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“Se vede la targa di un autobus sa risalire alla matricola e viceversa – spiega la mamma a conferma di questa dote particolare – Matteo ha spiccate qualità e una memoria fantastica, davvero non comune”. Accanto a questo c’è la parte più difficile. Matteo ha bisogno di attenzioni particolari, ha una madre che a lui dedica gran parte del suo tempo, dotata di una grande forza e determinazione, impressa già nella sua carta d’identità. La signora Claudia fa Leone di cognome e nelle sue mille azioni a sostegno del figlio in tutti questi anni, come un leone si è battuta davvero e continua a farlo. “Le nostre, e non parlo di me ma di tutte le persone in situazioni simili alla mia, non sono pretese ma diritti”. Come quello allo studio. Matteo è arrivato in fondo alle superiori, “un diploma conseguito con un corso differenziato”, spiega la signora Leone, ma dopo aver cambiato tre scuole. Perché il sostegno non è sempre quello che si vorrebbe, si tende troppo a generalizzare mentre ogni caso, nell’autismo come nelle disabilità intellettive in genere, è un caso sé. “Bisognerebbe far sviluppare a questi ragazzi le loro specifiche potenzialità, lavorare sulle loro peculiarità, ma è difficile e servono risorse che non ci sono”, sottolinea ancora la signora Claudia.
Perché ognuno ha le proprie, ovviamente. A Matteo, per esempio, piacciono soprattutto la storia, la politica e la geografia e, fra gli sport, predilige il basket. Il fratello maggiore, Leonardo, che adesso frequenta l’università, ha giocato a pallacanestro e un po’ della sua passione gliel’ha trasmessa. Non solo come spettatore ma anche come protagonista, prendendo parte in prima persona al progetto “Baskin”. Con risultati soddisfacenti, come spiega lui stesso: “Mi è piaciuto soprattutto perché giocavamo tutti, stavamo insieme in palestra, ragazzi disabili e normodotati”.
Adesso, conseguito il diploma scolastico, per Matteo si apre un nuovo capitolo, altrettanto se non più delicato. “Lui mi ripete di continuo cosa farò a settembre. E io dico sempre ‘qualcosa ci inventeremo’ che è un po’ diventato il nostro slogan. Cercheremo di trovare un’attività che lo soddisfi, che possa piacergli il più possibile – continua la signora Leone -. Mio figlio non ha il concetto del guadagno, dei soldi e anche per noi questo aspetto è assolutamente secondario. Il nostro obiettivo è stimolare le sue potenzialità, metterlo in grado di fare il massimo possibile”.
E se grazie a questo articolo qualcuno si accorgesse di Matteo e della sua passione per gli autobus? Intanto, proprio in questi giorni, Matteo è stato invitato da Autolinee Toscane all’inaugurazione della nuova biglietteria, in piazza Grande, a Livorno. Un primo riconoscimento alla sua passione e alle sue abilità. Poi mai mettere limiti alla provvidenza… la Toscana che sogniamo, per tutti e a misura di ciascuno, può e deve essere ancora più inclusiva di come è oggi. E parliamo di una Regione all’avanguardia con progetti innovativi e di successo come “vita indipendente”. Adesso è il momento di fare la differenza consentendo a Matteo, e a tutti coloro che si ritrovano nella sua stessa situazione, di progettare con fiducia e speranza il proprio futuro. Anche dopo il diploma. Perché la maturità non è un traguardo finale, ma un punto di ripartenza. Trovare la propria strada, per chi, come Matteo, conosce a memoria ogni angolo della sua città, non lo ha mai spaventato.
Una ricerca che lo ha sempre contraddistinto, fin dai tempi in cui, da piccolo, iniziò a frequentare l’istituto “Stella Maris”, una vera e propria eccellenza nel settore, che lo ha portato ad ottenere risultati insperati. “A sei anni e mezzo Matteo ancora non parlava. Fu seguito fin dall’inizio da un’equipe altamente specializzata (psicologi, educatori e logopedisti). I primi tempi aveva grosse difficoltà anche solo a relazionarsi con gli altri, a frequentare nuovi ambienti, non voleva uscire di casa”. Poi, pian piano, sono arrivati i primi risultati che oggi si possono toccare con mano. Ma c’è voluto un impegno e una costanza infiniti. “Insomma – conclude la signora Claudia – arrivare fin qui non è stata una passeggiata. Il futuro però non ci fa paura perché negli occhi di Matteo c’è tutto quello che serve: una mappa di speranza, fiducia e forza che lui saprà decifrare, proprio come fa con le strade della nostra Livorno”.