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Quel carro bestiame che da Roma lentamente porta a Viterbo

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Anno domini 2023. Nell’era della intelligenza articificiale, della mobilità sostenibile, della centralità del trasporto pubblico come alternativa green all’automobile, esiste una tratta ferroviaria che lentamente porta migliaia e migliaia di romani e turisti dal cuore della Capitale, da quella stazione Flaminio adiacente a Piazza del Popolo, fino a Viterbo, tagliando per tutta Roma Nord, arrivando oltre il raccordo ed i suoi popolosi quartieri e servendo molti paesi della provincia lungo la tratta.

La tratta ha le potenzialità (tutte teoriche, purtroppo), di sgonfiare dal traffico due artiere che dalla periferia portano migliaia e migliaia di persone, la Flaminia e la Salaria, perennemente imbottigliate: basterebbe solo questo elemento per far sì che questa tratta ferroviaria possa essere oggetto di investimenti pubblici sostanziosi. E invece no.

Immaginate uno di questi giorni. Caldo infernale. È vero che le scuole sono chiuse, ma non è che i ragazzi non escono di casa: si vedono (giustamente) con gli amici, vanno al mare o in centro. I turisti riempiono la capitale. Ma nulla vale alla terribile legge di Murphy che si abbatte sulla capitale e sulle sue aziende di servizi. Corse ritardate o annullate, treni in condizioni pietose o con l’aria condizionata flebile o non funzionante, persone ammassate sulle carrozze (e ci credo, se qlcune corse vengono cancellate). Per non parlare dell’iperuranio, o meglio di quello che in molti paesi stranieri ma anche in parecchie città italiane è normalità: un aggiornamento delle corse su Google Maps e sulle altre app di mobilità, così l’utente informato può decidere quando, come e se muoversi. Risparmiando tempo e denaro.

No, nulla di tutto questo. Come è successo settimana scorsa, denunciato dalle associazioni dei pendolari esasperati dai continui disservizi, fino al punto che si è reso necessario l’arrivo della polizia per placare gli animi. Come succede da mesi, con treni che si guastano nelle gallerie costringendo i passeggeri a camminare alla stazione più vicina ripercorrendo la linea ferroviaria.

La colpa, si sa, morì fanciulla. La regione tace, il comune pure, si annunciano treni nuovi in arrivo che non si vedono neppure col binocolo, le aziende pubbliche (Cotral in primis) fanno una comunicazione ammiccante ed efficace ma poi cascano penosamente sulla loro ragion d’essere e cioè sul servizio che devono fornire ai cittadini. Ed i cittadini sperano che prima o poi arriveranno migliori servizi, nuovi treni, nuove tecnologie, personale più attento. Prima o poi. Più prima che poi, verrebbe da dire.

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