L’industria automobilista in Italia continua a crescere, lo hanno dimostrato i dati sulle immatricolazioni di febbraio (130.365, il 17,5% in più dello stesso mese del 2022). Ed è pronta a raccogliere la sfida delle emissioni zero, tutti i principali attori del settore sono d’accordo. La discordanza riguarda il percorso per arrivare a tale obiettivo e la fase di incertezza che lo stop dell’Europa alle auto diesel o a benzina dal 2035 rischia di creare. Italia, Polonia e Bulgaria hanno manifestato la loro volontà di votare contro il nuovo regolamento dell’Unione europea, la Germania era incerta. Così, il comitato dei rappresentanti permanenti presso l’Ue (Coreper) ha deciso di rinviare di nuovo il voto «a data da destinarsi».
La soddisfazione dell’Italia
Dipendenza dal mercato asiatico
Tra le possibili conseguenze che lo stop dell’Ue ai motori a diesel e benzina dal 2035 potrebbe avere sull’automotive in Italia, a preoccupare in modo particolare è la dipendenza dal mercato asiatico. Secondo Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, le conseguenze della direttiva Ue potrebbero implicare «uno spiazzamento delle industrie europee a favore di quelle asiatiche. Saremmo diventati importatori netti lasciando un’Asia monopolista a decidere i prezzi». Secondo Federico Visentin, a capo di Federmeccanica, invece, è una questione di investimenti: «ne sono stati fatti di enormi dalle grandi case automobilistiche – ha detto -. Bisogna attrarre appunto queste risorse. Intercettando anche i grandi player asiatici, in particolare i potenziali costruttori delle utilitarie elettriche».
La discussione politica, però, rischia di creare una fase di stallo e di incertezza che risulterebbe dannosa alla filiera nel breve periodo. L’allarme arriva anche dai sindacati, come i metalmeccanici della Fim Cisl: «La politica non deve fare a braccio di ferro, servono subito risposte chiare, che diano la direzione al settore e permettano di confermare e realizzare gli investimenti e l’occupazione necessari — dicono il segretario generale Roberto Benaglia e il segretario con delega all’automotive Ferdinando Uliano —. Da anni chiediamo una politica industriale europea». «Ogni giorno perso a litigare sul 2035 è un giorno di vantaggio regalato ad altri Stati», dicono da Motus-E, la prima associazione italiana di operatori dell’automotive che intendono accelerare il cambiamento verso una mobilità elettrica.