. Il governo avrebbe almeno potuto tentare un’alleanza con il ministro dei Trasporti tedesco, il liberale Volker Wissing che ha portato avanti la propria battaglia. In fin dei conti se l’Italia avesse strategicamente cambiato idea prima che la Germania riuscisse a trovare l’intesa con la Commissione, il regolamento sarebbe passato paradossalmente in modo più vantaggioso per Roma. Il Considerando 11 del regolamento dice che la Commissione deve presentare una proposta relativa all’immatricolazione post 2035 di veicoli che funzionano «esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2». Ora invece c’è la dichiarazione, messa a verbale, con cui la Commissione si impegna «esclusivamente» per gli RFNBO, acronimo per «carburanti rinnovabili di origine non biologica». Quindi escludendo i biocarburanti. Ci sono altri dossier delicati che riguardano la transizione verde che nelle prossime settimane saranno negoziati o saranno in dirittura d’arrivo, a partire da quello sulle case green. Partite che non ci possiamo permettere di perdere.

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