In Italia il trasporto elettrico va a rilento. «Servono 1,7 miliardi»
Al centro l’autobus con i suoi numeri confortanti: nel solo 2023 l’immatricolato a zero emissioni è cresciuto in Italia del 240%, con un 30% dei nuovi bus urbani immatricolati a zero emissioni, contro il 4% delle auto. Considerando anche i bus a lunga percorrenza la quota dell’elettrico nel nostro Paese rappresenta l’8%, il doppio rispetto a quella del settore auto privata. Non solo elettrico però, ma anche idrogeno. Nel Belpaese nell’ultimo anno si sono tenute le due più grandi gare per autobus ad idrogeno mai bandite in Europa: tra Bologna e Venezia circoleranno oltre 200 bus fuel cell e, da voci di corridoio, proprio ieri è stato siglato un nuovo contratto per un’azienda top secret. A decretare l’aumento dei volumi di autobus a trazione alternativa è la combinazione di fondi da Pnrr e da Piano strategico della mobilità sostenibile, che valgono insieme oltre 7 miliardi di euro fino al 2033 per l’acquisto di autobus a basse e zero emissioni ed infrastrutture di ricarica e 3,64 miliardi di euro per la filiera dell’idrogeno. Le alimentazioni alternative fanno inevitabilmente la parte del leone. Dodici i costruttori di bus hanno scelto il palcoscenico di Rho per presentare le soluzioni per un trasporto pubblico più efficiente e pulito così troviamo mezzi elettrici, a biodiesel, ad HVO e ad idrogeno.
Ma non sono tutte rose e fiori, anzi: «Il quadro finanziario del trasporto pubblico nazionale è preoccupante. C’è uno sbilancio di 1,7 miliardi, dovuto anche all’inflazione, che non solo mette in allarme l’intero settore ma rischia di non far centrare l’obiettivo indicato dal Pniec, il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, che indica uno shift modale, dalla mobilità privata a quella collettiva, del 10%», denunciano Agwns, Anav ed Asstra, le associazioni che rappresentano le imprese pubbliche e private del comparto. «Le analisi di esperti – aggiungono – confermano un pericoloso sbilancio finanziario, dovuto sia alla carenza annuale del Fondo nazionale di finanziamento del tpl, si tratta di quasi 800 milioni di euro, sia alle risorse che servirebbero a far fronte ai futuri costi di rinnovo del Ccnl di categoria, scaduto nel 2023, e che le organizzazioni sindacali hanno quantificato in circa 900 milioni di euro aggiuntivi a regime. Il sistema industriale del tpl – concludono – non può reggere senza una revisione del quadro delle risorse funzionali. Il rischio è una crescente riduzione dell’offerta che andrà a scoraggiare la domanda di mobilità pubblica, allontanando così il Paese dagli obiettivi di sostenibilità ambientale e di crescita economica».
Al di là delle preoccupazioni l’innovazione prosegue: spazio alle tecnologie di sicurezza attiva, in vista dell’entrata in vigore a luglio di stringenti norme europee. Il mondo della componentistica dalle applicazioni di Intelligenza Artificiale: specchietti digitali che superano il problema degli angoli ciechi, rilevatori di stanchezza e reattività del conducente basati sul riconoscimento facciale, sistemi di assistenza alla velocità, sensori di rilevamento di pedoni e ciclisti e dotazioni obbligatorie sui bus a luglio.